BERLUSCONI E PUTIN: L’OCCUPAZIONE DELLE TV Brano tratto dal saggio Gli eserciti di carta - Come si fa informazione in Italia John Lloyd e Ferdinando Giugliano (…) La situazione italiana è stata spesso paragonata a quella russa, anche per via del rapporto di “rispetto, amicizia e affetto”6 che ha legato – e lega ancora – Silvio Berlusconi al presidente russo, Vladimir Putin. Questa vicinanza ha destato non poche preoccupazioni all’interno del dipartimento di Stato americano. In un cable redatto dall’ex ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, si nota infatti come “Berlusconi ammira lo stile macho, deciso e autoritario del governo di Putin”. Questa ammirazione è in parte dovuta ai maggiori poteri di cui Putin può godere in Russia rispetto a quelli di cui lui poteva godere in Italia. Durante il periodo da presidente del Consiglio, Berlusconi si è spesso detto frustrato per la posizione in cui era costretto dalla Costituzione italiana. “Il premier non ha in Italia alcun potere, se non quello di redigere l’ordine del Consiglio dei ministri,” ha dichiarato più volte. Di Berlusconi e Putin si ricorda soprattutto una conferenza stampa congiunta tenuta nell’aprile del 2008 a Villa Certosa, il buen retiro in Sardegna dell’ex presidente del Consiglio italiano. In quell’occasione, una giornalista russa chiese a Putin di confermare o smentire le indiscrezioni a proposito del presunto divorzio dalla moglie Lyudmila e dell’imminente matrimonio con la ginnasta Alina Kabaeva. Subito prima della risposta estremamente piccata di Putin (“La società ha il diritto di sapere come vivono le persone che hanno un ruolo pubblico, ma anche in questo caso ci sono dei limiti; esiste una vita privata dove nessuno può intromettersi”), Berlusconi si avventurò, scherzosamente, in un gesto che sarebbe divenuto un simbolo per i suoi oppositori. Pollici in alto, indici distesi in avanti, ecco formarsi il mitra berlusconiano che, se si pensa al numero di giornalisti uccisi nella Russia di Putin, fu preso da alcuni come un presagio inquietante. Il gesto di Berlusconi non aveva, ovviamente, nulla a che fare con queste morti. Per l’allora presidente del Consiglio italiano si trattava soltanto di uno scherzo, tanto che alla fine della conferenza stampa il Cavaliere provò immediatamente a stemperare il clima con delle battute. “L’aspettiamo da noi la prossima volta,” disse con un sorriso alla giornalista, proponendo poi a Putin uno scambio fra lei e un noto giornalista italiano. Nonostante le battute, però, il mitra di Berlusconi divenne presto un simbolo della resistenza contro il Cavaliere. Quando, alla fine del 2009, un gruppo di cittadini si organizzò nel cosiddetto “popolo viola” per convocare una grande manifestazione di piazza – il No Berlusconi Day – il logo della manifestazione fu la foto di Berlusconi che mima il mitra, posta all’interno di un televisore. È molto probabile che Berlusconi abbia segretamente invidiato lo stretto controllo di cui Putin può godere sui canali televisivi russi, pur non essendone proprietario. Un controllo che esercita da quando, oltre dieci anni fa, il presidente russo riuscì a strappare dalle mani degli oligarchi Vladimir Gusinsky e Boris Berezovsky i loro due canali televisivi nazionali, portandoli sotto la tutela dello Stato. Se Putin ha cercato di controllare la televisione, si è relativamente disinteressato dei giornali. Ed è per questo che nei programmi televisivi russi è molto difficile trovare voci critiche sul suo operato e i giudizi sono in genere estremamente favorevoli. Esistono invece riviste e giornali che godono di parecchia libertà di espressione e alcuni sono fortemente critici nei confronti del governo. Questa differenza nel livello di controllo esercitato sui diversi media ha una spiegazione semplice, che ha a che fare con la loro scarsa diffusione. In Russia come in Italia, la maggior parte dei cittadini non compra i giornali, che hanno una diffusione molto più bassa che negli altri paesi europei, mentre sono moltissimi quelli che guardano la televisione. Visto che i giornali e le riviste tendono a essere acquistati perlopiù da intellettuali e professionisti, le cui idee politiche sono generalmente più mature e consolidate, dunque più difficili da influenzare, provare a controllarli significherebbe esporsi a critiche senza la certezza di ottenere grandi vantaggi in termini di acquisizione del consenso. Il controllo della televisione, invece, pur non garantendo la sicurezza di stare al potere per sempre, può indubbiamente dare una mano per un po’. Detto questo, bisogna avere ben presente che la situazione dei media – e in particolare della televisione – in Russia è di gran lunga più preoccupante di quella, presente o passata, dei media italiani. In Russia non si discute neppure della possibilità che un canale televisivo possa essere riservato all’opposizione, né del fatto che la posizione dei media possa cambiare con i diversi risultati elettorali. In Russia non vi è nessun equivalente di La7 o Rai3. I telegiornali nazionali e regionali russi sono costantemente pro-Putin e il loro sostegno si è addirittura intensificato dopo che, nel settembre 2011, ha annunciato la sua ricandidatura a presidente, dopo un periodo come primo ministro (è stato eletto di nuovo nel marzo del 2012). Infine, se è vero che anche in Russia ci sono dei giornali indipendenti e critici nei confronti del potere, nessuno di loro ha l’influenza di un quotidiano come “la Repubblica”; mentre i giornali “centristi” – una definizione piuttosto imprecisa nel contesto russo – sono fermamente pro-Cremlino. La Russia è uno Stato autoritario travestito da democrazia. L’Italia è una democrazia che negli ultimi vent’anni ha eletto come primo ministro un uomo che non ha avuto scrupoli nell’usare la sua ricchezza e il suo potere mediatico per impadronirsi del potere politico.(…) Brano tratto dal saggio Gli eserciti di carta - Come si fa informazione in Italia, Feltrinelli editore, Milano, 2013.
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