IL TEATRO POLITICO
(Intervista a Peter
Schumann, a cura di Ruggero Bianchi)
D: Che cosa significa per
te "teatro politico"?
PS: La definizione di "teatro politico" è usata sovente in maniera
equivoca. A mio parere tutto il teatro - cioè tutto ciò che si presenta in uno
spazio pubblico, come appunto il teatro - è per sua stessa natura politico. Se
uno allestisce un'opera di Verdi è perché fa una scelta, perché decide di
presentare questo alla società che lo circonda. Chi esegue quel certo pezzo di
Verdi stabilisce anche di proporre Verdi come risposta a una certa situazione
in cui vive. Non condivido l'atteggiamento di questa persona, ma sono d'accordo
sul fatto che sta compiendo una scelta che dev'essere, e in ultima istanza è,
una scelta politica. Con la scelta di tutto ciò che si allestisce, per il
semplice fatto di far ricorso a uno spazio pubblico e di essere un uomo moderno
in una società moderna, si fa già una scelta politica. Quali che siano le
scelte, non si può evitare di essere politici, di fare un'affermazione politica
per il semplice fatto di aver compiuto una scelta. Per "teatro
politico" io non intendo un teatro che propone alla propria clientela, al
proprio pubblico, una precisa ideologia politica. Intendo invece, per
"teatro politico", un teatro che agisce con la coscienza del luogo in
cui si vive, della società in cui si vive, delle risposte che si devono dare a
quella società. E mi sembra che noi e altri gruppi stiamo facendo proprio
questo. Mi sembra che non ci manchi affatto la coscienza di quale sia la nostra
situazione (...).
D: Non pensi che per dar vita a un teatro politico occorra sempre e comunque la
coscienza e la volontà di farlo?
PS: Non farei questa categorizzazione. La mia affermazione partiva proprio da
questo, che secondo me il teatro non può fare a meno di essere politico per il
fatto stesso di rivolgersi a un pubblico. E questo vale per qualsiasi rivista e
qualsiasi giornale, per la loro stessa natura. Ciò che rende politica
un'asserzione è proprio il suo rivolgersi al pubblico, che lo voglia o no. La
definizione di "teatro politico" è di solito usata in un senso più
restrittivo, ma io non sono d'accordo. L'estremo opposto sta nella convinzione
della gente che il teatro politico debba offrire un'analisi precisa, debba
essere una mossa strategica per presentare statistiche del nostro mondo. Anche
questa è una soluzione. La incontriamo assai spesso quando, discutendo dopo lo
spettacolo, i giovani dicono: benissimo, ci dite tutte queste cose, e allora?
Quali proposte di soluzione vi sono in ciò che state facendo? Oppure: vi è
un'analisi precisa della società, nel vostro spettacolo? No, nel nostro
spettacolo non esiste. E non penso che il teatro possa essere un foro adatto
per condurre a fondo un'analisi del genere. Vi sono parecchie università che
hanno gigantesche facoltà di scienze sociali assai meglio attrezzate, molto
meglio di una pièce teatrale o di uno spettacolo di burattini, per compiere
un'analisi precisa della nostra società. In uno spettacolo di burattini e di
pupazzi come il nostro, l'elemento politico è a un livello molto più profondo e
più umano, a livello di ognuno e di tutti, di ogni donna e di ogni bambino. E,
sotto quest'aspetto, è assai più preciso. Ed è questo il lavoro del teatro,
queste sono le sue viscere: non lasciarsi intrappolare nella presentazione di
opinioni politiche o di altra natura, ma creare qualcosa, dare vita a un
linguaggio che sia sufficientemente semplice e chiaro da giungere a persone le
cui opinioni sono assai diverse. Perché quando ci si rivolge a un pubblico, ci
si indirizza a persone di cui non si conoscono le opinioni e le cui opinioni,
del resto, non hanno tanta importanza in rapporto a ciò che si sta facendo.
IL TEATRO DI PUPAZZI e la pratica di compiacere la gente in modo da tenerla
obbediente (di Peter Schumann)
Il teatro dei pupazzi è l'arte degli insurrezionalisti di cartapesta. Gli
insurrezionalisti sono i non-credenti nei super-dei monoteistici che
controllano le super-culture monoculturali. Non-credenti nel totalitarismo
economico che reclama il possesso del pianeta. Non-credenti inoltre nei
programmi di lavaggio del cervello che fanno sì che i cittadini accondiscendano
al totalitarismo economico. Insurrezione è ciò che la Dichiarazione
d'Indipendenza (americana - ndr) raccomanda ai cittadini in risposta ai governi
illeciti e corrotti. Il teatro di pupazzi insorge con la cartapesta. La
cartapesta viene dalla spazzatura. E' effimera, leggera e rivolta al pubblico.
