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Sagarana La Lavagna Del Sabato 15 Novembre 2014

PETER SLOTERDIJK






PETER SLOTERDIJK



E' il caso del momento. Peter Sloterdijk è il filosofo più discusso, tanto che la sua opera principale, quella che quando uscì nel 1983 (facendo eco alla "Critica della ragion pura" di Kant) rimase per mesi al centro dei dibattiti, arriva in Italia edita da Cortina. Perché tanto clamore? Perché in questo libro, scritto con sagacia e rigore filosofico, una delle opere fondamentali della storia del pensiero viene presa a modello, ma ribaltata come un calzino allo stesso tempo, in nome di un'analisi lucida e anticipatrice del mondo contemporaneo. Critico della modernità e del razionalismo, nelle pagine l'autore constata che l'epoca contemporanea è "rovinata" dalla sua stessa adesione ai principi dell'Illuminismo (Aufklärung). La lotta contro l'oscurantismo, pur vantando e mitizzando il progresso dovuto all'uso dei “lumi della ragione”, non può più essere considerata attuale. Sloterdijk le oppone il cinismo (kunisme), ispirandosi all'omonima corrente filosofica della Grecia classica. Questo, secondo il filosofo, può essere visto come l'unico atteggiamento sensato nella società contemporanea, uno sguardo prudente e critico nei confronti del reali che permette valutazioni concrete sulle possibilità del singolo e della sua evoluzione.

 
Le tasse? Abolite. Saranno donazioni volontarie dei ricchi.
 

Cinismo in che senso? - “Cinismo” è oggi sinonimo di insensibilità, di un’amara disponibilità a farsi complice di qualsiasi cosa a qualunque prezzo. Ben altra natura possedeva il cinismo degli antichi, o quello che Nietzsche chiamava cynismus, una forma estrema di autodifesa che opponeva alla minaccia dell’insensatezza sociale un nucleo irriducibile di sopravvivenza, la sfrontatezza vitale di una filosofia vissuta. Se il cynicus Diogene viveva in una botte, il “cinico” moderno aspira invece al potere e al successo. Peter Sloterdijk parte da questa contrapposizione per rileggere l’intera storia della filosofia, sottoponendo a una serrata analisi il rapporto tra intellettuali e apparati di potere e il relativo strascico di sangue e ideologie. Dalle esilaranti frecciate di Diogene contro Platone alla rivisitazione del Grande Inquisitore dostoevskijano, da Nietzsche e Heidegger alle drammatiche parabole della repubblica di Weimar e della rivoluzione russa, Sloterdijk mette a nudo i rischi estremi della falsa coscienza. Sostenuto da una inesauribile e travolgente forza satirica, intreccia provocatoriamente storia del pensiero e costumi sessuali, moda. arte, ideologia e mass media. E dopo aver tracciato una lucida diagnosi della catastrofe politico-morale del nostro tempo, ci indica una possibile terapia, attraverso il coraggio sereno e consapevole di un nuovo cynismus. Quest’opera è stata accolta da Jürgen Habermas come un “capolavoro di letteratura filosofica”.

 
 
 

IL LIBRO CHE FA DISCUTERE - Arriva un nuovo, come al solito provocatorio, libro di Peter Sloterdijk. Crescita o extraprofitto (Mimesis Edizioni) non è solo un attacco alla decrescita come male sociale, economico e politico, ma delinea scenari catastrofici che spaziano dalla biologia alla cronaca, le montagne di rifiuti in cui saremo sommersi entro qualche anno o la crescita incontrollabile di cellule cancerose sono solo due esempi che, però, cancellano per sempre il mito della prosperità e del benessere. Il libro raccoglie un saggio e due interviste che sono stati pubblicati per la prima volta sulla rivista svizzera “Schweizer Monat”. Il dialogo tra il filosofo tedesco e René Scheu, direttore della rivista e curatore del volume, si è sviluppato in questi anni attorno ad alcuni nuclei concettuali fondamentali, come quelli di “crescita” e di “vita degna di essere vissuta”. Si tratta di temi che sono protagonisti di quasi tutti i dibattiti politici ed economici che animano l’Europa al tempo della crisi, ma che illuminati dalle riflessioni di Sloterdijk appaiono in una veste del tutto nuova.

 
 
 

LE TEORIE CONTROCORRENTE DI Peter Sloterdijk - Non si fa che parlare di libertà. Nei dibattiti televisivi, in politica, nei salotti: è (giustamente) il pallino della società. Ma nella realtà dei fatti, gli uomini sembrano essere tutti in catene. Le catene insolubili dei vincoli lavorativi, della crisi, della precarietà, dei tempi isterici in cui si svolge la vita nelle metropoli. L'essere umano oggi è sempre più oppresso da frustrazioni, insoddisfazioni e disagi di ogni genere. Vive preso nella morsa di una routine insieme noiosa e affannosa, restando vittima di desideri irrealizzabili, di ansie e paure per il futuro, schiacciati da un consumismo egoistico.

