La Lavagna Del Sabato 16 Ottobre 2010 VITA PRIVATA Luc Lang
…sono al telefono col fornitore, ce ne stiamo dicendo di tutti i colori… due minuti, please! passo nell’ufficio del direttore, in sua assenza, sono costretta… cerco la lettera di conferma dell’ordine (120.000 euro di materiale!), che era per oggi, e non per le calende greche! la trovo, ma l’occhio mi cade anche su una pratica ultrariservata che mi interessa un sacco! e che forse mi toglierà dai guai, se Dio mi assiste… voglio uscire dal tunnel, dare un taglio alla sfiga che da quasi un anno mi ha sprofondato in fondo a un baratro oscuro e puzzolente… lo scorso Natale, licenziata in tronco dopo la liquidazione finanziaria della IG Tube, la società per cui lavoro… Alain che mi molla per una zoccoletta di 22 anni, poco più che adolescente, ci ha cancellati dalla sua esistenza, a me e ai nostri due figli, per andare a vivere il suo idillio in Côtes-d’Armor, dove si è trasferita la sua azienda, non lo vedo da sei mesi, le notizie mi arrivano dal suo avvocato, in vista del divorzio… non riesco più a pagare le rate della casa, l’unica àncora di salvezza è questo contratto a tempo determinato, quattro mesi di prova… è fatta… dieci ore al giorno di lavoro, per non parlare delle pratiche da portare a casa e su cui lavoro di notte, dopo aver messo a letto i bambini… poveri piccini! 8 e 10 anni… il mio compito in azienda: installare la telefonia e i computer nei nuovi locali della Electronics’3000, affinché il trasferimento dei duecentosettantasei dipendenti avvenga senza interruzioni nell’attività, verrà tollerato un rallentamento per cinque giorni… missione compiuta, comandante! e tutto da sola con Cindy, una giovane segretaria, qualche stagista di passaggio, e Alex Grosser, il direttore, che supervisiona il tutto. Ho finito stremata. Sono i 2 km di nuoto il venerdì a mezzogiorno e i 15 di jogging la domenica mattina che mi hanno permesso di tenere botta, a 36 anni, ho ancora un bel fisico… è quello il problema… il signor Grosser mi ha messo gli occhi addosso, a 55 anni sta vivendo una seconda giovinezza, magro, occhi azzurri, perennemente abbronzato, guida un’auto sportiva, e mi tromberebbe volentieri direttamente nel suo ufficio, direttamente, anche lui, senza tanti complimenti… malgrado la sua bella biondona sui quaranta.
La settimana scorsa c’era un cocktail ai piani alti per festeggiare l’inaugurazione dei locali nuovi… c’erano tutti, direttori, capisettore, dirigenti: pasticcini, mousse di fegato, una tarama tendente al fucsia, formaggi con la goccia e uno champagne mediocre che faceva venire un alito da scarico di lavandino… mi ha sussurrato, guardandomi negli occhi: lei ha lavorato bene, Lætitia, lavoro impeccabile… prenderemo una decisione definitiva sul suo contratto la settimana prossima, io sono fiducioso… mentre lo diceva mi teneva una mano sul fianco, non lontano dalla chiappa, io ero bloccata contro il tavolo degli stuzzichini, c’era molta gente, nessuno ha visto la sua mano morta, né lo sguardo palesemente affondato nel mio décolleté… è tornato alla carica più tardi e più ubriaco, stavolta la mano l’ha appoggiata nell’incavo delle reni, offrendosi di riaccompagnarmi con la sua Porsche nuova… messaggio ricevuto, forte e chiaro: se gliela do, nel giro di dieci giorni il contratto a tempo indeterminato ce l’ho in tasca… non gli ho detto di no, ma solo che non era possibile, ho due figli che mi aspettano dalla nonna, devo passare a prenderli e metterli a letto