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Sagarana La Lavagna Del Sabato 02 Ottobre 2010

UNA REPUBBLICA FONDATA SULLA VOLGARITÀ



Angelo d'Orsi


UNA REPUBBLICA FONDATA SULLA VOLGARITÀ



Quando si sta per un po’ di tempo fuori del Bel Paese, nell’Europa Occidentale, al rientro, inesorabilmente, lo si ritrova così brutto, così piagato dalle sue tante mafie, che ci si chiede come lo si possa ancora definire Bello. Certo, direte: i paesaggi, i musei, le città d’arte (e cittadine: quante sono!), la cucina… Ma i paesaggi sono scempiati giorno dopo giorno, inesorabilmente, dall’attivismo dei nostri concittadini, tollerati quando non addirittura incoraggiati (ah, i condoni edilizi!), dai governi, quest’ultimo, in particolar modo: in ogni caso la logica della ruspa vince, senza neppure istituire gare, contro la logica della bellezza, che è peraltro la logica della salvezza della natura.

E che dire dei musei? Privi di fondi, con strutture spesso cadenti, si barcamenano come possono, con orari ridotti, personale insufficiente (e sovente dequalificato), scarsa o nulla sicurezza. E quanto alle città d’arte, troppi interventi all’insegna del cosiddetto “arredo urbano”, troppe automobili, troppi torpedoni che scodellano torme di turisti, a cui si esemplano ormai le strutture economiche e urbanistiche: ossia, queste città sono diventate luoghi in cui è quasi impossibile condurre un’esistenza “normale”. Provate a fare la spesa a Venezia, Firenze, o Roma: se non vi allontanate dal centro è impresa improba, tanto per dirne una. Senza contare la ricaduta sui prezzi.

Infine, ci rimane la cucina: ma benché la televisione pulluli di programmi ad hoc, e a dispetto delle migliaia di manifestazioni enogastronomiche – per cui parrebbe che oggi non si possa realizzare un raduno culturale senza spaccio di vino e “prodotti del territorio” – troppi sono i locali in cui si mangia in modo mediocre e si spendono cifre esorbitanti. Insomma, smettiamola, con questi miti. Che non corrispondono più se non in piccola parte alla realtà. A meno che non siamo in grado di fare una rivoluzione culturale; perché se non assumiamo tutti un’ottica volta a cogliere l’interesse generale, se non smettiamo di praticare la politica del guardare all’immediato senza tener conto del dopo, e se non ricominciamo a partecipare in prima persona alla vita della cittadinanza (attiva), sarà impossibile invertire la rotta.

Ma lo choc maggiore rientrando in Italia lo si riceve aprendo i giornali, riguardando la tv, ascoltando la radio... Ritrovando i servi fedeli del tycoon che fingono di fare i giornalisti, gli opinionisti, i commentatori, o addirittura i narratori di fatti (magari inventati: ma il nesso tra fatti e notizie è ormai puramente casuale); riascoltando le cattiverie di Brunetta, o le insinuazioni di Cicchitto, o le scempiaggini di Buonaiuti; ma, soprattutto, ovviamente, rivedendo LUI, il Cesare, il supremo barzellettiere di casa nostra (o di cosa nostra?), il principe dei bugiardi, l’uomo-che-si-è-fatto-da-sé, o, chissà, con qualche misterioso “aiutino”, che ancora oggi lo sostiene, come rivelano giorno dopo giorno la ragnatela di comitati d’affari che tutti, per un verso o per l’altro, a lui conducono.

L’ho visto, dunque, l’uomo della Provvidenza, il più grande presidente del Consiglio della storia mondiale, l’individuo a cui forse solo Gesù, il Cristo, è stato superiore (ma v’è tempo per ribaltare anche questo piazzamento in classifica, naturalmente). L’ho visto e sentito, mentre apostrofava i magistrati italiani, in un consesso internazionale, con le ben note accuse; l’ho visto e sentito gigioneggiare, intubato nel suo vestito anti-grasso, e raccontare mentre una scempia ministra che ha come solo atout la giovane età (ma a mio avviso trattasi di aggravante) fingeva di intervistarlo: impresa improba, d’altronde, vista la logorrea del piazzista; l’ho ammirato mentre si prestava al gioco della torre, con tanto di cubi con le facce dei politici, da far cadere… È stato a quel punto che una voce interiore mi ha mormorato: sei tornato nel Bel Paese. Ma che (Bel) Paese è mai questo?

E costui è il nostro presidente? E milioni di nostri concittadini gli concedono ancora fiducia? A questo propalatore di menzogne? A questo raccontatore di favolette? A quest’uomo ossessionato dalla “tutela” del suo patrimonio, per la cui difesa è pronto a mandare a fondo una nazione? A questo maschio infoiato che, a furia di Cialis e Viagra, sembra aver perso qualsiasi senso non dico del pudore (sentimento a lui negato dalla natura), ma della decenza?

Ho cambiato canale, e mi è capitato di assistere a uno degli ormai innumerevoli raduni leghisti: ho sentito il lider maximo, in camicia verde, che bofonchiava, e incitava, con i suoi giannizzeri accanto, e un figlio inerte che manco annuiva: presenziava. Ma intanto il suo posto è accanto al padre padrone, delfino che suppone di ereditare un partito. Un misto di sdegno e pena mi ha travolto.

Mentre scuotevo la testa, un po’ scoraggiato, ho provato ancora a cambiare canale tv, mentre distrattamente sfogliavo vecchi giornali (inutili come il giornale di ieri, scrive Prévert, in una sua poesia: ma per noi l’inutilità non sta nell’invecchiamento quanto nella impossibilità di distinguerlo da quello di oggi): ho scoperto notizie interessanti, come quella relativa allo “sciopero” dei calciatori (no comment), o notizie ahimé vecchissime, che si ripropongono implacabilmente ogni giorno: 3 morti, 2 morti, 5 morti “sul lavoro”.

La “piaga delle morti bianche,” col presidente della Repubblica che s’indigna, qualche ministro che fa dichiarazioni sottolineando l’impegno del governo, salvo scoprire in altro giornale che Tremonti ha dichiarato che non ci sono fondi da investire nella sicurezza dei lavoratori, e la signora Marcegaglia tuonare che ci sono troppi vincoli e restrizioni e pesi a carico dei poveri imprenditori.

E che dire delle ultime imprese leghiste? Ho un solo termine per definirle: raccapriccianti. La mia preferita (!), è quella della scuola di Adro, nel Bresciano, di cui leggo essere stata “appaltata” al partito di Bossi. Il mio sogno è un drappello di carabinieri, che, su ordine di un magistrato, vada ad arrestare la Giunta comunale, il dirigente scolastico, e l’intero stato maggiore della “Lega Nord – Padania”, della provincia. In attesa che l’intero gruppo dirigente – i resistibili Signor Nessuno portati alla ribalta dal celodurismo bossista – del partito, finisca al fresco: imputazione? Attentato alla sicurezza e all’unità nazionale. Basta?

Depresso per i volti di Bossi, Calderoli, Borghezio, e ancora più per il silenzio o l’attitudine minimizzatore di troppi davanti a episodi di tale gravità, vado a frugare nelle cronache mondane: tra immagini e parole, mi sono imbattuto nelle storie, storielle e storiacce dei “vip in vacanza”. Beh, qui mi devo fermare. L’Italia è diventata dunque una repubblica fondata sulla volgarità?
Aiuto!

 





(Tratto dal sito di Micromega, settembre 2010.)





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