La Lavagna Del Sabato 25 Agosto 2012 LADY BONTYFUL: TRA IMPEGNO POLITICO E SOCIALE Elisabetta Soro
C’era ben poco nella sua gioventù e nella sua formazione iniziale che lasciava presagire che sarebbe diventata la quintessenza liberale dei suoi tempi, il difensore umanitario dei poveri e degli emarginati, una cittadina del mondo amata da milioni di persone. Anna Eleanor Roosevelt fu la grande donna che spesso si dice stia dietro le gesta di un grande uomo.
Nata da una nobile famiglia di New York, nipote di Theodore Roosevelt, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1901 al 1909, divenne orfana all’età di dieci anni e venne mandata a vivere con la nonna materna in un ambiente ostile e solitario che non le diede l’adeguata preparazione per la vita pubblica. I parenti più stretti lamentavano il fatto che questa ragazzina timida, goffa e dalla personalità insignificante e schiva, non sarebbe mai diventata motivo d’orgoglio nella società.
Saputo dei disagi che viveva tra le mura domestiche, sua zia Anna Cowles, sorella di Theodore Roosevelt, decise di portarla via e di affidarla alle cure dello zio Ted. Fu lì che incontrò per la prima volta suo cugino e futuro marito Franklin Roosevelt.
Incoraggiata dalla zia Anna, Eleanor perfezionò la sua educazione in una scuola femminile in Inghilterra, dove fu esposta alle influenze liberali e al pensiero indipendente. Al suo rientro a New York si impegnò nel campo dell’assistenza sociale, seguendo una tradizione familiare di filantropia.
Nel 1905 sposò suo cugino, Franklin Delano Roosevelt e iniziò per lei un lungo periodo di apatia, in cui sentiva di essere semplicemente un’ impacciata giovane matrona.
Furono per lei anni di inattività e dipendenza passiva, poiché permise al marito, alla suocera e persino alla balia dei suoi figli di gestire e decidere della sua vita. Quando FDR venne eletto segretario della Marina Militare, la matrona Roosevelt si trasferì a Washington. Qui Eleanor iniziò gradualmente a diventare più indipendente, malgrado si sentisse inadeguata ai nuovi ruoli sociali che le venivano assegnati. Fu probabilmente la scoperta nel 1918 dell’infedeltà coniugale del marito che intensificò la sua determinazione a farsi da sola strada nel mondo. Tre anni dopo Franklin Delano Roosevelt fu colpito dalla poliomielite, che lo lasciò senza l’uso delle gambe e che quasi mise fine alla sua carriera pubblica.
In un capovolgimento di ruoli, Eleanor Roosevelt si trovò ora a dover governare la sua casa e a gestire gli affari familiari, mentre Franklin Roosevelt fu obbligato a dipendere da lei.
Questa situazione ebbe notevole impatto su entrambi i coniugi che da questo momento divennero partner politici e dovettero operare insieme per raggiungere gli stessi fini.
Eleanor iniziò a lavorare instancabilmente per promuovere la sua carriera.
Negli anni venti la First Lady venne attivamente coinvolta nelle questioni sociali e il suo interesse in campo politico aumentò di conseguenza. Dedicò molte delle sue energie al partito democratico newyorkese:“…Per me, il sistema democratico rappresenta la più grande speranza di autorealizzazione dell’uomo, di una vita ricca di promesse e libera dalla paura…non possiamo vivere senza speranza,” scrisse in uno dei suoi numerosi saggi, e si fece portavoce delle condizioni di vita dei poveri, dei lavoratori e dei bisognosi, nei confronti dei quali era sempre stata particolarmente sensibile.
I Roosevelt si trasferirono alla Casa Bianca nel 1933, quando la Grande Depressione aveva raggiunto il suo apice. Fu proprio nella Casa Bianca che Mrs. Roosevelt apprese dei numerosi problemi dei senzatetto, dei disoccupati e degli indigenti che le scrivevano circa le loro sofferenze e ai quali non mancava di rispondere con parole di incoraggiamento attraverso le agenzie di pubblica assistenza del New Deal oppure attraverso opere di personale beneficenza.
