PICCOLO ASSASSINO

Marosia Castaldi

Si vede una spiaggia con delle palme la sabbia chiara e un mare azzurro con le onde basse che si rompono sulla riva mentre una voce dice che la Sierra Leone era il paese più bello e più ricco del mondo. Che ci sono diamanti e petrolio nella Sierra Leone. Che un tempo era simile all’Eden. Che qualcuno dev’essere stato invidioso dell’Eden. Per questo adesso la Sierra Leone è un cumulo di macerie di mani mozzate di morti ammazzati do morti sopravvissuti. Si vedono tre bambini che si rivoltano nella sabbia. Hanno in mano tre fucilini giocattolo e fanno Ttttrrrr con la voce come fanno tutti i bambini con le armi giocattolo. Si vedono macerie di case uomini armati strade costeggiate di palme e un prete in borghese che parla con una ricetrasmittente. Vengono inquadrate gambe mozzate occhi smarriti braccia senza mani. Un sacco di braccia senza mani. Si vedono donne e bambine con vestiti coloratissimi mentre la voce di una bambina dice che non ho niente ho solo il vestito che ho addosso. Si vedono soldato governativi in divisa e guerriglieri senza divisa con maschere occhiali da sole mitra e fucili. Tutti quelli che hanno le armi dicono di combattere per il loro popolo. Il popolo è quello con le gambe e le mani mozzate. Si sente una voce che dice sono venuti i guerriglieri e hanno preso il mio bambino e ora non so più dov’è il mio bambino. Mi ero messa davanti alla televisione stanca morta. Avevo digitato il telecomando passando dalle gambe delle ballerine alla faccia di un’annunciatrice a un serpente tenuto in una gabbia a un orsetto che si arrampica su un albero mi sono messa davanti con un piatto d’insalata e del pane mi sono messa qui davanti per distrarmi un po’ ma poi sono passata dalle gambe delle ballerine dall’hot dog della faccia dell’annunciatrice a queste gambe e queste mani mozzate e mi sono fermata tanto comunque la mia posizione è quella di stare inchiodata su questo divano col mio piatto d’insalata e domani sera starò di nuovo su questo divano saltellando da una gamba all’altra da un terremoto all’altro da una guerra all’altra mentre la voce continua a dire l’hanno portato via il mio bambino e un’altra voce dice correvo nella foresta con il mio bambino sulle spalle poi mi hanno ferito e intanto era morto il mio bambino aveva solo un anno e mezzo il mio bambino e un giornalista con la camicia azzurra e la pelle bianca dice ora con l’aiuto del padre missionario andiamo dai guerriglieri. Si vedono da vicino le facce con gli occhiali scuri e una voce dice io difendo il mio popolo ma quando la guerra sarà finita voglio tornare a scuola. Si vedono le facce in primo piano di due bambini. Sono gli stessi che si rotolavano nella sabbia con il fucile giocattolo e una voce dice:
“Ti rendi conto di quello che hai fatto?”
La faccia del bambino deve avere circa sei anni.
“Lo sai che hai ammazzato delle persone più grandi di te?”
La faccia del bambino con la bocca gonfia storce la bocca.
“Lo so ma mi hanno costretto mi facevano iniezioni di eroina ogni giorno qui vedi? proprio qui.” E indica il braccio in alto.
“Ti rendi conto che hai tagliato le mani alla gente?”
“Noi avevamo un cestello in cui c’erano delle figure: naso, braccio, mano, gamba. A seconda di quello che usciva tagliavamo erano gli ordini.”
Interviene l’altro bambino un poco più grande ha due enormi occhi bianchissimi con una palla nera al centro: “Quando sei fatto a droga sei potente e noi bambini non abbiamo paura di niente per questo ci arruolano.”
Interviene il piccolo: “Io ero capitano e tutti mi rispettavano ma ora mio padre non mi vuole più a casa perché i vicini mi odiano.”
E la voce: “Lo sai che hai ammazzato bambini come te?”.
“Con la droga non capisci niente.”
E la voce tagliente: “Ti rendi conto che ora non possono più lavorare quelli senza mani?”
Sequenze e sequenze di arti amputati di donne con bambini sulle spalle con le mani amputate e di nuovo la faccia del bambino e la voce metallica:
“Ti rendi conto di quello che hai fatto?”
“Io di notte vedo quelli che ho ucciso vedo il loro sangue e non riesco a dormire io vorrei dormire perché sono un bambino.”
La voce metallica continua il suo massacro massacra i massacratori massacra tutti i piccoli assassini. Massacra il doppio. Raddoppia duplica quadruplica centuplica lo sporco l’osceno la polvere il sangue. È tardi non ho finito di mangiare l’insalata ora finisco perché ora compare la scritta “No ai bambini soldato”. Spengo vado a letto la notte scende dappertutto prima o poi da una parte e dall’altra del pianeta insegue nel buio il piccolo assassino: ti rendi conto? ti rendi conto? Fugge il piccolo assassino la notte, è buia mangia l’anima i vicini non mi vogliono mio padre non mi vuole le vedo tutto il sangue le vedo tutte quelle mani... le mettevamo nel cestino... e la voce ti rendi conto? ti arrendi? “Sono morto.”

Marosia Castaldi è napoletana e vive a Milano. Gli ultimi romanzi sono Per quante vite (Feltrinelli, 1999) e Che chiamiamo anima (Feltrinelli, 2002). Questo breve racconto è apparso sul supplemento letterario Stilos del 10 settembre 2003.

 

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