Che cos'è l'opposto del teatro di pupazzi? L'opposto del teatro di pupazzi è la
pratica di compiacere la gente in modo da tenerla obbediente. La pratica di
compiacere la gente in modo da tenerla obbediente è una antica e venerabile
pratica ed è per questo santificata come parte integrante dell'esistenza umana,
riferendosi più che altro alla cultura, con la quale si intende tutte le
attività superflue che direttamente non ci nutrono o ci danno rifugio.
Compiacere l'orecchio significa musica. Compiacere il cervello significa
filosofia e letteratura. Compiacere l'occhio significa il museo. Non appena la
cultura occidentale raggiunge il suo obiettivo di mettere in schiavitù il globo
con la sua supremazia monoculturale, la pratica di compiacere la gente viene
elevata a nuove altezze, indirizzandosi non solo agli individui, ma fornendo
servizi strategicamente ben situati a popolazioni che hanno bisogno di essere
compiaciute da macchinari sempre più sofisticati i quali hanno un obiettivo
molto preciso: obbedienza. Obbedienza allo stile di vita tecnologico,
obbedienza al sistema falsamente democratico che promuove questo stile di vita
e l'obbedienza al sistema combinato di polizia ed esercito che proteggono
questo stile di vita addirittura contro l'immaginazione o qualsiasi altra cosa.
Il teatro di pupazzi è il rito iniziatico per gli insurrezionalisti di
cartapesta. L'insurrezione è prima di tutto nel cuore e in secondo luogo nelle
chiappe perché ti induce ad abbandonare il tuo posto assegnato, che è un posto
d'obbedienza e quindi noi oggi bruciamo la pratica di compiacere la gente in
modo da tenerla obbediente.
L'ARTE CONCETTUALE (Peter Schumann, Pupazzi , in Bread & Puppet, la
cattedrale di cartapesta , a cura di Andrea Mancini, Titivillus Edizioni, 2002,
pp. 310-311)
Il burattino è scultura concettuale, poco costosa, autentica nelle sue origini
popolari; non siede al tavolo di un potere qualunque esso sia, rimane con i
piedi nel fango, ai limiti della sopravvivenza dal punto di vista strettamente
economico, tecnicamente un'art collage che mette assieme carta, stracci e pezzi
di legno in corpi cinetici a due - tre dimensioni. L'elemento concettuale, la
pura concentrazione sul concetto a discapito di un'accattivante comunicativa,
il sacrificio di un apparire decorativo, o bello, di tematiche interiori in una
forma esterna o arte oggetto, per una maggiore aderenza al tema interiore, sono
tutti elementi rintracciabili con discreto equilibrio nel teatro dei burattini.
A differenza della maggior parte dell'arte concettuale, il teatro dei burattini
realizza le sue concettualizzazioni sul piano del possibile, o di ciò che può
essere compreso e ripreso; e non come un esercizio che è un esempio portato
all'estremo del concetto. Questa sovraesposizione del processo e di aggiramento
dell'oggetto artistico confina la maggior parte della moderna arte concettuale
in una minuscola nicchia di esecutori, interpreti e finanziatori. In sostanza,
la mia idea di arte concettuale, ovvero la predominanza del concetto nell'arte
come risultato della gran possibilità di produrre arte, così come accadeva per
la produzione degli artisti delle epoche passate, deve essere intesa nel senso
di una concentrazione molto più forte sugli elementi essenziali come i gesti ed
i loro significati oppure nel tentativo di comporre con le mani nude al posto
dello spettacolo e del suo sfarzo. Il prete nella Chiesa Russa di rito
Ortodosso è così sicuro della sua esibizione di movimenti accurati, che sono
concessi a lui soltanto, del tutto inaccessibili ad intepreti singoli, così che
si può davvero permettere di pettegolare tra i suoi doveri sacramentali. Lo
sciamano, il cui modo di trattare gli oggetti è il risultato di
un'accumulazione di gesti precisi, con un significato definito che derivano dal
tentativo di comunicare con il divino, può addirittura voltare la schiena al
pubblico. Il burattinaio, la cui esibizione comincia da qualche altra parte,
cioè con una predilizione per i materiali giusti e corretti, giudicata subito
dal loro utilizzo, dalla disponibilità, dall'origine, dal costo, dal peso,
dalla bellezza, si può esibire con sicurezza proprio grazie a questi materiali
grezzi. Nessuno di questi elementi appare subito come scontato al pubblico. Il
processo di selezione, il loro rilievo in quanto elementi portanti del prodotto
finale, costituiscono niente più di un'impercettibile presenza; e tuttavia lo
spettacolo deve la sua riuscita a questi ingredienti non visibili.
(Peter
Schumann, regista e drammaturgo tedesco, è il creatore e direttore
della Compagnia teatrale Bread & Puppets, che ha realizzato tra l’altro il Domestic
Resurrection Circus e La Cattedrale di Cartapesta)