La Lavagna Del Sabato 13 Aprile 2013 GRILLO IN CINA Francesco Sisci
È, se si vuole, la solita storia di due paesi; uno molto grande e uno abbastanza piccolo; uno sovrappopolato e uno di media densità; uno affamato di successo, l'altro timido. Entrambi discendono da antiche civiltà; mangiatori di pizza, spaghetti e riso; superstiziosi, appassionati di fuochi d'artificio, Marco Polo, arte e buon cibo.
Sono Cina e Italia, legati ora in una maniera strana dai rispettivi - e indipendenti - recenti sviluppi politici e sociali.
Nel secolo scorso l'Italia è stato un banco di prova per nuove soluzioni politiche che hanno avuto conseguenze globali.
Il Fascismo è nato nella penisola negli anni Venti (sebbene sia emerso anche altrove) e ha causato lo scoppio della seconda Guerra Mondiale. Negli anni Settanta, il Partito Comunista filosovietico ha sostenuto il governo di coalizione che includeva i partiti filoamericani, dimostrando che il comunismo poteva adattarsi a un ambiente democratico.
Così, ha ispirato le riforme nell'Unione Sovietica di Gorbaciov qualche anno dopo, che hanno provocato il collasso del comunismo in tutta Europa.
A questo punto ci si chiede se la nuova entità politica italiana, il Movimento 5 stelle, creato dal comico diventato politico Beppe Grillo, porterà a qualcos'altro, se si a che cosa. Il movimento ha ottenuto un grande successo nelle recenti elezioni italiane malgrado rifiuti di entrare in contatto con gli elettori tramite i dibattiti televisivi, il tradizionale mezzo di campagna politica degli ultimi 5 decenni.
Il Movimento 5 stelle ha ottenuto voti attraverso gli incontri pubblici vecchio stile, le moderne chat multimediali e Twitter. Grillo e i suoi followers spiegano che questa è la nuova democrazia del web. In effetti, c'è qualcosa di estremamente moderno nel movimento politico di Grillo. Certamente il presidente Usa Barack Obama aveva capito l'importanza del web e aveva puntato su canzoni pubblicate su Facebook e slogan su Twitter. Durante la campagna elettorale era comunque andato in tv e non aveva trascurato i canali di comunicazione tradizionali.
Grillo, al contrario, rifiuta le apparizioni televisive, i dibattiti politici e persino le interviste della stampa italiana; tutto ciò ha esaltato la sua immagine portandogli quasi il 25% dei voti. Internet era ed è lo spazio per il dibattito interno. I candidati sono stati selezionati attraverso finte elezioni sul web tra i supporter di Grillo; le discussioni politiche si sono tenute in chat online piuttosto che in stanze fumose. Non ci sono stati incontri, cellule e comitati direttivi.
Effettivamente, non è l'unico elemento nuovo nel Movimento 5 Stelle. Contrariamente alle pratiche passate, Grillo e il suo principale partner, Gianroberto Casaleggio, hanno scelto di non candidarsi al parlamento. Malgrado ciò, i due leader controllano tutti i loro deputati eletti attraverso una serie di accordi vincolanti. Nel frattempo, i pochi top leader decidono le linee del partito in colloqui informali al telefono. Potrebbe non suonare bene - il partito sembra più un ente privato che un'organizzazione che promuove un cambiamento politico e un'effettiva partecipazione popolare - ma ha proposto una struttura che funziona in modo simile, se non migliore, a quella dei vecchi sistemi di partito.
Il partito di Grillo si organizza solo tramite Internet, senza le tradizionali trappole della vecchia politica. Pertanto questo tipo di associazione potrebbe essere possibile in qualunque altro paese dove l'organizzazione classica dei partiti è vietata, ma Internet e le telecomunicazioni sono altamente sviluppate - perchè quindi non in Cina?
Certamente, Pechino ha sperimentato a lungo i pericoli potenzialmente distruttividell'organizzazione tramite il web, specialmente grazie ai campanelli d'allarme delle sfortunate "rivoluzioni dei gelsomini" in Tunisia, Egitto e Siria. La Cina ha capito che le rivolte in Xinjiang e Tibet erano possibili grazie alla comunicazione tramite Internet, ma non ha deciso di chiudere o vietare la rete, piuttosto di prevenire proteste più grandi attraverso una serie di controlli.