presto, domani vanno a scuola… allora un’altra volta, Lætitia? … con piacere, Alex! … settimana prossima? … perché no? … devo guadagnare tempo, figlio di puttana, guadagnare tempo! … ma come? darmi malata non posso, e nemmeno accampare la scusa dei figli con l’influenza… a pochi giorni dalla firma del contratto… mi sento in trappola: sabotargli i freni della Porsche, mettergli dell’arsenico nel bicchiere dell’Alka-Seltzer, infettargli la sciarpa di cashmere col virus del vaiolo, castrarlo al momento opportuno… sogna, mia povera Lætitia, sogna! la settimana prossima, ha insistito, figuriamoci se si darà per vinto. E lunedì scopro questa pratica riservata in cui si stabilisce, con alcune lettere e preventivi, un preaccordo tra Grosser e la Galactic.com, una grossa ditta di apparecchiature telefoniche/informatiche che ha fornito cavi, terminali e manodopera d’installazione per la nostra sede nuova, a un costo decisamente superiore rispetto a quello della concorrenza… diciamo un 300.000 euro, in media… allora mi metto a frugare distrattamente nell’organigramma della Galactic.com, e chi ci trovo? sua moglie! Teresa Grosser-Hellbach, azionista di maggioranza, ecco qualcosa che può interessare alla nostra direzione generale… con questa roba posso raffreddare i bollenti spiriti dell’uccello di Grosser… fotocopio il fascicolo, nascondo le informazioni in un posto sicuro e finisco per accettare alla terza replica del suo invito a cena, giovedì… prima mi aggrappo a:
– il dentista, lunedì sera… ah, potessi avere la bocca piena di monconi e un alito da intestino in disordine,
– i figli, martedì e mercoledì sera,
Resta il giovedì, momento in cui è a malapena sottinteso che lui eserciterà il suo ius primae noctis… Torno sulla scoperta della malversazione nella gara d’appalto, comincio a sondare la faccenda Galactic.com… ma insomma, signor Grosser! … sì, mi scusi, Alex! le loro competenze sono decisamente mediocri, sono certa che abbiamo dovuto lavorare il doppio che con la concorrenza, verificare ogni minimo dettaglio… sì! ed è per questo che abbiamo affidato la cosa a lei, Lætitia! perché vigilasse su ogni cosa! … e poi mi dicono che sono i più cari sul mercato! non capisco! … certo che ne sa, di cose! … sono voci che corrono, Alex, e… Grosser non batte ciglio, sembra sicuro di sé, accenna a mezze parole a un’intesa strutturale tra Electronics’3000 e Galactic.com, due società perfettamente complementari, ben presto formeranno un leader europeo! … lei avrà una posizione con un grande futuro, Lætitia… merda! merda! che sfiga! frugo nell’organigramma dei nostri azionisti, bingo! Alex Grosser c’è, tra i tre più importanti, come se si preparasse ad acquistare la propria azienda attraverso quella della moglie… la cosa puzza, i piccoli azionisti saranno costretti a seguirlo, la mia arma a grosso calibro si trasforma sotto i miei occhi in una pistola ad acqua… non ho più appigli con ’sto figlio di puttana per la serata di giovedì… gli confiderò al momento del dolce che ho un’infezione alle vie urinarie? … cosa vuoi che gliene freghi… una malattia sessualmente trasmissibile? … non mi crederebbe… Dio non è con me! devo andare… … ci rifletto lunedì, durante una notte in bianco, fino all’alba… eureka! martedì sera passo da Éléonore, la mia amica che insegna equitazione all’UCPA, cavallerizza e domatrice, a volte anche per il circo Gruss… mi giocherò il tutto per tutto, la voglio, quella posizione con un grande futuro! e senza il suo cazzo tra le cosce.