 

Così, sul tavolo dei filosofi arrivano alcune domande: qual è la relazione che tiene insieme stress e libertà? È vero stress? O si tratta di un’invenzione dei media? E soprattutto, da una condizione come questa possono nascere forme di libertà nuove? Secondo l'autore di "Critica della ragion cinica", il filosofo controcorrente Peter Sloterdijk, che pochi mesi fa ha sconvolto l'opinione pubblica, teorizzando l'abolizione delle tasse, sostiene che il tanto stress a cui siamo sottoposti è la naturale conseguenza della libertà. Una società "libera" e individualista come quella di oggi obbliga a correre, correre, correre per conservarsi, proteggersi e raggiungere i propri obiettivi. Il pensatore lo chiama "stress da autoconservazione", una molla che ci fa sentire come un atleta chiamato ogni giorno a battere il proprio record con la paura costante del possibile (probabile) insuccesso. Quindi Sloterdijk afferma che "una nazione è un collettivo che si fonda e si preserva sull’angoscia comune", e lo stress è il prezzo inevitabile per sentirsi liberi.

 

L'AFFAIRE - Nel settembre 1999 Sloterdijk pubblica una conferenza intitolata “Regole per il parco umano. Una lettere di risposta alla Lettera sull'Umanismo di Heidegger” sul settimanale Die Zeit. Questo intervento viene male interpretato e genera uno scandalo molto mediatizzato. Il filosofo vi propone una riflessione sull'umanismo, la genetica e i problemi posti da ciò che lui chiama l'“addomesticazione dell'essere umano”. L'uso della parola «Selektion» (carico di connotazioni, in Germania, che rimandano al nazismo) nel suo testo gli procura severe critiche (soprattutto da Jürgen Habermas) e la messa in questione della sua stessa notorietà e autorevolezza. Il termine viene impiegato due volte nell'intervento, nel contesto della “selezione natale” e poi messo in parallelo con la parola «Lektion» (lezione), in analogia con «Auslesen» (la “scelta” dell'antologia). La controversia è ugualmente proseguita in Francia, dove Sloterdijk riceve l'appoggio, in particolare, del suo traduttore Olivier Mannoni, di Bruno Latour, Éric Alliez, Jean Baudrillard e Régis Debray.

 

Influenzato da Friedrich Nietzsche e dai suoi interpreti francesi (Gilles Deleuze e Michel Foucault), dopo la "filosofia della contestazione" della Critica della ragione cinica (1983) si è occupato, con un approccio antiumanistico, di psicologia e filosofia politica. Sloterdijk intende il postmoderno come la posizione di chi combatte il totalitarismo della metafisica classica occidentale, la cui storia è da interdersi come un processo di globalizzazione. Perciò, più che fenomeno contemporaneo, la globalizzazione si identifica con la modernità, cioè con l'epoca in cui la follia di espansione globale diventa ragione di profitto. La filosofia di Sloterdijk rompe l'equilibrio tra il solido accademismo di un professore scolastico e un certo senso di anti-accademismo (testimone del suo interesse sempre in corso per le idee di Osho, del quale divenne discepolo negli anni settanta). Nonostante le critiche che alcuni lati del suo pensiero hanno provocato, lui rifiuta di essere classificato un “pensatore polemico”, descrivendo se stesso invece come “iperbolico”. Le sue idee rifiutano l'esistenza dei dualismi (come corpo e anima, soggetto e oggetto, cultura e natura, etc.) a partire dalla loro interazione, cioè come “spazi di coesistenza”, e progressi tecnici che creano una realtà ibrida. Così Sloterdijk, che sta provando a sviluppare un nuovo umanismo spesso chiamato postumanesimo, cerca di unire diverse componenti che sono state, secondo lui, erroneamente considerate separate l'una dalle altre. Questa ricerca lo ha condotto a proporre la creazione di una “costituzione ontologica” che vuole incorporare tutti gli esseri – umani, animali, vegetali, e macchine.






Peter Sloterdijk, fra i protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo, insegna Filosofia ed Estetica presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe e dirige l’Istituto di Filosofia della Cultura presso la Akademie der bildenden Künste di Vienna. Nelle nostre edizioni ha recentemente pubblicato Devi cambiare la tua vita (2010), La mano che prende e la mano che dà (2012) e Stress e libertà (2012).





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