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Sagarana La Lavagna Del Sabato 30 agosto 2014

LACERARE I TAMBURI, LA PLACENTA



Roberto Bolaño e Bruno Montané Krebs


LACERARE I TAMBURI, LA PLACENTA



Senza volerlo, la controrivoluzione ha accelerato la nostra crescita, ha bruciato le nostre case, ci ha lasciati orfani in più di un senso. Bene, ora possiamo scegliere i nostri padri. Siamo come quei bambini che fuggirono dai nazisti e si persero nei boschi polacchi morendo di fame, come racconta Brecht in una ballata. Siamo come quei bambini de La crociata dei bambini, di Marcel Schwob, con quaranta gradi di febbre, scivolando ripetutamente per le falde increspate della Cordillera delle Ande. Ci siamo convertiti in poeti perché altrimenti saremmo morti. Dalla solitudine, dai telefoni clandestini, dai nervi tesi, siamo usciti con una sola certezza poetica, ed è che la vita - sofferta, vissuta, goduta - era sempre più diversa dai tentativi di rifletterla, di cambiarla mediante verbi e immagini che aggredivano la colonna vertebrale di quel fuoco dal di fuori. 
 
Noi siamo dentro. Siamo les amateurs. Ognuna delle nostre unghie ha un nome proprio. L'infanzia premeditata è stato il nostro primo stadio di lotta contro la Quotidianità Brutale che gli stati borghesi e fascisti volevano appenderci al collo. 
 
Durante la Repressione abbiamo perduto l'aspetto più debole della nostra Tradizione Artistica. A partire da lì abbiamo trovato la nostra Tradizione Nervosa, quelle macchie di migliaia di colori che si strutturano e destrutturano, cercando sempre una corrosiva coerenza tra la realtà oggettiva e le nostre soggettività, tra il nostro essere concreto e le correnti soggettive di una cultura (di un'arte) che si espande, molto lontano da noi, molto vicino da noi. 
 
Fino ad ora la storia del linguaggio è stata la storia della lotta di classe.
Abbiamo aderito ( e come potevamo non farlo se siamo, lo vogliamo o no, parte di questo processo) all'offensiva per una nuova poesia. Per la realtà da rivendicare per un continente, per le potenzialità di sviluppo da Cultura a Vita, utilizzando proposizioni e denunce di realtà distinte, ma che si toccano per svilupparsi dialetticamente, per essere storia. 
 
La nostra posizione di fronte al testo e con l'opera stessa é quella di considerarla come momento in un divenire sociale e sociologico che si deve al suo autore, che a sua volta si deve alla società, alla sua classe. Da queste lotte, punte che si toccano, contraddizioni che si evolvono verso qualcosa, emerge una riflessione che é proposta, granello di sabbia per una cultura identificata con la scoperta di realtà perdute in quanto oppresse, e con le potenziali realtà che si sono viste castrate dal silenziamento che si è esercitato sul loro nascente sviluppo. 
 
La Controrivoluzione non solo ha schiacciato le incipienti forme di potere popolare, non solo ha creato campi di concentramento per i proletari americani, ha anche distrutto i sogni, gli epici amori di quartiere, le utopie. Il dovere, pertanto, dell'uomo e della donna americani, con l'immaginazione è già arrivato, ineludibilmente, a questo incrocio di strade dove si imparenta, per sempre, con il dovere della Rivoluzione. 
 
Qui abbiamo si una tradizione. Una tradizione che si riprende, che zigzaga, che salta e grida VIVA, da Martì fino a Roque Dalton da Alfonsina Storni fino a Violeta Parra. Nervi fosforescenti nella notte. E' per questo (e come potremmo evitarlo) che prendiamo partito per una coscienza dell'immaginazione, frammenti da ricostruire, grida nuove da dire, contenuti e forme freschi, in permanente trasgressione di se stessi, in crisi di arricchimento di fronte alla realtà cangiante che è il discoro stesso e ciò che esso ricrea. 
 
Contro l'accadimento anti dialettico, contro l'ortodossia che non estende le possibilità di analisi; contro quelli che fanno dell'arte un mezzo per far splendere la professione (questa castrazione sorridente che è "il mestiere dello scrittore", negazione di migliaia di condotti, pianure, peripezie verso la Vita stessa). Contro la nostra stessa cecità .







Roberto Bolaño e Bruno Montané. en Barcelona - Rosa de Fuego, novembre 1977




Roberto Bolaño e Bruno Montané Krebs
Roberto Bolaño e Bruno Montané Krebs




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