Eccoci qua, al Grand Veneur, un nome un programma4,mi viene la nausea… un ristorante con la puzza al naso, non lontano da place des Ternes, grandi tovaglioli bianchi, quattro bicchieri di cristallo, otto posate d’argento, camerieri in livrea da pinguino, la noia già mi attanaglia… e Alex Grosser che gioca a fare l’habitué, per lui è come andare in mensa, 200 euro a cranio, il direttore di sala e il sommelier che si profondono in ossequi, che mi soppesano coi loro occhi di merda, per vedere se la nuova puttanella di “Monsieur” è di bella presenza… ci mettono in disparte, angolino in penombra, ovattato, to’! un tavolo con le candele, che originalità! Grosser sceglie astice e poi cinghiale, il tutto innaffiato di vini pregiati, e champagne come aperitivo, natürlich! come fa uno, alla sua età, a credere ancora a queste buffonate? ha decisamente più fantasia nelle faccende economiche, ma a quanto pare tutte quelle montagne di soldi non gli arricchiscono l’immaginario… poverino! mi parla della sua passione per i cibi autentici, sani e leggeri… mi chiedo tra me e me come si possa cucinare la selvaggina in modo vegetariano… parla del suo amore per i viaggi in posti lontani… Alex, chi è che potendo non avrebbe una passione per il cibo buono e i viaggi ai tropici? quando basta firmare degli assegni… un centesimo di secondo di pausa, poi scoppia a ridere: ah! Lætitia, che donna è lei! … restando in argomento, mi accenna alle sue ultime vacanze all’isola di Mauritius, sì, me lo ricordo, è tornato nero abbrustolito in pieno gennaio… le piace lo sci nautico? è bravissimo col monosci… ah, sì? … affitta un fuoribordo in Madagascar, lo pilota Jérôme, sì, il direttore finanziario di Electronics’3000… ah! … e le gare di Formula 1 le piacciono? lui non si perde un Gran Premio, sempre in tribuna VIP, perfino in Argentina va! Ah, e già che c’è cita anche il suo piccolo aeroplano da turismo, cioè, piccolo, è comunque un quattro posti, un Ghepardo lo chiamano, gran bell’apparecchio! è talmente più comodo viaggiare così, lui visita l’Atlante, sorvola il deserto… almeno una volta all’anno, indispensabile per il suo equilibrio mentale, troppo stress, troppe responsabilità! troppo… esito: mi sta presentando la voce “sport e passatempi” del suo curriculum o vuole tracciare una storia archeologica dei mezzi di trasporto? … probabilmente vorrebbe che mi proiettassi nel suo lusso, nella sua vita sgargiante, senza figli, senza amore, giusto un figlio dimenticato con la madre, nell’entroterra di Nizza, una ventina d’anni fa, a cui passa dei soldi per pagargli gli studi… perché lui, Alex, è uno a posto, una persona pulita! irreprensibile, quanto ai soldi, con la madre e il figlio… il tempo è denaro, no? … ma certo, Lætitia, ogni ora che passa! … sì, ma lei pensa di poter comprare il tempo, cioè: il suo, quello degli altri? … Come no, visto che lavorano per me… altrimenti perché secondo lei avrei un aereo? per sorvolare il deserto in sole quattro ore… in effetti non ci avevo pensato… uff! siamo quasi al dolce, non mi entrerebbe più uno spillo, no, grazie, sì, solo un sorbetto, sì, certo, uno di Berthillon, my God! … sono cinque minuti che gira intorno all’intesa Electronics’3000-Galactic.com… intende proporre una fusione? … no, no, una collaborazione stretta, una sinergia! … con dei licenziamenti? … ma scherza? il nostro personale è tutto al top! non se ne parla proprio di lasciarsi sfuggire la materia grigia! … quella che le proponiamo è una Ferrari delle prospettive di carriera, Lætitia, lei casca proprio al momento giusto… solo che questo fine settimana due dei direttori sono assenti, il suo contratto lo firmeremo al più tardi martedì… viscido stronzo con la faccia da piovra, mi vuoi trombare pure nel weekend, la mia fica a disposizione 24 ore su 24 fino a martedì compreso, andiamo ai supplementari, penso io… ma cos’è quella faccia, Lætitia? domani o martedì, che importanza ha? lei è una così bella ragazza, ha tutta la vita davanti, cinque giorni in più o in meno… no, grazie, niente digestivo… Paga il conto, intravedo il totale: 679 euro, praticamente regalato… la accompagno, mia cara… con la Porsche, Alex, altrimenti prendo un taxi! … lui scoppia a ridere… mi chiedo se ride perché ho lusingato il suo orgoglio o perché ha colto l’ironia della risposta. È così pieno di sé… mi