IL TRAMONTO DI UNA DITTATURA Brano tratto dal romanzo, inedito in Italia, Tropical Sol Da Liberdade Ana Maria Machado
(…) La nuova fase della loro vita è iniziata all’improvviso, come in un incubo, e si sarebbe protratta per dieci anni, fino a quell’amnistia fasulla e bugiarda che all’inizio non ha favorito praticamente nessuno, serviva solo come garanzia preventiva che nessun torturatore o terrorista impune fosse giudicato un giorno. Meno male che era una legge fatta così male che subito furono palesi le sue lacune, e dopo una serie di battaglie nei tribunali, finì per essere estesa a quasi tutti. E lei aveva tanto sognato quel giorno irripetibile, giorno di festa nazionale, in cui veniva celebrata la fine di tutto quell’orrore, con l’apertura dei carceri e la messa in libertà di tutti i prigionieri politici, con stormi di aerei o con l’arrivo di navi portando tutti gli esiliati accompagnati da una grande gioia, come aveva assistito da giovane al ritorno dei soldati della Força Expedicionária che avevano combattuto nella Seconda Guerra Mondiale e che sfilavano nel centro della città in carri aperti, sotto una pioggia di coriandoli. Amália pensava che la fine della dittatura sarebbe stata qualcosa simile al 14 Luglio in Francia o al 25 Aprile in Portogallo, l’istituzione di un nuovo giorno festivo per segnare il nuovo tempo. Anche se non si fosse trattato di un evento così marcante come la caduta della Bastiglia o la ribellione che aveva preceduto la Rivoluzione dei Garofani. Ma no. Tutto era stato così lento, graduale, col contagocce, che non finiva mai, e se nel suo calendario privato lei poteva segnare con la matita rossa il giorno del ritorno del proprio figlio, finalmente liberato, non riusciva a dimenticare che c’era ancora un sacco di gente che non era riuscita a ottenere una piena amnistia. E che il governo era zeppo di funzionari in posti chiavi, gli stessi che aveva servito volenterosamente il regime precedente. E che non si sapeva ancora quando ci sarebbero state le elezioni per il Presidente della Repubblica, un rito che non si faceva da circa trent’anni. E più di qualsiasi altra cosa, non era possibile dimenticare che tutti quelli che avevano represso, picchiato, torturato, arrestato, messo bombe e ucciso durante gli anni del terrore erano sempre a piede libero e confusi tra la gente, senza essere mai stati puniti in alcun modo, senza nemmeno essere stati mai identificati e resi noti all’opinione pubblica. Se si mettono insieme tutti i ladri e i corrotti che hanno creato tanti tipi di truffa e hanno rubato soldi pubblici fino a portare il paese alla calamità economica in cui si trova, possiamo dire allora che c’era troppa gente godendo di totale immunità. Per questo Amália sentiva un profondo disanimo quando pensava al Brasile. Diceva a sé stessa che adesso le cose erano un po’ migliorate, perché almeno la stampa poteva denunciare gli scandali finanziari, e lo potevano fare anche i deputati (ma la maggior parte non denunciava un bel niente, creava solo nuovi scandali), i partiti potevano esistere liberamente, tutti potevano esprimere la loro opinione senza essere perseguitati per questo, insomma, era una situazione molto più democratica di prima, senza alcun dubbio. Ma finché non si facesse giustizia, lei non riusciva a credere di essere davvero in un nuovo tempo. A meno che non le venisse una reazione un po’ egoistica… e aveva anche il diritto di averla, caspita! I suoi figli stavano bene, in libertà e di nuovo a casa. Grazie a Dio! Andava tutto benissimo… Brano tratto dal romanzo, inedito in Italia, Tropical Sol Da Liberdade [Il sole tropicale della libertà], Nova Fronteira Editrice, Rio de Janeiro, 2005. Traduzione dal Portoghese di Julio Monteiro Martins. Ana Maria Machado, più conosciuta per il suoi libri per ragazzi (Premio Hans Christian Amdersen)è una delle più importanti scrittrici moderne del Brasile. Il suo romanzo Tropical Sol Da Liberdade è un marco letterario del ritorno del paese alla democrazia negli anni '80.
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