La Lavagna Del Sabato 21 Gennaio 2012 LA RUSSIA DI OGGI Yuri Afanasiev
La struttura sociale della società russa poggia su una situazione deprimente: il 5% delia popolazione, che gestisce i flussi finanziari e delle materie prime, non conosce difficolta materiali; un altro 15-20% è costituito dalla "classe media", in un modo o nell'altro legata al "mutante" socio-economico che si è costituito, e di cui rappresenta il principale alleato e sostegno sociale.
I rappresentanti di questa classe media non sono ingegneri, medici o insegnanti, né professori, imprenditori, operai qualificati o imprenditori agricoli; sono invece soprattutto lavoratori del settore dei servizi e del divertimento.
Il restante 70-75% delia popolazione e costituito dai "nuovi" e "vecchi" poveri, che vivono non al di sopra di un livello da riproduzione di forza lavoro, fenomeno testimoniato eloquentemente dalla situazione demografica in Russia
Notazione preliminare: lungi dall'essere condivisa da tutti, la mia posizione può contare tuttavia in Russia su alcuni sostenitori, tra cui talune forze politiche. In particolare, non sarà difficile rintracciare numerose corrispondenze tra le mie valutazioni e quanto sostiene G. Javlinskij, leader di "Jabloko" ("La mela"), partito al quale non sono iscritto, le cui posizioni mi trovano pero idealmente affine.
Per la seconda volta negli ultimi cento anni la Russia rappresenta l'anello debole nella catena degli equilibri mondiali, circostanza che ci obbliga, in quanto russi, ad analizzare noi stessi con grande attenzione. Non solo per un ragionevole egoismo, ma perché altrimenti non sarebbe possibile comprendere alcuni odierni orientamenti internazionali, che abbiamo avuto la ventura di sperimentare in Russia prima che altrove, proprio come accadeva all'inizio del XX secolo. Nel 1917 erano pochi a rendersi conto che la Russia non fosse affatto pronta a fungere da avanguardia mondiale, e questa svista e costata cara sia alla Russia che all'umanità intera. Cosi adesso, nella nostra condizione di discutibile ritorno all'economia di mercato (recentemente l'Unione Europea ha riconosciuto all'economia russa lo status di economia di mercato), per evitare che si riproduca una situazione altrettanto pericolosa, forse anche più pericolosa di allora, ci si rende necessario un profonde ripensamento, consapevoli che oggi in Russia, davanti agli occhi del mondo, si stia affermando una sorta di mostro economico.
Decenni di organizzazione comunista, uniti agli ultimi dieci anni (dal punto di vista economico e necessario considerare questo intervallo di quasi novant'anni di storia come un periodo unico), hanno generato un mutante socio-economico che non conosce analoghi nella pratica mondiale, e che in ragione di questa unicità non cede a una rigida definizione accademica, a causa della povertà del lessico socio-economico tradizionale.
L'economia russa di oggi e un'economia mista, termine che non va pero inteso come comunemente lo intende la teoria economica. Si tratta di un sistema in cui mista è la stessa logica del comportamento economico: è capitalismo ma non del tutto, e in qualche misura non lo e affatto. Senza dubbio, non e una democrazia di diritto, ma al tempo stesso non e anarchia, ne assoluto predominio della mafia. È una situazione socio-economica in cui c'è tutto: il diritto, la consuetudine, l'arbitrio e la criminalità. E una società in cui si vive secondo criteri che non e possibile ricondurre a un sistema di diritto preciso o logico.
Alla base del nostro "mutante" socio-economico si e posto il connubio tra proprietà e Stato, fenomeno già tradizionalmente russo e conservatosi anche in epoca sovietica, cui in epoca post-sovietica si e venuta affiancando una criminalità diffusa. Ma il tratto distintivo degli ultimissimi anni rimane la militarizzazione della classe dirigente.
Durante la presidenza di Eltsin le "strutture di forza" (i capi militari, i vertici dei servizi segreti e degli organi di tutela della legge a diversi livelli) prendevano parte all'attività economica e finanziaria in quanto rappresentanti dello Stato. Partecipavano direttamente alla distribuzione della proprietà e del capitale, sfruttando la "copertura" garantitagli dalla posizione politica. Di norma non intervenivano pero apertamente, da protagonisti, bensì agivano "nell'ombra".
