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Sagarana TERRA-ROSSA


Brano tratto dal romanzo inedito in Italia Terra Vermelha


Domingos Pellegrini


TERRA-ROSSA



(…) La cronista è la prima a scendere dal furgoncino e, mentre la troupe prepara la telecamera e l’illuminazione, ripassa il testo all’entrata del pronto soccorso, in fondo la sala d’aspetto vuota, solo un portiere che guarda curioso.

– Siamo qui davanti al pronto soccorso dell’ospedale Santa Casa, che fino a oggi non ha mai smesso di funzionare un giorno, quando lo sciopero del personale ha coinciso con la fine della scorta dei farmaci e del materiale di consumo per il ritardo dei pagamenti della previdenza. L’amministrazione dell’ospedale ha deciso di chiudere il pronto soccorso e…

Si guarda indietro, giusto per vedere se non si sono radunati curiosi nella sala d’aspetto, ma no, non c’è nemmeno più il portiere, e la troupe è già pronta a filmare; quando un vecchio, trascinandosi sul pavimento, spinge la porta a vento con le spalle, la testa spunta in mezzo alla porta, e si trascina sul pavimento che non viene spazzato da quando è iniziato lo sciopero. Mio Dio, dice la cronista – principiante, poverina – Mio Dio, c’è un malato, credo, in questa sporcizia – e non sa se andare in aiuto del vecchio, cosa fare con il microfono, ma nel frattempo il cameraman, porca puttana, fa accendere la luce e sta filmando, la cronista capisce e comincia a balbettare:

– Incredibile gente, siamo qui al pronto soccorso del Santa Casa e, solo per darvi un’idea della situazione qui, arriviamo e troviamo questo signore in questo stato, proprio qui e…

Balbetta, il vecchio smette di trascinarsi, solleva il collo dalla strada e comincia a parlare, lei avvicina il microfono e guarda il cameraman, chiedendo aiuto; il cameraman però nemmeno la guarda, sta zoomando sulla testa del vecchio:

– Voglio andare a casa, voglio morire nella mia terra.

Il cameraman si inginocchia lentamente con la telecamera sulle spalle e il tecnico della fotografia lo accompagna con le luci. Lei avvicina di più il microfono alla bocca che ripete voglio andare a casa, voglio morire nella mia terra.

– Di dov’è Lei?

– Sono della terra-rossa.

– Ma di che città è Lei?

– Londrina, voglio andare nella mia terra.

– Ma Lei è a Londrina!

– Non questa Londrina, voglio andare nella terra-rossa.

E continua a trascinarsi fuori, là dove si vede l’una o l’altra pianta da giardino, di queste piante calpestate e sputate dalla gente, le foglie strappate, affumicate di sigarette, ma sono piante e sono o devono essere piantate per terra, e si trascina verso di esse.

La cronista guarda verso il cameraman, ma è l’autista che le fa segno di continuare, di andare dietro all’uomo, questo è giornalismo, ragazza!

Il vecchio da sdraiato scende lo scalino della porta di entrata, passa strisciando tra una macchia d’olio lì dove si fermano le ambulanze, il cameraman dietro, la cronista si ingarbuglia con i fili. Il vecchio arriva al giardinetto affumicato di cicche di sigarette e si trascina nella terra-rossa. Si gira con la pancia all’insù, il pigiama aperto sul petto, i pantaloni aperti che mostrano un ciuffo di peli ingrigiti, guardando il cielo con la testa nella terra.

– Abbiamo qui, incredibile – la cronista si abbassa, parlando a bassa voce – una persona ricoverata, lo si capisce dai vestiti, una persona che è uscita dal pronto soccorso, completamente sola, sottolineando lo stato di abbandono in cui si trova l’ospedale! (Consulta il foglietto in mano). È il risultato della somma dello sciopero del personale con la crisi di fondi del governo!

L’autista fa segno positivo con il ditone, bene così, vai avanti. Lei chiede il signore vuole dire qualcosa? – e gli mette davanti alla bocca il microfono.

– La crisi è una crisi di vergogna – dice guardando a terra – ciò di cui ha bisogno il Brasile è di vergogna.

Ora il cameraman filma inginocchiato, a tre palmi dai suoi occhi, e la gente vedrà che è tranquillo, ansimante ma tranquillo:

– Sa perché il bradipo – ansima – passa la maggior parte del tempo – ansima – appeso là sul ramo con la testa all’ingiù? Non lo sa? Nessuno lo sa. Mio nipote che ama l’animale – sospira – dice che è un mistero, la scienza non lo sa, nessuno sa il perché di tante cose…

Le parole escono con un filo di voce, il cameraman ordina di aumentare l’audio.

– E ragazzi, è un animaletto molto bizzarro. Io non sapevo che il Comune potava tanto gli alberi in strada, la gente reclamava, continuavano a potare – ansima – e arrivava un sindaco, se ne andava un sindaco, continuavano a potare – parla con gli occhi paralizzati come dopato – fino a che scoprii, sa, seguii un grosso camion pieno di rami, io e il mio amico Zé, scoprii che li portavano a vendere in un magazzino di carbone. Stavano potando gli alberi per venderli come carbone… siamo degli animaletti molto bizzarri. L’argento non si arrugginisce… a Rafard i francesi, qui gli inglesi, diceva Tiana, e nessuno vive due volte…

Chiude gli occhi, parla con gli occhi chiusi:

– E nessuno sa dove nasce, né come, né di chi figlio. E il ricco può avere un figlio asino, o brutto, o storto, e il povero può persino partorire un Gesù. È la lotteria della vita, che nessuno può cambiare…

Il cameraman continua a filmare, l’autista fa segno alla cronista di continuare, vai avanti, vai avanti!

– Lei – non sa cosa chiedere – quanti anni ha Lei?

Lui apre gli occhi.

– Lo sa che l’albero della peroba[1] non ha età? Davvero. Me lo ha fatto vedere mio nipote: il legno della peroba non fa anelli, non possiamo sapere la sua età. Io sono l’ultimo peroba, figlia.

Chiude gli occhi.

– Io volevo solo morire nel modo in cui cercai di vivere – apre gli occhi – In pace.

Chiude gli occhi e non li apre più.



[1] La peroba è un albero della famiglia delle Apocynaceae, originario dell’America meridionale: Brasile sud-orientale, Paraguay, Argentina settentrionale.







Brano tratto dal romanzo Terra Vermelha, Geração Editorial, São Paulo, 2008. Traduzione di Michela Bennici.




Domingos Pellegrini

Domingos Pellegrini (Londrina, Brasile, 1949) è uno scrittore e giornalista brasiliano. L’esordio in letteratura risale al 1977 con il libro di racconti O Homem Vermelho, vincitore del Prêmio Jabuti. Nel 2001 è stato nuovamente insignito del prestigioso riconoscimento con il romanzo O Caso da Chácara Chão.





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