IL NUMERO DELLA SCOMPARSA Brano tratto dal romanzo inedito in Italia Queda da própria altura Sérgio Tavares (…) È una bella veduta.
È una bella caduta.
È solo un punto di vista.
Forse un po’ meno glorioso.
La vita, per certi aspetti, tende a non essere gloriosa. Mio padre dice sempre qualcosa del genere. Vostro padre è un uomo saggio.
Sì, forse.
Mi posso sedere?
…
Sa, salire qui mi dà la percezione della mia piccolezza. Per me, è la possibilità di scomparire. Ci pensi, non è così semplice.
Non è nemmeno così difficile.
Vede le barche? Quelle macchioline colorate dietro il cattivo tempo, che appaiono e scompaiono? Immagini quanti elementi sono necessari perché questo avvenga. La neve, la pioggia, il vento, le onde. Tutto deve convergere alla perfezione per creare questa illusione ottica. Non penso sia così tanto semplice. Io non mi lascio impressionare dalle illusioni. Deve esserci una buona ragione per questo. Mio padre è un mago, o un illusionista, come preferisce essere chiamato. Il suo numero più famoso è quello della scomparsa. E voi siete cresciuto sapendo che era un’illusione. Esatto. Ai suoi tempi era un grande. E dov’è ora?
Ora si trova legato a un letto di ospedale, fluttuando tra momenti di lucidità, mentre aspetta un trapianto che non arriva mai. Ironico, no? Mio padre si guadagnò la vita con trucchi di scomparsa, e adesso non c’è nulla che si possa fare per evitare che scompaia per sempre. Mi dispiace molto.
Penso che questa illusione ancora mi impressioni. Credere che la vita abbia un senso. So che non è confortante, ma vi immaginate, in tutti questi anni, quante persone suo padre commosse con i suoi trucchi, quante vite riuscì a cambiare. Non è per nulla confortante.
Almeno lui ha voi.
Ha me e mio fratello Pedro. Non lo abbandoneremmo mai. Mia madre scomparve quando eravamo bambini. Mio padre fu sempre molto presente. Malgrado la vita itinerante, crescere seguendo la routine del circo di città in città, in nessun momento mi permise di immaginare che saremmo potuti restare soli. Ci insegnò a credere nella comunità e ci educò a costruire un futuro nostro. Non lasciò mai che seguissimo la sua strada. È strano, siamo venuti qui per ragioni simili, ma con propositi differenti. E voi, cosa siete venuto a fare qui, in un giorno piovoso, in giacca e cravatta? Non lo so di preciso. Trovare qualcosa. Non dovrebbe essere al lavoro?
Dovrei, ma nessuno ci fa caso. È già da un po’ di tempo che nessuno si accorge che sono là. È da tempo che nessuno si accorge di me, in nessun modo. Siete sposato.
Sì, la fede. Ho due figlie.
È una buona cosa?
Non lo so.
Deve esserci una buona ragione per questo. Trascorsi la mia vita nascondendomi, cercando di scomparire. Quando finalmente ci riuscii, mi accorsi che non potevo più tornare indietro. Nel numero della scomparsa c’era un doppio fondo. Mio padre veniva legato con delle catene chiuse da dei lucchetti e messo in una cassa. La chiave restava nelle sue mani. Quando la corda si rompeva, passava per il buco e cadeva su un materasso. È questo il segreto. Lo volete sentire un segreto? Di notte, quando so che tutti stanno dormendo, vado nella stanza delle mie figlie. Prendo una sedia e mi metto ai piedi dei loro letti. Non sapevo il perché. A dire il vero, fingevo di non sapere il perché. In fondo, speravo che una di loro si svegliasse e, nella transizione tra il sonno e la veglia, ancora libera da qualsiasi pensiero, mi potesse vedere di nuovo. Sapere che ero lì, che esistevo ancora. Ma ora so che non posso cambiare ciò che sono diventato. Sono un fantasma in un portaritratti, un morto-vivente. In un certo senso, è questo che mio padre diventò. E non c’è niente che possiamo fare. Possiamo ancora vedere le barche.
Brano tratto dal romanzo Queda da própria altura, Confraria do Vento, Rio de Janeiro, 2012. Traduzione di Michela Bennici. Giornalista e scrittore, Sérgio Tavares č autore di Queda da própria altura, da cui č tratto il brano, e di Cavala (Record, 2010). Ha vinto il Premio SESC Nacional de Literatura per la categoria racconti. Nato nel 1978, vive a Niterói, nello stato di Rio de Janeiro.
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