Cara Julia,
È vero, sono un adultero, che ci vuoi fare, ma lo sono esattamente come altri
sono zoppi o miopi, ossia, come qualcosa che sfugge al mio controllo. Mi
dispiace. Forse non ci crederai, ma se ci fosse una medicina o un trattamento
per curarmi, mi ci sottoporrei volentieri. L'adulterio, benché dia molte
soddisfazioni, alla fine risulta deprimente perché ti obbliga a vivere in uno
stato di perenne vigilanza.
Comunque, ciò che più mi sorprende quando ripenso alla nostra storia è che tu
mi abbia abbandonato per la stessa ragione per cui mi avevi preso: perché
sono un adultero. Ti ricordo che prima di essere tuo marito sono stato il tuo
amante. Hai dimenticato quei pomeriggi interminabili che trascorrevamo nel
letto di un hotel mentre mia moglie faceva autopsie all'ospedale? Ti
divertiva il fatto che fossi sposato con un medico legale e ti eccitavi fino
al delirio quando ti raccontavo i dettagli di un'autopsia. Anch'io mi
divertivo a farlo. Il caso vuole che allora sapevi già che ero un adultero:
non stavo con te, come altri, perché non sopportavo mia moglie; al contrario,
ti ho sempre detto di essere molto innamorato di lei e delle sue conoscenze
anatomiche. Il nostro rapporto era un'altra cosa, un'altra cosa che si
chiamava adulterio e a cui credo di avere tanto diritto come lo zoppo ha la
sua menomazione o l'ipocondriaco ha il suo cancro immaginario. Perché,
dunque, un tale scandalo quando - una volta sposati - hai scoperto che avevo
una relazione clandestina con un'altra donna?
E vero che quest'altra donna era la mia ex, il medico legale, che a sua volta
mi aveva abbandonato quando aveva scoperto di noi, e che poi era tornata,
anche se in veste di amante. Un'amante stupenda, tra l'altro: negli ultimi
tempi del matrimonio, non so perché, aveva smesso di raccontarmi le autopsie,
ma adesso, mentre tu visitavi le carceri per assistere i tuoi clienti, mi
faceva relazioni di anatomie patologiche da farmi impazzire. Ricordo che
stavo tutto il giorno con un'insopportabile eccitazione sessuale, ed era per
questo, perché mi spiegava le parti del corpo in un modo talmente provocante
da farmi diventare matto. Anche tu mi eccitavi con le storie dei tuoi
detenuti, cerca di capire, ma a quell'epoca la descrizione di un intestino o
di una massa encefalica, mi pareva più attraente di un'operazione di
riciclaggio di soldi o di una rapina. Lo sai che il sesso è molto volubile.
D'altra parte, non posso evitare di ricordarti che se hai scoperto la storia
tra la mia ex e me, non è stato per qualche mia imprudenza - sono un adultero
discreto - , ma perché mi hai messo un detective alle calcagna. Saprai tu il
motivo di un tale interesse a sapere qualcosa che non ti riguardava. Lo so
anch'io, mi pare; permettimi di spiegartelo: dopo aver realizzato quello che
ti eri proposta mentre eravamo amanti, ossia, trasformarmi in tuo marito, hai
iniziato a valutare i vantaggi della situazione precedente. Questa sembra una
fatale caratteristica dell'essere umano: vogliamo sempre ciò che abbiamo
appena lasciato, voglio dire, che se stiamo in campagna ci manca la città e,
se stiamo in città, abbiamo nostalgia della campagna. Dunque, adesso che
finalmente eravamo diventati una coppia sposata, ciò che davvero ti sarebbe
piaciuto è che fossimo amanti. E dato che era impossibile, iniziasti a
odiarmi, ma l'odio è un pessimo stratega, di modo che, subito, ti venne in
mente il detective e dopo il detective l'abbandono.
Io non so bene cosa sia l'adulterio, davvero, ma solo nel bricolage ho
trovato una passione paragonabile. Quando mi domando perché abbia bisogno di
alimentare questa febbre clandestina non riesco a rispondermi e tuttavia una
parte di me sa che una tale passione mi fornisce una particolare saggezza,
anche se ignoro di che tipo. Se dovessi spiegarlo in poche parole, direi che
l'adulterio mi mette in contatto con le verità fondamentali dell'esistenza:
con l'origine, naturalmente, ma anche con la morte. È così, non so spiegarlo
meglio. Lo so già che per voi non è lo stesso: per voi il rapporto adultero
non si comprende come fine a se stesso, ma come passo previo di un commercio
stabile: per questo ho finito per sposarti e anche per questo attualmente
vivo con la mia prima moglie, che fu la mia amante mentre tu e io eravamo
sposati. Non ho un carattere forte, e ogni volta che dal matrimonio mi hanno
spinto al divorzio, o dall'adulterio al matrimonio, mi sono lasciato trascinare
per non apparire scortese. Ma per me continuano a essere due istituzioni
distinte, anche se complementari.
Ti dico questo perché sto pensando di sposarmi di nuovo con la mia attuale
compagna, il medico legale, in quanto ci amiamo molto e vorremmo formalizzare
la situazione. Voglio dire, che ho in prospettiva un matrimonio stabile,
solido e, pertanto, una situazione eccezionale per dedicarmi a coltivare la
passione adultera. Ciò che volevo proporti è che la condividessi con me
accettando che in fondo si tratta di una relazione senza orizzonte, come la
vita stessa ma, sempre come la vita, imprevedibile e portentosa. Se sei
d'accordo, scrivimi alla casella postale che ti indico sul retro e ci
mettiamo d'accordo.
(Tratto dalla raccolta Racconti
di adulteri disorientati, Einaudi, Torino, 2004, traduzione di Paola
Tomasinelli)
Juan José Millás (Valencia 1946) alterna al
lavoro di giornalista quello di scrittore, e in ambedue le professioni ha
vinto importanti premi.
|