regge il cappotto mentre me lo infilo, le mani si attardano sulle mie spalle, saluta il personale come se fosse un gran signore, il direttore di sala, sempre sculettando e con le guance distese, ci precede fino alla porta girevole dell’atrio pieno di fiori, l’addetto al parcheggio ci apre le portiere della Porsche rossa che sta facendo le fusa davanti al marciapiede, oplà! partiamo stile 24 Ore di Le Mans, in direzione Courbevoie, dove continuo ad abitare nel bell’appartamento con le rate scadute, con gli ufficiali giudiziari e le banche alle costole, sì, avevamo scelto Courbevoie per stare vicino a mia madre, che adora occuparsi dei nipotini… e da quando Alain se n’è andato, le sere che ho da fare, come questa, è lei che li tiene e al mattino li porta a scuola… È un edificio recente, ben strutturato, con i balconi che danno su un giardinetto privato, sul retro, lui parcheggia con destrezza, spegne il motore, lo ringrazio per la piacevole serata, ho la mano sulla maniglia… mi offre il bicchiere della staffa? butta lì… cheppalle, ci siamo! fino all’ultimo ho sperato che mi lasciasse andare… Dio mi ha abbandonato… a parte del tè non ho granché da offrirle, Alex… allora facciamo che il bicchiere della staffa glielo offro io, che dice? … dal portabagagli della macchina tira fuori una bottiglia di dom-pérignon, ghiacciato e avvolto dalla custodia termica, deve averla ordinata al ristorante… ma Alex, lei ha previsto tutto… Lætitia! non capita tutti i giorni di poter festeggiare un grande evento! … quale evento? … be’, la nostra collaborazione, presente e futura! e questa prima serata in sua deliziosa compagnia… e vabbe’! andiamo! mi trascino giù dalla macchina, coraggio! resistere! è necessario! 9° e ultimo piano, veduta panoramica sulla Défense, doppio soggiorno, tre stanze, ci togliamo i cappotti, vado a prendere le coppe, ci sediamo sul divano di pelle, Alex mi fa i complimenti per l’arredamento spazioso, dal gusto risoluto (sic), ma conoscendola, Lætitia, non mi stupisce… è di proprietà? quando l’ha comprato? il quartiere? ecc., tre-quattro minuti, beviamo, mi prende la mano, ha fretta, lo lascio fare, riempie di nuovo i bicchieri, lo champagne è ottimo, sono un po’ sbronza, meglio, mi aiuta a sorridere, devo essere vivace, gioiosa, seducente, beviamo ancora, mi bacia, va troppo di corsa, già vuole pomiciare, la sua lingua si addentra, ha la bocca troppo umida, che schifo… il mio bicchiere è vuoto, Alex! altro champagne! ha lo sguardo lascivo, gli occhi avidi, le labbra rosse, con una mano versa, con l’altra mi palpa le cosce, fruga sotto il vestito… lo neutralizzo come posso, togliendogli la giacca, la cravatta, la camicia… la sua mano sinistra continua incessantemente a tornare tra le mie cosce, cerca la fica, la destra mi strizza il seno come un limone, la sua geografia della carezza è volgare, mi lecca il collo, l’ho messo a torso nudo… sì, effettivamente, magro e muscoloso, il suo profumo muschiato mi irrita… siamo proprio fatti per scopare, come no… oh, Lætitia! Lætitia! … sì, mi chiamo così… Lætitia! sì, Alex, sì… mi ritrovo in reggiseno rosso, col vestito nero calato sui fianchi, le cosce sufficientemente chiuse perché la sua mano non possa intrufolarsi nelle mutandine, troverebbe due labbra secche, quasi liofilizzate, un clitoride rannicchiato in fondo al suo cappuccio, una vulva tipo sportello di cassaforte, la sua bocca mi succhia la parte alta dei seni, mi do da fare con le mani: cintura slacciata, patta sbottonata… le scarpe, Alex, i pantaloni, sbrigati! via! tutto quanto! è febbrile, si strappa via le Weston senza slacciarle, con la forza, ho il suo cazzo in mano, be’, sì! non c’è dubbio! c’è l’ha duro, Alex, eccome! è il momento: un colpetto di lingua nell’orecchio pulitissimo, poi gli sussurro: aspettami, darling, arrivo! … come? sbrigati, cattiva, sbrigati! … tranquillo, caro, e mi fiondo in camera, l’attrezzatura è pronta, presto! stivali a metà coscia neri, tanga e bustino neri, tutto in cuoio morbido, catenella cromata a mo’ di cintura, quattro giri intorno alla vita, pesa! guanti con le punte d’acciaio ricurve, maschera coi lacci, collana di denti di leone etnotrash, scudiscio nella mano sinistra, frusta nell’altra, grazie Éléonore, tre ore d’allenamento al giorno, martedì compreso, so farla schioccare, posso tagliare di