Negli ultimi tre anni la situazione e cambiata: le "strutture di forza" hanno assunto apertamente ruoli di potere a tutti i livelli. Dirigono banche, prendono parte personalmente alla redistribuzione della proprietà, sono a capo di organizzazioni criminali. La classe dirigente ha rinnovato al 70% i propri vertici grazie a militari, rappresentanti dei servizi segreti e delle forze dell'ordine.
Una siffatta simbiosi tra strutture di potere, burocrati corrotti e ambigui uomini d'affari ha determinato lo sfruttamento parassitario di una parte consistente delle risorse nazionali. Il budget del Paese rimane pericolosamente dipendente dalla situazione finanziaria di un paio di decine di grosse imprese nei settori delle materie prime e delle infrastrutture, che sfruttano le risorse naturali del Paese per interessi corporativi e personali, e in pratica riescono a sfuggire a qualunque tipo di controllo sociale.
Nell'analizzare un nuovo sistema di questo genere e necessario limitarsi a elencarne i segni distintivi più importanti, senza tentare definizioni rigide, e su questa base trarre delle conseguenze, che non sempre appariranno del tutto convincenti.
La presente analisi e complicata dal fatto che gli ultimi anni sono stati relativamente positivi per l'economia russa. Dopo otto anni di calo costante (1991-1998), gli indicatori ufficiali della produttività hanno registrato un aumento significativo. Già da due anni le esportazioni superano i cento miliardi di dollari, assicurando un forte saldo in attivo della bilancia commerciale e della bilancia dei pagamenti.
Il miglioramento degli indicatori economici e spiegato normalmente da economisti e politici con la svalutazione del rublo e il rincaro di quasi tre volte del prezzo del petrolio sui mercati mondiali. Questo e vero in linea di principio, molti pero sostengono che la stessa economia russa abbia registrato positivi cambiamenti al suo interno.
Sono tuttavia proprio questi dati positivi a dimostrare, ancora più degli insuccessi precedenti, la limitatezza di un simile sistema, la sua impossibilita di superare i propri problemi e accorciare le distanze rispetto ai paesi altamente e mediamente sviluppati.
I tassi di crescita ufficiali, tenendo conto del livello di partenza, rimangono molto contenuti, nonché basati su fattori fragili e instabili. La crescita dichiarata non corregge in alcun modo la deformazione evidente e pericolosa dell'economia nel settore delle materie prime.
Questo settore assorbe quasi l'80% degli investimenti di capitali, controlla direttamente o indirettamente una parte sempre più significativa dei flussi finanziari complessivi in Russia, garantisce gli introiti di valuta straniera, ma rimane per intero nelle mani di alcuna potenti corporazioni.
Le risorse del sottosuolo risultano essere di fatto proprietà privata di pochi. Il capitale privato di ciascuno degli "oligarchi" russi, che si sono impossessati negli ultimi due o tre anni delle più importanti industrie e delle materie prime, si misura nell'ordine di molti miliardi di dollari, fatto senza precedenti nella pratica socio-economica mondiale. I profitti annuali che poche decine di "oligarchi" ricavano dallo sfruttamento delle risorse naturali, apparentemente innalzano il bilancio di tutto il Paese, in realtà escono dai loro conti per confluire in banche straniere.
Una crescita economica di questo tipo non ha certamente risolto il problema dell'occupazione in Russia. Gli indicatori relativamente bassi delia disoccupazione non devono in alcun modo trarre in inganno: il sistema di fatto condanna non meno della meta dei russi di oggi a un'esistenza estremamente precaria, in condizioni di perenne disoccupazione e di nutrizione da medioevo. Chi lavora e impiegato prevalentemente nella sfera dei servizi, settore che non richiede alcuna particolare qualifica, ma con salari di conseguenza molto bassi e privo di alcun tipo di tutela sociale.
I profitti si distribuiscono in modo assolutamente disomogeneo. La popolazione che vive in assoluta povertà, ovvero che non riesce a soddisfare neanche i bisogni primari, rappresenta il 30%.