Il suo impegno a favore dei più deboli impressionò positivamente anche i giovani che strinsero con lei un rapporto privilegiato che coltivarono epistolarmente. Durante il suo primo anno alla Casa Bianca, Eleanor Roosevelt ricevette un totale di 300.000 lettere dalle cui pagine scaturiscono una grande intimità e un affetto sincero. Una segretaria addetta alla corrispondenza quotidianamente smistava, leggeva e rispondeva ai numerosi messaggi e ne sceglieva 50 al giorno da far leggere personalmente alla First Lady. Spesso Mrs. Roosevelt riteneva necessario agire direttamente sul posto e si recava a verificare la situazione di disagio delle famiglie che le avevano scritto, oppure premeva perché le agenzie del New Deal prendessero in considerazione la richiesta di aiuto a lei pervenuta. In risposta alle lettere fece talvolta una pressione diretta al governo perché venissero creati dei programmi adatti al bisogno di quelle persone; The National Youth Administration (NYA) e The Youth-Oriented Programs of the Works Progress Administration sono due esempi. Eleanor Roosevelt contribuì personalmente alla fondazione della National Youth Administration nel Giugno 1935.
La NYA aiutò più di 2 milioni di studenti delle scuole superiori e universitari a continuare la loro carriera scolastica concedendo loro sovvenzioni in cambio di lavoro. Lavoravano nelle biblioteche e nei laboratori della scuola, oppure nelle fattorie. La NYA procurò lavoro anche a 2,5 milioni di giovani che non studiavano e non lavoravano. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i giovani della NYA vennero assunti nelle industrie di armamenti dove acquisirono abilità lavorative che sarebbero tornate loro utili per il futuro.
I bambini in particolare colpirono positivamente Mrs. Roosevelt per la spiccata sensibilità che dimostrarono verso i problemi familiari e la grande maturità nella scelta dei regali da chiederle; regali non intesi come strumenti di puro divertimento, ma come oggetti di primaria necessità. Questo è il caso delle frequenti richieste di biciclette, considerate mezzi di trasporto e non semplici passatempo. Nel 1935, una ragazzina del Massachusetts scrisse:
Caro presidente e sig.ra Roosevelt.
… La scuola che frequento è molto lontana… Mio padre lavora solo due giorni alla settimana e siamo in sei nella mia famiglia, è impossibile per noi comprare una bicicletta!…Le assicuro che la bicicletta non verrà usata per divertimento, ma per necessità…
Comuni erano anche le richieste di vestiario. I ragazzi chiedevano a Mrs. Roosevelt abiti o accessori, anche usati, per tenersi caldi o solo per assumere una parvenza di rispettabilità.
Cara sig.ra Roosevelt,
...ha qualche vecchio vestito che non utilizza più? Non immagina quale onore sarebbe per me indossare i suoi abiti. Non ho un cappotto. I vestiti potrebbero starmi troppo grandi, ma posso ridurli così da riuscire ad indossarli. Non solo vestiti, ma anche scarpe vecchie, cappelli, calze, e biancheria intima mi farebbero comodo. Ho anche tre fratelli che apprezzerebbero qualsiasi vecchio abito dei suoi figli o di suo marito.
Mi piacerebbe che vedesse la parte Nord dell’Alabama in questo periodo. Gli alberi, le piantagioni e ogni cosa sono coperti di ghiaccio e neve. È una scena molto graziosa da vedersi. Ma che freddo fa qui…
Gli abiti erano inoltre necessari per andare a scuola particolarmente nella stagione fredda, come spiega questa tredicenne dell’Arkansas che scrisse alla First Lady nell’inverno 1936,
…Sono una ragazza povera…sono in terza media, ma non posso andare a scuola perché non ho i libri per studiare e abiti da indossare. Ho grande necessità di vestiti e fogli di carta...
È attraverso queste lettere che Eleanor Roosevelt si rende ancora più conto del disperato bisogno di aiuto della gente. Un bambino di Salida, Colorado, confessa a Mrs. Roosevelt che la sua famiglia era così povera che “ogni settimana capita che uno o due giorni andiamo a letto senza mangiare.” Nel 1933 un quattordicenne di Milltown, New Jersey, affetto da una grave malattia racconta alla First Lady dei suoi patimenti.
