La Lavagna Del Sabato 11 Maggio 2013 L’ITALIA MANGIATA DALLE CAVALLETTE Božidar Stanišić
Alcuni giorni fa, in un paese friulano, alla presentazione di un libro sull’immigrazione degli ultimi vent’anni e l’emigrazione italiana nel passato, dal pubblico mi viene posta una delle domande più pesanti dei nostri tempi: se fossi l’operatore di un centro culturale per giovani e un laureato o diplomato (20-25 anni) mi chiedesse se restare in Italia disoccupato e senza una prospettiva oppure andarsene via in cerca di migliori possibilità di vita, cosa risponderei?
Avendo sottolineato il peso della domanda e non volendo evitare di rispondere, ho detto innanzitutto non è giusta questa migrazione, silenziosa ma massiccia, dei giovani. Ho ricordato il titolo di un romanzo, scritto da un autore jugoslavo critico sulla nostra (ormai ex) realtà socialista – «Gli anni mangiati dalle cavallette» – che quasi perfettamente subentra nel mio vissuto degli ultimi vent’anni, di una Italia cioè divorata da cavallette di vario genere, in primis dalle politiche statali, regionali, provinciali e comunali (intendo i Comuni medi e grandi) e dai servizi del loro management strapagato.
C’è una precisa coincidenza fra le valigie dei giovani in partenza (metaforicamente in mutande) e quelle della casta che si è arricchita mentre il Paese viveva e vive una crisi economica di proporzioni enormi. I giovani se ne vanno, la casta e i suoi servitori restano e non sentono le conseguenze della crisi. Ancora si stra-guadagna alla grande, come se non ci fossero milioni di cassaintegrati, disoccupati, disperati oltre a tanti “suicidati”.
Non c’era tempo di approfondire il discorso, di chiedere ai presenti a esempio se è possibile che nessuno, a partire dalle alte cariche dello Stato dia un esempio dopo Laura Boldrini che intende diminuire il proprio stipendio. Mi chiedo cosa fanno di tutti quegli stramaledetti soldi persone come l’ex presidente Ciampi e un’intera classe dei privilegiati che ricevono pensioni d’oro e più di qualcuno, a partire da Bertinotti, si dice comunista. Ricordiamo bene quanto il presidente Ciampi teneva alla bandiera e all’inno; quanto Bertinotti tagliava il pelo per lungo nelle sue dettagliate analisi sulla giustizia sociale. (Un dubbio sul patriottismo da sempre ce l’ho e pure sulla bocche “piene” di giustizia.) Centinaia e centinaia di questi personaggi (non solo ex politici, ma un’intera moltitudine di cavallette a partire dai governatori della Banca nazionale a quelli dell’Inps, dagli ex generali ai manager della pubblica amministrazione) potrebbero dire: il nostro Paese è in difficoltà; ecco ciascuno di noi vuole dare un esempio personale rinunciando alla maggior parte di queste pensioni. Potrebbero ma non lo dicono. Sugli occhi qualcuno ha una cataratta, nelle orecchie forse troppo cerume, chissà? Ma con l’egoismo sono a posto: funziona bene, in ogni occasione.
Ci sono però altre cavallette, apparentemente mescolate con semplici mortali-campa-cavallo-che-l’erba-cresce. Tempo fa, conversando col sindaco di un piccolo Comune, lui mi ha dato ragione sulla battuta che esistono dirigenti (segretari o dirigenti dei vigili urbani, per esempio) di Comuni neppur tanto grandi – nello stesso Friuli in cui vivo – che guadagnano quasi come il re di Spagna e solo un pochino meno di Obama. L’Italia della casta ha permesso che esistesse questo meccanismo immorale e spaventoso dello spreco del denaro pubblico eliminando ogni pensiero sull’ethos elementare e sul bene comune.
Non credo che il governo Letta darà un vero esempio su questa piaga. Qualche percentuale di meno degli stipendi forse ci sarà, ma l’intero sistema dei privilegi non sarà toccato. Intanto sempre più giovani preparano le valigie. Tratto dal blog “Daniele Barbieri & Altr*” Božidar Stanišić Nasce a Visoko (Bosnia) nel 1956. Nel suo Paese, la ex-Jugoslavia, č saggista, critico letterario, autore di testi radiofonici e di racconti per infanzia. Agli inizi degli anni Novanta fugge dalla guerra civile in Bosnia, rifiutandosi di vestire alcuna divisa, e si stabilisce con la famiglia in Italia, a Zugliano (Udine). Nel 1993 pubblica I buchi neri di Sarajevo (Trieste, MGS Press, 1993), con una prefazione di Paolo Rumiz. Un racconto di questa raccolta č stato inserito anche nel Dizionario di un Paese che scompare, a cura di Nicole Janigro, Roma, Manifestolibri, 1994. Collabora attivamente con l’Associazione “Ernesto Balducci” di Zugliano, con la quale ha dato alle stampe tre raccolte poetiche, Primavera a Zugliano (1994), Non-poesie (1996) e Metamorfosi di finestre (1998), e il libro di prosa Tre racconti<(em> (2002). Del 2003 č il suo terzo libro di narrativa Bon Voyage (Portogruaro, Nuova Dimensione), mentre fra le piů recenti pubblicazioni troviamo Il cane alato e altri racconti (Verona, Perosini, 2007), La chiave in mano/Ključ na dlanu (Udine, Campanotto editore, 2008), La cicala e la piccola formica (Trieste, Bohem Press Italia, 2011). Diverse prose e poesie sono apparse in antologie italiane e straniere. Č autore del testo teatrale Il sogno di Orlando, edito in edizione privata nel 2006 e poi pubblicato sulla rivista on line Kúmá. Creolizzare l’Europa, n.13, 2007. home |