Comunque, il caso Bo Xilai ha dimostrato che non solo il partito ora è vulnerabileall'opposizione da fuori (per esempio, proteste per l'indipendenza in Tibet e Xinjiang), ma che l'attuale leadership può essere sfidata da dentro. I membri del partito, insoddisfatti dalle politiche attuali, eppure non ancora "antirivoluzionari", potrebbero unirsi in web chat, gruppi e reti organizzate attraverso social network popolari in Cina come QQ, Wechat e persino Taobao (l'eBay cinese).
Qui i dibattiti politici, economici e sociali sono talmente diffusi che è impossibile controllarli. Quindi, la politica fino ad oggi è stata (saggiamente) di non ostacolare l'emersione di questi dibattiti, così da distinguere in maniera netta l'opposizione e quindi avvisare la leadership di possibili pericoli. Questi pericoli possono riguardare politiche che hanno bisogno di essere modificate e persone che dovrebbero essere reclutate o messe da parte.
In Cina, quindi, i dibattiti su Internet stanno diventando il terreno di prova per un più ampio dibattito democratico, persino senza discussioni aperte in tv o sui giornali, che rimangono abbastanza conservativi rispetto al web. La leadership del partito, i suoi membri e la gente comune stanno imparando a interagire tra loro e a sentirsi coinvolti nella politica del paese e stanno sviluppando un più ampio senso di appartenenza, o guishugan (vedi Xi has to get the party started, 22 dicembre 2012, Asia Times Online).
Ma nell'esperienza di Grillo ci sono altri elementi che potrebbero essere preoccupanti per la Cina o per qualunque altro paese che sperimenti la democrazia del web. Si può notare che le voci del movimento sono quelle più attive sul web, quelle che postano di più nelle chat e con commenti più pungenti.
In un certo senso, è la stessa situazione che si dà quando emerge una leadership in una folla, come afferma il premio Nobel per la letteratura Elias Canetti nel suo classico Massa e potere. Nella loro caotica, ribollente e lavica forma, le masse trovano il loro leader nella gente più estrema, vivace e radicale, scartando e persino distruggendo le menti più fresche e ragionevoli.
Ciò è evidente nella retorica di Grillo, piena di ironia, battute e osservazioni stravaganti che il lettore non sa se prendere sul serio o no. Non ci sono un'analisi lucida o proposte chiare, ma slogan volti a infiammare gli animi per tempi rivoluzionari e non per governare un paese. Questo linguaggio è simile alla terminologia stile Rivoluzione culturale che si può trovare in molte chat cinesi, dove le persone si scambiano insulti piuttosto che analizzare gli argomenti e proporre soluzioni ai problemi del paese.
In Cina, la retorica pubblica sembra non essersi evoluta dai tempi della Rivoluzione culturale e pervade lo spirito di molti noti intellettuali che credono, proprio come all'epoca, che un rivoluzionario debba criticare il governo e che lo status quo debba essere rovesciato. Può essere vero oppure no, ma è contrario all'esperienza degli ultimi trent'anni, in cui le riforme incrementali hanno portato risultati positivi.
Eppure le convinzioni di questi intellettuali cinesi vengono dalla tradizione comunista, che ignora l'impatto delle riforme sul cambiamento - e la Cina è guidata da un partito che si autodefinisce comunista. Nel frattempo, le riforme, strumento del governo che ha cambiato Pechino negli ultimi 30 anni, sono considerate l'unico mezzo di mutamento nei paesi capitalisti che apertamente si oppongono al comunismo e alla sua rivoluzione. C'è molta ironia qui, e un ampio margine di miglioramento.