Il senso di tristezza e privazione tra i bambini e gli adolescenti era grande e Eleanor Roosevelt non rimase indifferente a tutto ciò. La fiducia in Mrs. Roosevelt e nella beneficenza del governo federale durante il New Deal superò le barriere religiose, etniche e linguistiche, accomunando nella preghiera di soccorso “nordisti” e “sudisti”, pionieri e stranieri, afroamericani ed euroamericani. Come una “povera ragazza di colore” (com’ella stessa si definisce) spiega a Mrs. Roosevelt dopo averle chiesto di trovare una lavoro a suo padre per aiutarla a pagare i suoi studi.
Fu in questi anni che Eleanor Roosevelt sviluppò la sua immagine pubblica di donna attiva, impegnata e altruista. La sua agenda era fitta di impegni che spaziavano dai discorsi pubblici alle visite nei diversi stati per rendersi personalmente conto delle condizioni di vita dei suoi abitanti, e presto il suo nome divenne un simbolo per le cause nobili. Ma è dalle pagine dei quotidiani e delle riviste in cui spesso scriveva che traspare tutta la sua umanità, responsabilità e desiderio di cambiamento. “…E’ assolutamente necessario salvaguardare la salute dei nostri lavoratori ora e sempre,” disse affidando le sue parole allo Scribner’s Magazine nel marzo 1933.
Inizialmente Franklin Roosevelt apparve contrariato dall’intrusione di sua moglie negli affari pubblici e politici della nazione e la invitò a limitare i suoi sforzi alla sezione femminile degli scouts.
Gradualmente, però, il presidente imparò ad apprezzare le opinioni di sua moglie e spesso chiese il suo parere riguardo alcuni problemi. Dopotutto in qualità di moglie del presidente, Eleanor imparò presto ad usare tutta la sua influenza per portare all’attenzione del primo cittadino degli Stati Uniti i problemi sui quali pensava si dovesse agire rapidamente.
Per tenere informato il presidente, Eleanor iniziò personalmente a viaggiare quasi ovunque all’interno della nazione per indagare le condizioni delle zone più disagiate e riportare alla Casa Bianca un resoconto dettagliato. Durante questi anni la First Lady utilizzò la sua posizione per portare alla luce anche le ingiustizie e le iniquità del suo paese. Fu la prima persona di rilievo nazionale a parlare apertamente di diritti e uguaglianza per gli afroamericani e scandalizzò molti osservatori ospitando dei neri nella residenza ufficiale del Presidente degli Stati Uniti. La sua preoccupazione per la situazione degli afroamericani la spinse a lavorare a stretto contatto con la National Association for the Advancement of Colored People (l’Associazione Nazionale per il Progresso della Gente di Colore - NAACP) e nel 1939 con un gesto eclatante che non passò inosservato all’opinione pubblica si dimise dalle Daughters of the American Revolution (Figlie della Rivoluzione Americana – DAR) in segno di protesta poiché l’associazione rifiutò di far cantare durante una cerimonia a Washington la cantante nera Marian Anderson.
“Proprio perché i neri sono la minoranza più numerosa nel nostro paese, l’analisi del nostro atteggiamento nei loro confronti deve essere tra le nostre priorità,” scrisse nell’articolo “Race, Religion and Prejudice,” pubblicato dal New Republic nel maggio 1942.
Diffuso in modo particolare negli stati del sud, il razzismo riemerse in tutta la sua violenza proprio durante la presidenza Roosevelt, quando gli anni della Grande Depressione segnarono allo stesso modo “bianchi e neri” che si trovarono a condividere gli stessi patimenti e a chiedere aiuto al medesimo governo.
“Dobbiamo continuare a guardare avanti instancabilmente, rimuovendo le restrizioni che non hanno senso e combattendo i pregiudizi. Se saremo saggi inizieremo a farlo ove questo è più facile, e staremo a guardare diffondersi gradualmente questo nuovo atteggiamento ai luoghi dove i vecchi pregiudizi sono duri a morire,” scrisse in un articolo apparso l’11 maggio 1942 nel New Republic.
Eleanor, conosciuta anche come “Lady Bontyful”, chiedeva a gran voce uguaglianza di fronte alla legge, uguaglianza nell’istruzione, uguaglianza sul lavoro, uguaglianza nella politica, criticando apertamente i valori di una democrazia che negava questi diritti fondamentali per ogni cittadino nella propria terra. E ricordando gli intellettuali afroamericani del periodo ribadì il concetto che “nel lavoro non ci dovrebbero essere linee del colore a dividerci.”