La struttura sociale delia società russa riflette questa situazione: il 5% della popolazione, che gestisce i flussi finanziari e delle materie prime, non conosce difficolta materiali; un altro 15-20% e costituito dalla nostra "classe media", in un modo o nell'altro legata al mutante socio-economico che si e costituito, e di cui rappresenta il principale alleato e sostegno sociale. I rappresentanti di questa classe media non sono ingegneri, medici o insegnanti, ne professori, imprenditori, operai qualificati o imprenditori agricoli, sono invece soprattutto lavoratori del settore dei servizi e del divertimento. il restante 70-75% della popolazione e costituito dai "nuovi" e "vecchi" poveri, che vivono non al di sopra di un livello da riproduzione di forza lavoro, fenomeno testimoniato eloquentemente dalla situazione demografica in Russia.
Vittime del "risanamento" delle finanze russe sono state l'istruzione e la scienza. Negli ultimi 8-9 anni la spesa per l'istruzione e diminuita del 55%, col risultato di un crollo della qualità dell'istruzione stessa, e l'emigrazione di non meno di un milione di persone istruite.
Da quanto detto e possibile constatare che la situazione russa attuale non si sta evolvendo in senso positivo verso una direzione stabilita, come può essere il passaggio da un'economia amministrativa, tipica di un sistema totalitario, verso un'economia di mercato propria di una moderna società di diritto. Si tratta piuttosto di una bizzarra e rischiosa mescolanza che si esplica sui livelli più diversi, per cui istituti moderni, caratteristici di una economia di mercato e di una democrazia di diritto, convivono accanto a reti di relazioni tradizionali, precedenti alla democrazia e al mercato, civili c criminali. La loro dinamica generale e dominata da una tendenza che appare più "browniana", che non volta al ristabilimento di un ordine. Purtroppo, non ci sono basi fondate per escludere che una simile prospettiva comporti un mutamento di male in peggio.
E allora paradossale che con tutto il suo eclettismo, la sua astrattezza e l'evidente mancanza di logica, questo sistema-mutante, al pari dell'ex-sistema sovietico, possieda una sua stabilita intrinseca. E capace non solo di autoriprodursi, ma anche di svilupparsi, come testimoniano i relativi successi degli ultimi tre anni. Il sistema appare abbastanza sicuro, essendosi costituito uno strato significative di potenti personaggi che in un modo o nell'altro riescono a trarre da questo sistema un vantaggio personale non trascurabile. Un importante fattore a garanzia di questa stabilita risiede nel fatto che in pratica tutta l'élite della Russia di oggi e legata a questo sistema e non può pensare di modificarlo senza danneggiare se stessa, direttamente o indirettamente.
Tutta la politica del potere attuale, pur presentandosi in una forma statale del tutto legale, in sostanza si risolve per intero in una lotta tra clan e all'interno di essi; allo stesso modo, gli organi centrali c regionali del potere elaborano e realizzano scenari "politecnologici" per influenzare la popolazione all'unico scopo di conservare e perpetuare la propria situazione economica e la riproduzione di se stessi nel potere.
Con il nuovo Presidente, come già accadeva con Eltsin, il potere non può affidarsi in questa lotta ad una propria egemonia, che sostanzialmente non esiste, ma si limita a sfruttare il contrasto di piccoli gruppi. Il tentativo di riprendere il controllo dei flussi finanziari, nel corso di una campagna "anti-oligarchica", si e risolto in sostanza in un'azione penale nei confronti di magnati delle comunicazioni politicamente scomodi. E una politica che non introduce riforme strategiche in materia di tasse, esercito, alloggi, pensioni, monopoli, giustizia ecc.; si tratta di riforme che "non vanno"...
Le prospettive di sviluppo appaiono minacciose. Se non si abbandona questo terreno calamitoso e non si segue rigidamente la logica di tendenze che si sono già delineate, si deve riconoscere che il sistema economico che si e costituito consente un livello dl vita accettabile a non più di un quarto della popolazione. Questo 25% della popolazione sarà la garanzia della stabilita socio-politica del sistema. Per quanto riguarda gli altri, l'"economia di mercato" (nonostante il recente riconoscimento da parte dell'Unione Europea) non potrà fare nulla, e questi finiranno per costituire l'elemento distruttivo del sistema: essendo loro la schiacciante maggioranza, il risultato sara un grave degrade sociale, In siffatte condizioni, indipendentemente dagli orientamenti soggettivi di chicchessia, una simile configurazione del potere e della società non può che condurre all'instaurarsi di un regime poliziesco, basato sulla forza e sulla disinformazione.