Allora, per eliminare il latente pericolo rivoluzionario di gran parte della retorica di Internet, che funziona con la logica di una folla che ribolle, il partito alla guida attualmente deve distinguersi nettamente dal retaggio delle sue radici comuniste rivoluzionarie. Per secoli, infatti, ai cinesi il senso di questa separazione è stato: le regole e la retorica necessarie per ottenere il potere (tradizionalmente attraverso rivolte contadine, come fece Liu Bang, fondatore della dinastia Han e Mao Zedong) non possono essere le stesse usate per mantenerlo. Questi elementi sono chiari per la Cina, che non esita a prendere sul serio Internet e il suo peso politico nel processo decisionale interno.
Questo ci riporta in Italia. Se il percorso delle future riforme è più o meno evidente in Cina, non si può dire lo stesso per la penisola, dove nessuno finora è stato in grado di controllare l'effetto "valanga" di Grillo e di Internet sulla politica italiana.
Nessuno ha sfidato Grillo sul suo terreno di gioco, Internet, nessuno l'ha sfidato sul piano delle retorica rivoluzionaria, realizzando qualcuna delle ragionevoli riforme da lui proposte (vedi il taglio degli enormi costi della politica italiana) oppure contestandone la demagogia (vedi il salario minimo di cittadinanza, una misura che potrebbe far fallire l'economia italiana).
Con o senza Grillo, in Italia la voglia di rivoluzione sta crescendo. Il tessuto economico e sociale del paese è certamente troppo forte per suggerire una vera rivoluzione. Con circa 5 milioni di piccole e medie imprese, circa l'80% della popolazione con almeno una casa e i lavori umili affidati ai cittadini "di seconda classe" (circa 2 milioni di immigrati stranieri con pochi o nessun diritto), nessuno vuole realmente stravolgere il paese. Ma questo non significa che non ci siano aspirazioni per un cambiamento radicale e mentre l'economia nazionale si invortica in una spirale verso il basso, Grillo è l'unico che, fino ad ora, ha dato voce e forma a queste aspirazioni.
In Italia non c'è un percorso netto. Nessuno ha ben chiaro cosa farebbe Grillo se prendesse il potere; probabilmente non lo sa nemmeno lui. Nessuno è consapevole dello strisciante impatto che la crisi economica di Cipro e Slovenia potrebbe avere sul debole equilibrio politico italiano e quindi sulla solidità complessiva dell'euro.
Ciò rende la situazione dell'Italia altamente pericolosa per tutti e mentre il vento rivoluzionario soffia sempre più forte è difficile intervenire e sapere cosa il futuro riservi per il paese.
Anche qui, per la Cina il discorso è diverso. Mentre la leadership è forte e sta definendo gli obiettivi per i prossimi 10-20 anni, la sua società è e si sente debole. La maggior parte dei cinesi ha una casa o un pezzo di terra (più dell'80% della popolazione), ma si tratta di diritti recentemente acquisiti e molti nutrono dubbi al riguardo. In tanti sono diventati ricchi, ma le campagne anticorruzione ne hanno mandati altrettanti sul lastrico per via delle alleanze politiche con uno o con l'altro boss del partito. Molti facoltosi hanno lasciato il paese e temono per le loro ricchezze.
Intanto, altri stanno arrivando, sgomitando tra quelli che se ne vanno. In più, i valori sociali, culturali ed etici stanno cambiando molto velocemente, così che una generazione non riconosce più quelli della precedente e in pochi anni c'è poco o niente da tramandare. Questi elementi creano un gruppo instabile di business leaders e anche una base precaria per l'interazione morale e sociale. In politica, ci sono feroci lotte di potere, ma è tutto nascosto, il che rende difficile per chiunque controllare e valutare e predire come comportarsi per fare affari.
In altre parole, la società cinese è fragile, mentre la leadership cerca di mostrare la sua stabilità. Quindi, se quest'ultima si dividesse, l'intero paese tremerebbe. Ma se la leadership rimane unita, la società intera va avanti.
In Italia nulla di tutto ciò è chiaro. Grillo potrebbe davvero far uscire l'Italia dall'euro e così dare inizio al crollo della moneta e, quindi, a una crisi finanziaria globale con implicazioni imprevedibili.
Tratto dall'edizione on-line della rivista Limes. home |