Ratzinger: scelta sbagliata
Un'intervista
con Leonardo Boff, l'ex-sacerdote che ispirò la teologia della liberazione e fu
condannato dal Sant'Uffizio
Omero Ciai
"Devo dirlo - inizia Leonardo Boff, l'ex-sacerdote
brasiliano, ispiratore della teologia della liberazione, processato dal
Sant'Uffizio nel 1984 -, questa scelta potrebbe essere un flagello per tutta la
Chiesa".
Il nuovo Papa?
"Sì, il cardinale Ratzinger. Voglio attendere i suoi primi passi come
Benedetto VXI ma l'uomo che ho conosciuto io ha un grande limite: è senza
dubbi, e coloro che non hanno dubbi non sono aperti al dialogo, né sono capaci
di apprendere dagli altri".
Leonardo Boff ha compiuto da poco 67 anni. Nipote di emigrati veneti è nato in
Brasile il 14 dicembre del 1938. Tredici anni fa, nel 1992, dopo un ennesimo
richiamo - ma lui dice "una minaccia" - della Congregazione per la
dottrina della fede. ha abbandonato il sacerdozio. Ha insegnato etica e
filosofia della religione nell'Università di Rio de Janeiro e oggi vive,
abbastanza appartato, nel Jardim Araras, una sorta di riserva ecologica nel
comune di Petrópolis, dove ha fondato una comunità cristiana di base. Ha una
compagna e sei figli adottivi.
Lei subì un processo della Congregazione per la dottrina della fede, venne
condannato al silenzio e destituito di tutte le funzioni accademiche e
religiose. Come ricorda il cardinale Ratzinger?
"Non mi piace ricordare brutte cose, accadute ormai nel secolo scorso.
Però posso dire che il cardinale fu sempre molto gentile e cortese con me.
Purtroppo l'istituzione del controllo delle dottrine è pervasa da una logica
crudele e senza misericordia. Ogni cosa esige, tutto ricorda, nulla perdona. È
un atteggiamento che non ha nulla a che fare con lo spirito evangelico e
apostolico".
Lei ha detto di essersi sentito defraudato dal conclave che ha eletto il
nuovo Papa. Perché?
"Perché la Chiesa non deve chiudersi su se stessa. Ho letto l'omelia
pronunciata dal cardinale prima di essere designato. Parla soltanto della
Chiesa e combatte le altre visioni del mondo: l'agnosticismo, il relativismo. A
questi "ismi" andrebbe però aggiunto anche quello del
"romanismo", di chi crede che nella Chiesa tutto accada a Roma".
Lei chi avrebbe votato come nuovo Papa?
"Il mio candidato era l'arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Oscar
Rodrigues Maradiaga. Ma anche se la scelta fossa caduta su un altro cardinale
tedesco, come Walter Kasper, che dirige la commissione per i rapporti con
l'ebraismo, non mi sarei sentito defraudato. E neppure nel caso fosse stato
scelto l'arcivescovo belga, Godfred Daneels".
Oggi, nella Chiesa, le masse dei fedeli vivono nel cosiddetto Terzo mondo,
ma a scegliere il Papa è ancora l'Europa. Per quale ragione non è stato prescelto
un candidato del Terzo mondo?
"Io sospetto che i cardinali abbiano preferito una scelta di comodo.
Guardando alle masse che è stato capace di muovere Papa Giovanni Paolo II
devono essersi convinti che nella Chiesa va tutto bene e che bisogna continuare
con la stessa strategia. Invece penso che la drammatizzazione mediatica non è
un buon criterio di religiosità, né una esperienza di fede cristiana. È
soltanto una manifestazione della delusione dell'umanità per i leader che
dominano la Terra. bellicosi, come Bush; burocrati, come gli europei: corrotti,
come la maggioranza di quelli del Terzo mondo. Grazie a questo scenario il Papa
emerge come il grande portatore di valori umano, colui che dimostra l'esistenza
della bontà e della coerenza. Credo che in pochi hanno seguito davvero il
messaggio di Wojtyla perché era troppo conservatore ma tutti lo hanno
applaudito entusiasti nel suo ruolo di super-star religiosa".
Il Brasile migliaia di cattolici ogni anno abbandonano la Chiesa e si
rifugiano nei movimenti e nelle sette evangeliche. Come lo spiega?
"Quando una chiesa non ha più sacerdoti sia a causa dell'imposizione
del celibato, sia per la sua dottrina astratta e lontana dalla vita concreta
dei suoi fedeli, molti non la percepiscono più come un focolare e l'abbandonano.
Ma in Brasile ci sono anche centomila comunità di base e un milione di circoli
biblici dove i cristiani vivono guidati dalla Teologia della liberazione
condannata dal cardinale Ratzinger ma così importante come ispiratrice di
cambiamenti nella società".
Ha un futuro la sua teologia della liberazione?
"Finché si saranno poveri e oppressi che lottano per la vita e per la
giustizia ci saranno ragioni per vivere la fede come atto di liberazione, lo
vogliano o no i custodi di una fede pura e irreale. Io mi sento ancora erede di
un Cristo che è stato perseguitato, accusato di essere un sovversivo e
condannato a morire in croce perché lottava a favore di una liberazione
integrale dell'uomo".
(Tratto da La repubblica
del 23 Aprile 2005)