Grazie alla sua passione e al suo impeto Eleanor si distinse anche per il suo particolare impegno a favore delle donne. Mrs. Roosevelt era convinta che le donne avessero delle attitudini particolari per il lavoro e per la politica, e si sforzò in ogni modo di inserirle in ogni ambiente malgrado i numerosi ostacoli che incontrò. Ogni giorno arrivavano un fiume di lettere indirizzate a lei da parte di donne sposate o vedove che si trovavano a capo della famiglia oppure di donne sole, senza mezzi per sostenere se stesse e i propri cari, che chiedevano assistenza.
I sondaggi del periodo rivelano che in quattordici stati industriali il 25% dei disoccupati iscritti alle liste di collocamento erano donne. Ma i progetti di massa come quelli nel campo dell’edilizia o nel settore agricolo non erano considerati adatti al lavoro femminile, costringendo le numerose mamme, mogli e figlie ad abbandonarsi al proprio destino di povertà. Fu grazie alle insistenze della First Lady che venne creata una divisione femminile all’interno del Federal Emergency Relief Administration (FERA) di cui nel 1933 divenne direttrice Ellen Sullivan Woodward. Nel giro di un mese vennero assunte da 300,000 a 400,000 donne. Il 29 novembre 1933 era infatti stato dato ordine agli amministratori statali di prestare particolare attenzione affinché le donne venissero impiegate ovunque possibile. Woodward si mise immediatamente a lavoro e da dicembre dello stesso anno, gli iter procedurali fluirono quasi ogni giorno dal suo ufficio ai direttori statali della FERA, con delle precise istruzioni per la creazione di progetti adatti al lavoro femminile: raccolta (giocattoli, vestiario, libri…), riparazioni (libri, indumenti, mobilio), cucito, infermieristica, servizi bibliotecari (incluse le traduzioni in Braille), ed economia domestica (aiuti per le faccende domestiche, servizi mensa e così via).
Già dalla metà di gennaio del 1934, la situazione era notevolmente migliorata e Woodward scrisse in tono ottimistico sul futuro lavorativo delle donne e della mancanza di discriminazione dell’amministrazione Roosevelt nel provvedere eguali opportunità di lavoro agli uomini come alle donne bisognosi.
Quando il presidente Roosevelt nel maggio 1935 creò una nuova agenzia di lavoro per i coletti bianchi, Woodward lanciò una nuova sfida. Il suo obiettivo era quello di collocare 500.000 donne tra i diciotto e i sessantacinque anni a lavorare nelle nuove organizzazioni, alcune di loro in occupazioni già testate nell’ambito di altri progetti, altre in posti una volta considerati di esclusiva competenza maschile.
Ogni qualvolta sorgevano delle difficoltà amministrative a danno del settore femminile, Ellen Woodward si appellava a Eleanor Roosevelt, perché risolvesse il problema. Come accadde durante i primi mesi di vita del Works Progress Administration in cui, a causa di questioni burocratiche, il programma di lavoro femminile stentò a decollare. Woodward contattò celermente Mrs. Roosevelt e nell’ ottobre 1935 tutto era stato risolto.
Nel 1935 venne creato il programma di addestramento ai lavori casalinghi per istruire le donne tra i diciotto e i venticinque anni a svolgere in modo soddisfacente le faccende domestiche e a metà del 1936 l’impiego delle donne all’interno dei progetti federali aveva raggiunto il suo culmine. Vennero create nuove sezioni di lavoro che includevano persino dei corsi di cucito.
La dedizione e l’impegno di Eleanor Roosevelt valsero alle donne in generale e a Ellen Woodward in particolare un posto di notevole importanza nella società, visto che fino a quel momento non molte posizioni dirigenziali erano state affidate a delle donne e con fatica erano state fino ad allora riconosciute nelle loro professioni.
Dopo la morte di Franklin Delano Roosevelt nel 1945, Eleanor divenne delegata statunitense alle Nazioni Unite. Con la consueta dedizione che la caratterizzava, lavorò senza sosta e contribuì a stilare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, uno straordinario documento di importanza internazionale. Ottenne così il titolo di “First Lady del Mondo”, con cui spesso ancora oggi viene ricordata. Ha inoltre presieduto la Commission on the Status of Women (la Commissione sulla condizione delle donne) di cui fu presidente John F. Kennedy.
