LA BELLEZZA IN ARRIVO Brano tratto dal romanzo L’amica geniale Elena Ferrante (…) S’era messa a studiare il greco prima ancora che io andassi al ginnasio? L’aveva fatto da sola, mentre io nemmeno ci pensavo, e d’estate, quando era vacanza? Faceva sempre le cose che dovevo fare io, prima e meglio di me? Mi sfuggiva quando la inseguivo e intanto mi tallonava per scavalcarmi? Cercai di non vederla per un po’, ero arrabbiata. Andai in biblioteca a prendere a mia volta una grammatica greca, ma ne esisteva una sola e l’aveva in prestito a turno tutta la famiglia Cerullo. Forse devo cancellare Lila da me come un disegno sulla lavagna, pensai, e fu, credo, la prima volta. Mi sentivo fragile, esposta a tutto, non potevo passare il mio tempo a inseguirla o a scoprire che lei mi inseguiva, e nell’un caso e nell’altro sentirmi da meno. Ma non ci riuscii, tornai subito a cercarla. Lasciai che m’insegnasse come si faceva la quadriglia. Lasciai che mi mostrasse come sapeva scrivere tutte le parole italiane con l’alfabeto greco. Volle che imparassi quell’alfabeto anch’io prima di andare a scuola, e mi costrinse a scriverlo e a leggerlo. A me vennero ancora più brufoli. Andavo ai balli da Gigliola con un senso permanente d’insufficienza e di vergogna. Sperai che passasse, ma insufficienza e vergogna si intensificarono. Una volta Lila si esibì in un valzer con suo fratello. Danzavano così bene, insieme, che lasciammo loro tutto lo spazio. Restai incantata. Erano belli, erano affiatati. Li guardavo e capii definitivamente che in breve tempo avrebbe perso del tutto la sua aria di bambina-vecchia, come si perde un motivo musicale molto noto quando è adattato con troppo estro. Era diventata sinuosa. La fronte alta, gli occhi grandi che si stringevano all’improvviso, il naso piccolo, gli zigomi, le labbra, le orecchie stavano cercando una nuova orchestrazione e parevano vicini a trovarla. Quando si pettinava con la coda, il collo lungo si mostrava con un nitore che inteneriva. Il petto aveva piccoli aggraziati pomi sempre più visibili. La sua schiena faceva una curva profonda, prima di approdare all’arco sempre più teso del sedere. Le caviglie erano ancora troppo magre, caviglie di bambina; ma quanto avrebbero impiegato ad adattarsi alla sua figura ormai di ragazza? Mi accorsi che i maschi, nel contemplarla mentre danzava con Rino, stavano vedendo ancora più cose di me. Pasquale innanzitutto, ma anche Antonio, anche Enzo. Le tenevano gli occhi addosso come se noi altre fossimo sparite. Eppure io avevo più seno. Eppure Gigliola era di un biondo abbagliante, di lineamenti regolari, di gambe perfette. Eppure Carmela aveva occhi bellissimi e soprattutto movenze sempre più provocanti. Ma non c’era niente da fare: dal corpo mobile Lila aveva cominciato a emanare qualcosa che i maschi sentivano, un’energia che li stordiva, come il rumore sempre più vicino della bellezza in arrivo. Dovette interrompersi la musica perché tornassero in sé con sorrisi incerti e applausi esagerati. (…) Brano tratto dal romanzo L’amica genial, e/o edizioni, Roma, 2011. Elena Ferrante è lo pseudonimo di una scrittrice o scrittore di cui si ignora la vera identità. Di lei si sa che sarebbe nata a Napoli, città che avrebbe abbandonato presto per vivere a lungo all’estero. Dal suo primo romanzo, L'amore molesto, è stato tratto l’omonimo film di Mario Martone, in concorso al 48º Festival di Cannes. Dal romanzo successivo, I giorni dell'abbandono, è stata realizzata la pellicola di Roberto Faenza. Nel volume La frantumaglia racconta la sua esperienza di scrittrice.
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