Propriamente, tutto ciò e già davanti ai nostri occhi; basti pensare al senso delle ultime dichiarazioni di Putin sulla Cecenia e considerare ancora una volta il monopolio crescente dello stato sull'informazione.
Di quale utilità per gli altri paesi può essere l'esperienza dello strutturarsi di un simile ordine sociale in Russia? Cattivi riformatori intorno a Eltsin hanno imparato a memoria le belle parole "sacra e inviolabile proprietà privata", conducendo la privatizzazione in fretta e furia e non senza interessi egoistici, con il contributo delle democrazie occidentali e l'immediata partecipazione del capitale occidentale. Un manipolo di magnati ha privatizzato gran parte delle grandi industrie, nonché quasi tutte le risorse naturali, ponendo le basi del mutante socio-economico di cui si parla. Questi avevano allora "dimenticato", e ora con Putin non possono più permettersi di ripensare che la proprietà privata, se dal punto di vista qualitativo e il dominio illimitato, totale e libero dell'uomo su una determinata sfera di beni materiali, dal punto di vista quantitativo non e affatto assoluta e illimitata. E limitata dagli interessi della società per intero, gli interessi della maggioranza. Liberta, uguaglianza e fratellanza saranno buoni solo allora, quando saranno stati realizzati e accolti nella loro totalità.
Infine, la causa più importante e determinante dell'insuccesso russo nella costituzione di un ordine economico che possa essere al servizio dell'uomo: i nostri governanti e i loro consulenti hanno profuso forze e parole per l'affermazione di un'economia di mercato, di liberalismo, democrazia, dimenticando tuttavia che la garanzia di solidità di una democrazia liberale non sono le idee, i principi astratti dell'economia, ma gli istituti politici, con la funzione di "terza forza" di tutela del sistema. II principio della priorità degli istituti sull'economia e stato elaborato dall'economista premio Nobel Douglas North. Già nel 1993 North sottolineava l'importanza di questo principio rispetto alla Russia. Ma l'"inerzia del percorso" o per meglio dire la "via russa" e entrata in azione ancora una volta. Non si e prestato ascolto ai saggi consigli, non credo anzi che qualcuno li abbia sentiti. Dietro ai discorsi sull'economia di mercato con le sue numerose attrattive, gli sforzi di tutto il potere, con in testa il Presidente, sono stati finalizzati alla distruzione degli istituti politici che almeno potenzialmente avrebbero potuto rivestire, in futuro, il ruolo di "tribunale arbitrale", a garanzia del liberalismo e della democrazia.
Il Consiglio della federazione e stato di fatto liquidato. La Duma e stata mutata in un docile "Consiglio supremo alla sovietica". La procura e divenuta l'organo punitive del potere esecutivo, e la giustizia un altro organo esecutivo. Per di più, tutti questi organismi erano già di per se corrotti e privatizzati. Come risultato, la classe dirigente e tutta la Russia si sono assuefatte a un intero complesso di regole e istituti vecchi e nuovi, inutili e dannosi, che costa più distruggere che conservare.
Cosi viviamo al momento. Invece di fare gli sforzi necessari per non ricadere nella tradizionale "via russa", il potere utilizza tutte le sue forze per affossare ogni nostra possibile strada.
Se disponiamo ancora di una nostra saggezza, allora questa consiste nell'individuare sul suolo russo tendenze generali.
Ed estrema saggezza consiste proprio nell'interpretare simili tendenze, obbedendo non ad avidi interessi immediati, ma a problemi umani, sopranazionali, forse addirittura sovrannaturali. (Tratto dal sito “Mondo Operaio”. Traduzione dal russo di Grazia Perugini) Yuri Afanasiev è uno dei più importanti storici della Russia. home |