La Lavagna Del Sabato 12 Febbraio 2011 IL RUOLO DEGLI "OMINICCHI" NELLA SOCIETĄ MODERNA Anaiks
Leonardo Sciascia attingendo ad un consolidato canovaccio fatto di saggezza popolare, sezionava il genere umano in diverse categorie: uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà; una classificazione tremendamente attendibile anche in questo primo lustro di terzo millennio, caratterizzato altresì da una statistica sempre più allarmante di ominicchi.... In effetti si constata come tale cerchia di individui stia mettendo delle radici chilometriche nella nostra quotidianeità; ma cominciamo dall’etimologia del termine: “ominicchio” è uno spregiativo di origine dialettale che rimanda primariamente all’accezione di “piccolo uomo”. In realtà un’analisi più approfondita mostrerà splendidamente la componente emulativa dell’ominicchio, ossia quell’asino vestito sontuosamente della pelle di leone trilussiana, che gioca ad imitare (senza peraltro riuscirci) gli uomini "de facto". L’ominicchio è maggiormente eversivo per la società rispetto ai pigliainculo e i quaquaraquà; difatti i primi sono i perdenti, senza dei quali non ci sarebbero vincitori a questo mondo, i secondi sono gli stupidi, per i quali non esiste altro rimedio oltre alla compassione. L’ominicchio invece spesso è dotato di un quoziente intellettivo sulla media, della capacità critica, ma ahimè sprovvisto di coglioni, se mi si concede il "significat" poco ortodosso. Infatti egli è colui che per antonomasia non sa vivere al mondo e per questo si aggrappa: 1) ad una malinconica desolazione mentale, una segregazione dalla realtà circostante, rinchiudendosi nelle fortezze dei luoghi comuni del tipo "sono un fallito" "capitano tutte a me" "voglio morire"ecc. ecc., per finire poi ad abbandonarsi nella fatale amnesia alias obliando quella lotta continua che è la vita, un perenne equilibrio sulla lama del rasoio...(E’ troppo facile mascherare la paura di agire con mille complessi futili). 2) a scimmiottare le movenze del punto di riferimento al momento più vicino, in altri termini l’amicone (o l’amicona) di turno, che viene ripetutamente scambiato/a per la piscina di Lourdes (tralasciando il quesito circa la veridicità sui poteri taumaturgici delle sue acque), entro cui annullare la propria personalità (già) evanescente, e tranciando le già sporadiche relazioni con gli altri esseri umani. Nei casi più gravi il suddetto amicone/a può anche essere soggetto da parte dell’ominicchio, ad un culto carismatico, talvolta confinante nel mistico e nel visionario. 3) alle distorsioni della realtà effettuale, perennemente scambiata con la dimensione onirica o più volgarmente con ciò che fa piacere credere, o sentirsi dire. L’ominicchio di questa specie è il più inutile e dannoso, perchè paranoico...In questi casi di norma si consiglia l’intervento di uno psicanalista o meglio di un guru plurititolato. Oggigiorno gli uffici, le strade, le scuole ed in generale tutti i microcosmi umanizzati, pullulano di ominicchi; ciò mi porta ad fiutare l’esistenza di una cospirazione ordita dalla fantomatica stanza dei bottoni per estirpare il seme della lucidità dalle masse, del resto progressivamente svuotate e possedute da idoli mediatici di dubbia moralità.... Ma nonostante la passione accecante mi porti a divagare, non intendo risparmiare al lettore il prezioso consiglio che l’esperienza mi porta, nelle vesti a me odiate di vecchio saggio, a divulgare ai posteri: come difendersi dagli ominicchi. Amici miei, diffidate dalle facili pietà, quelll’empatia che talvolta ci porta ad assimilare l’ominicchio al viandante disgraziato...non è così....i problemi non si cercano o si creano, anzi sono loro che trovano te, e chi è davvero disgraziato sa che dai problemi VERI non ci scappi nemmeno se sei Carl Lewis. Inoltre occorre diffidare di tutti, abbandonarsi a coltivare cultura personale e pratica della vita, per essere padroni del fatidico "occhio clinico", atto a distinguere l’amico vero dal pagliaccio. Non abbiate paura di emarginare, di sconfinare nel razzismo, l’ominicchio gode, si nutre della sua solitudine per poterne proclamare la sua legittimazione nell’universo, quella propaganda di lacrime di coccodrillo che ama sbattervi in faccia per ricevere i vostri "poveraccio". Dopo aver seppur cursoriamente esposto i miei pensieri desunti dal bagaglio dei ricordi e dei convincimenti personali, vorrei concludere questa sorta di vademecum con un motto (ahimè anch’esso folklorico, ma si sa come il folklore abbia le sue indiscutibili utilità) su cui io ho cercato (e tuttora cerco) di edificare le fondamenta dei miei rapporti con il prossimo: “Accompagnati con chi è migliore di te, e fagli le spese”. Tratto dal sito www.scrivi.com home |