netto una cartina da sigarette, lacerare un tessuto, manca poco e posso incidere una Z! un’occhiatina allo specchio? cazzo, che femmina! il tutto per tutto, eh, Lætitia? riemergo dalla stanza, lui è girato di schiena, con l’uccello in mano, mi avvicino con passo felpato, faccio schioccare la frusta, lui fa un salto, si gira, gliela faccio schioccare di nuovo a 3 cm dal naso, poi sul divano, gli sfioro la mano, nel cuoio rimane un solco profondo, il viso di Grosser è alterato, lo spettacolo lo sconvolge, non può credere ai suoi occhi, mi sta davanti, continuo lentamente a frustare l’aria, a un pelo dalla sua spalla, il rumore è assordante… mi pianto dritta, con le gambe divaricate, senza un sorriso… In ginocchio! leccami, Alex, lecca! è smarrito, trema, non è roba per lui, gli si ammoscia in un attimo, gli frusto la schiena, ahia! forza, obbedisci! … si mette a quattro zampe sul tappeto, mi lecca senza convinzione la parte alta delle cosce, la frusta schiocca ancora, sull’orlo delle sue chiappe bianche, poi un altro colpo sulle reni, alzati, cazzo! scopami! su, Alex, dacci dentro, picchia duro, devi essere una freccia! un pugnale! penetrami, Alex, trapassami! dài, animale! apro le cosce, lo raddrizzo tirandolo per i capelli, lui esita, col cazzo moscio, avvizzito, le ginocchia a X, fa no con la testa, esterrefatto, ma è lei, Lætitia? … Alex, a me è così che piace scopare! con violenza, Cristo, voglio un toro, Alex! dài, sfondami! cosa aspetti? … magari un’altra volta, Lætitia, stasera ho bevuto troppo, non mi sento tanto bene… si infila i boxer in seta grezza, i pantaloni, la camicia, le scarpe, cravatta e gemelli se li ficca in tasca, insieme coi calzini… allora un’altra sera? … sì, sì, d’accordo, scusami, eh… ma quando, Alex, quando? sono tutta bagnata, Alex, ti voglio, cazzo! quando? … non… non lo so, Lætitia, non ho con me l’agenda… io… ha il soprabito in cammello sulle spalle, comincia a indietreggiare, la striscia di cuoio sferza l’aria un’ultima volta, faccio esplodere un vaso, a mo’ di ripicca, con l’altra mano mollo il frustino e fingo di accarezzarmi la fica, inarco il busto, gemo insoddisfatta, frustrata come una tigre in calore… buonanotte, Lætitia, buonanotte, chiude la porta, uff! se n’è andato! o la va o la spacca! e ha funzionato! al figlio di puttana piacciono le bambolone gonfiabili che ansimano sotto i suoi colpi di reni da direttore generale, mentre con me ha fallito miseramente in pochi secondi… era una scommessa! magari lo eccitava… Sacher-Masoch, la Venere in pelliccia, non è roba per lui… ora mi lascerà in pace fino alla firma del contratto, considerata la velocità con cui gli si è ammosciato non ci riproverà, rimarrà un segreto tra me e lui, do ut des, vittoria! vittoria! … e in quell’istante, in quel preciso istante, una vocina alle mie spalle: sei tu, mamma? … mi giro, sulla porta del corridoio ci sono i miei due figli con la nonna! ma…? Cristo, cosa ci fate qui? … non bestemmiare, Lætitia, per favore! e togliti quella maschera, che ci fai paura! ah, sì, scusa! … ma cosa ci fate qui, Cristo di una Madonna? … oh, su, datti una calmata! è scoppiato un incendio nel palazzo, due piani sotto, in casa del signor Percheron, ci hanno dovuto evacuare, e così siamo venuti da te, che diamine! scusa, non sai quanto mi dispiace! … stavamo dormendo, sono stati… i colpi di frusta a svegliare i bambini, è probabile… perché io, tra sonniferi e tappi nelle orecchie… mi hanno tirata giù dal letto loro, troppo tardi… terrorizzati… scioccati… non ho fatto in tempo a proteggerli dallo spettacolo… Thomas, dall’alto dei suoi 10 anni, mi guarda stranito… su, bambini, a letto! domani è un altro giorno! zittisco la nonna… lei sbatte la porta del corridoio, li accompagna in camera, mi lascia lì, sul bordo del divano, fottuta… sono fottuta… mi tolgo i guanti, svuoto lo champagne bevendo dalla bottiglia, mi accendo una canna, gli occhi cominciano a lacrimare, in un attimo sono una fontana… (Racconto tratto dalla raccolta 13 crudeltà, Quarup editrice, Pescara, 2010. Traduzione di Matteo Colombo.) Luc Lang, nato a Suresnes (piccolo centro della cintura urbana parigina, sulla riva sinistra del Senna) nel 1956, da famiglia di estrazione operaia, è sicuramente uno tra i più premiati giovani scrittori francesi, e probabilmente “il più americano”. home |