Anna Eleanor Roosevelt morì il 7 novembre 1962 a 78 anni, e fino alla fine continuò a dare il suo appassionato appoggio alla causa dei diritti umani.
Di lei oggi rimane un amorevole ricordo e i numerosi scritti, preziosa eredità: My Day (1935), l’editoriale della First Lady. Sei giorni alla settimana il forum analizzava i diversi punti di vista sulle tematiche care alla signora Roosevelt e continuò fino al 1962, interrompendosi solo per quattro giorni al momento della morte del presidente; This Is My Story (1937), l’autobiografia che copre gli anni dalla sua infanzia fino alla convenzione democratica del 1924 e l’elezione di suo marito a governatore di New York; This Troubled World (1938), la First Lady riflette su ciò che è necessario per ottenere la pace mondiale; in The Moral Basis of Democracy (1940), Eleanor argomenta sulla necessità di un risveglio della morale basato su un vero senso di fratellanza al fine di rettificare le ingiustizie; If You Ask Me (1946), in cui la First Lady risponde a diverse domande su una varietà di temi presentati sul “Ladies Home Journal”; This I Remember (1949), è il proseguo del precedente volume autobiografico “This Is My Story,” in cui Mrs. Roosevelt copre gli anni dal 1924 al 1945 in quella che è considerata come la migliore autobiografia prodotta da una First Lady; On My Own (1958 – pubblicato postumo), racconta la sua vita dalla morte del marito nel 1945 fino al 1958; The Autobiography of Eleanor Roosevelt (1961), include tutti i precedenti volumi autobiografici della First Lady in successione storica; Tomorrow Is Now (1962), è l’ultimo libro di Eleanor Roosevelt. Lo stava ultimando quando il dr. Gurewitsch le diagnosticò una rara incurabile malattia del sangue. Il libro è stato pubblicato dopo la sua morte, e parla delle sue speranze per il futuro riguardo la situazione economica nazionale e mondiale, l’istruzione, la pace. Sono numerosi anche i saggi e gli articoli apparsi in diverse riviste e quotidiani.
Di lei oggi si può dire che di fronte alle più grandi avversità del ventesimo secolo, la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale, si pose con senso di ottimismo e determinazione, riuscendo a cogliere le opportunità e a combattere le difficoltà che le si presentavano, mostrandosi al mondo per la grande donna che era sempre stata.
Adlai Stevenson (ex candidato democratico alla presidenza) scrisse di lei: “Avrebbe preferito accendere una candela che maledire l’oscurità.”
Bibliografia
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David R. Myers, Margaret Morrison L., and Marguerite D. Bloxom. First Lady : A Bibliography of Selected Materials by and about Eleanor Roosevelt / compiled on the occasion of the centenary of her birth. Washington D.C. : Library of Congress : U.S. G.P.O., 1984
Anna Eleanor Roosevelt, “Henry Wallace’s Democracy”, New Republic 11 (August 7, 1944);165-166
Anna Eleanor Roosevelt, “Keepers of Democracy”, The Virginia Quarterly Review 15:1 (Winter 1939); 1-5
Anna Eleanor Roosevelt, “Lady Bountiful Rolls Up Her Sleeves”, The Reader’s Digest 32 (March 1938); 53-55
Anna Eleanor Roosevelt, “Race, Religion and Prejudice”, New Republic 106 (May 11, 1942); 630
Anna Eleanor Roosevelt, “The State’s Responsibility for Fair Working Conditions”, Scribner’s Magazine 93 (March 1933); 140
Anna Eleanor Roosevelt, “What Has Happened to the American dream?”, The Atlantic Monthly 207 (April 1961); 46-50
Anna Eleanor Roosevelt, “Women Have Come a Long Way”, Harper’s Magazine 201 (October 1950); 74-76 Elisabetta Soro nasce in provincia di Cagliari dove si laurea in Lingue e Letterature Straniere con una tesi in letteratura angloamericana dal titolo “The Florida Federal Writers’ Project.” Oggi è un preparatore linguistico presso l’Università degli Studi di Cagliari e continua a coltivare la sua passione per la letteratura afroamericana. Si occupa anche di traduzioni presso la stessa università e di scrittura creativa. home |