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Sagarana La Lavagna Del Sabato 04 Settembre 2010

IL DESTINO DELL’INATTUALITÀ



Un’intervista


Giorgio Montefoschi


IL DESTINO DELL’INATTUALITÀ



 

D. Nei suoi romanzi Lei ha descritto molto spesso la città di Roma e la borghesia romana. Le voglio chiedere, che cos’è oggi Roma? E che cosa è diventata la borghesia romana? Se per Alberto Moravia essa fu composta da “Indifferenti”, per Dante Arfelli da “Superflui” e per Sandro Veronesi da “Sfiorati”, mi darebbe un aggettivo di questo tipo che adatto per l’attuale borghesia romana ?
R. Io di proposito non le do nessun oggettivo per la borghesia romana perché ritengo che la borghesia sia una classe sociale ormai estremamente vasta che ha subito (come tanti altri eventi della nostra vita) il processo della globalizzazione. In altri termini quello che voglio dire è che oggi la borghesia più che una classe sociale è una condizione dell’anima. Non c’è ne una borghesia romana ne una borghesia calabrese ne una piemontese. C’è la borghesia che è una classe sociale vastissima. Nella quale direi che predomina la cosiddetta figura dell’uomo senza qualità. L’uomo che non ha più connotazioni sociali così rilevanti da essere, quelle stesse connotazioni sociali, l’elemento della sua descrizione.
D. Se l’Architetto ed il Pittore (i due protagonisti del romanzo “L’idea di perderti”, Ed. Rizzoli; romanzo che Montefoschi è venuto a presentare oggi ai “Caffe Letterari” del “Reghium Juli”. NDA) possono essere interpretati come due figure dell’Ordine, dell’Istituzione, che cosa è Cristina, la ragazza che essi si contendono? C’è qualcosa in Cristina che la possa associare al ragazzo-demone del film “Teorema” di Pier Paolo Pasolini; cioè ad un elemento che riesca a disturbare l’Ordine? O forse Cristina rappresenta quel Perturbante di cui ha parlato Sigmund Freud nelle sue opere? Se fosse per caso vera quest’ultima mia ipotesi, le vorrei chiedere questo: nel finale del suo libro i suoi due protagonisti (l’Architetto ed il Pittore appunto) trovano una sorta di affinità fra di loro. Questa affinità, allora, potrebbe essere intesa- in termini freudiani- come una sorta di elaborazione di quel lutto che comunque si è consumato nel corso di tutto quanto il romanzo?
R. Cristina è il perturbante di una condizione dell’età dell’uomo. Perché i due personaggi che vengono turbati anche profondamente da questa donna giovane sono attorno ai sessanta anni. E questa è l’età nella quale si comincia a sentire il tempo. La donna giovane è l’illusione di una fuga dal tempo.
 
D. La situazione della cosiddetta Industria Culturale (fatta salva e nostra l’espressione di Thedor Adorno) Italiana è la seguente. I libri dei comici di “Zelig” vendono molte copie. Fenomeni editoriali come Melissa P. e Giorgio Faletti sconvolgono il mercato. L’unico fatto incoraggiante di questi ultimi tempi è stato l’esordio di Salvatore Niffoi. Esiste una Casa Editrice che oggi rischia davvero più delle altre? Hanno ancora spazio l’originalità e la sperimentazione nei programmi editoriali degli editori? Internet ed i suoi blog possono riuscire davvero a portare quella novità che manca all’interno dell’Industria Culturale Italiana? Walter Benjamin parlava dell’aura che avvolge l’ opera d’arte autentica. Internet può essere veicolo e motore di un contatto del tutto nuovo e di una nuova stagione della nostra letteratura a suo parere?  
R. Guardi, io penso che a parte alcune rarissime eccezioni come quella che ha citato lei, il caso di Niffoi (che mi sembra fra virgolette un vero e proprio caso), a parte alcuni casi sporadici dicevo noi vediamo le classifiche dei libri dominate solamente da tanti cloni della cultura berlusconiana. Per cultura berlusconiana io intendo la cultura delle televisioni commerciali. Il fatto che al primo posto della classifica dei libri più venduti ci siano libri come quelli di Moccia o di Volo è la dimostrazione precisa di questo fatto. Ed allora io voglio ribaltare la sua domanda. Non rischiano gli editori. Perché gli editori sanno farsi furbi e sanno pescare nel mondo… diciamo… dei gusti popolari, dei gusti commerciali, e trovare così gli autori adatti per vendere. Chi corre veramente un rischio profondo sono gli autori di qualità. Mi domando veramente se oggi pubblicasse un suo libro Paolo Volponi… Non so, se oggi mettiamo uscisse “Corporale” di Paolo Volponi o “Il conformista” di Moravia che spazio riuscirebbero alla fine ad avere nelle classifiche dei libri più venduti? E direi di più, chi li leggerebbe?
 
D. Mi direbbe qual è il romanzo che Giorgio Montefoschi ancora non ha scritto? 
R. Mah, il romanzo che devo ancora scrivere io non lo conosco! Ne ho iniziato un altro, come sempre. Ancora sono soltanto alle primissime trenta pagine. Io continuo nella mia convinzione che riguarda il romanzo. E cioè io penso che si possa continuare a scrivere romanzi! Ma penso anche che la materia di questi romanzi non può non essere che inattuale. Cioè, io credo che gli scrittori veri abbiano questo destino: il destino dell’inattualità. Perché lo dico? Lo dico perché i mezzi di comunicazione di massa hanno sottratto tutto quel campo conoscitivo che nella letteratura ottocentesca era affidato alla letteratura. Quindi: il romanzo; ma come romanzo dell’anima. Il romanzo dei segreti nostri che non conosciamo.
 
Dopo avermi salutato con quest’ultima battuta, Giorgio Montefoschi si dirige verso il pubblico dell’”Oasi” che lo attende per la presentazione del suo libro.   




Giorgio Montefoschi
Giorgio Montefoschi, nato a Roma nel 1946, romanziere, critico letterario, collaboratore del "Corriere della Sera" e documentarista televisivo ha esordito come romanziere nel 1974 con "Ginevra" (Rizzoli). Col prosieguo della sua attività letteraria si è aggiudicato vari riconoscimenti. Nel 1994 vince il Premio Strega con "La casa del padre" (Bompiani); Nel 1999 il Premio Fregene con "Non desiderare la donna d'altri" (Rizzoli). Nel 2003 il Premio Mondello con "La sposa" (Rizzoli). Montefoschi è a Reggio Calabria per il primo dei “Caffè Letterari” che sono previsti per la stagione di quest’anno. Ed è ospite del Circolo Letterario “Reghium Juli” che organizza queste manifestazioni sin dalla loro prima edizione. Il mio dialogo con Montefoschi avviene seduti a un tavolino nel Complesso Turistico “L’Oasi” di Pentimele, il luogo in cui come al solito si tengono questi “Caffè Letterari”.




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