Zelia Gattai innamorata
Luca Scarlini
Zelia Gattai è nota soprattutto per un romanzo, felice e amato, Anarchici,
grazie a Dio, pubblicato nel 1979 (e proposto a suo tempo in Italia da
Frassinelli), destinato a numerose rivisitazioni in teatro come anche nella
forma di una popolare novela. In quell'opera la scrittrice, legata per tutta
la vita a Jorge Amado, raccontava gli esiti spesso stravaganti della sua
famiglia italiana emigrata in Brasile, divisa tra l'adesione radicale a un
credo di libertà politica e più antichi retaggi, che spesso convivevano in
modo difficoltoso e periclitante. La casa editrice Cavallo di Ferro manda ora
opportunamente in libreria Cronaca di una innamorata (traduzione,
faticosa, di Gian Luigi De Rosa), pubblicato nel cinquantesimo anniversario
dell'amore che ha segnato l'esistenza dell'autrice, di cui dà conto
un'esplicita epigrafe in apertura, come anche una foto pubblicata in quarta
di copertina. La storia, come sempre, fa leva su un evidente talento come
contista, magistrale tessitrice di racconti dal mondo migrante
(apprezzatissimi ad esempio da Pablo Neruda) destinati per lungo tempo solo a
una dimensione orale, in cui entrano in gioco evidenti risonanze
autobiografiche. Siamo quindi in una vicenda di formazione in salsa paulistana,
incentrata stilla progressiva presa di coscienza della riottosa protagonista,
assillata da un padre autoritario e possessivo, che perde però
progressivamente il controllo sulle donne di casa e sulla realtà in generale,
tra un elaboratissimo pranzo domenicale e un'attesa partita del Corinthians.
Come in un film scorrono sullo sfondo alcuni personaggi che restano nella
memoria, come Ricardina, adottata per pietà e poi divenuta domestica della
famiglia, che trova una possibilità di riscatto nella bella voce, che le
consene l'accesso a una trasmissione televisiva per dilettanti. Quello che
più colpisce è la capacità di intrecciare, come già nel titolo maggiore della
sua produzione, storie personali, minute descrizioni di usi e costumi, con il
quadro della Storia e quello di una città, San Paolo, fotografata nel momento
di un'espansione vertiginosa negli anni cinquanta, poco dopo che Lévi-Strauss
ne aveva seguito gli sviluppi in scritti e scatti fotografici di grande
acume, che meriterebbero di essere riattraversati. La formazione per l'io
narrante è allo stesso tempo sessuale e culturale, molte sono le letture
citate, che permettono di ricostruire il palinsesto di un'epoca e dei suoi
gusti. Tra i numerosi autori evocati, spicca un'opera giovanile del suo consorte
Capitães de Areia, ma anche le incantevoli poesie di Juó Bananeri, che
firmava sarcastiche rime sugli italiani della città in un pidgin esilarante.
Come in una canzone del grande Cartola, quindi, le semplici trame della
quotidianità si intrecciano fino a fornire il quadro di un'epoca, nel ritmo
preciso di una scrittura fatta di dettagli.
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