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Sagarana BALIO


Brano tratto dal romanzo Il postale


Vincenzo Pardini


BALIO



 

(…) Fredda e umida incalzava la sera; la nebbia cominciava a salire dal fiume; nelle case crepitavano i focolari. Il gruppetto si disperse mentre Liberio, accesa una nuova lanterna, continuava nei lavori di stalla. In un angolo del tondo, Balio stava immobile. Una statua. Gli altri frangevano la biada, pestavano la lettiera.
Stanco, Liberio tornò in casa. A spossarlo, era stata anche la concentrazione che aveva dovuto tenere a cassetta senza mai allentare le redini, e l’aria, che la velocità di Balio spaccava, gli comprimeva corpo e mente, togliendogli respiro.
Seduta vicina al caminetto, Altea trapuntava gli orli alla coperta per la culla del bambino. Gesti e movimenti le s’erano appesantiti; ma, il suo sguardo, trasmetteva uno stato di quiete. Liberio le carezzò una guancia. Lei, continuando nel trapunto, disse: “Sai, pensavo di aprire una piccola stazione di posta: se Balio continuerà a tirare il legno da solo, gli altri potresti darli per i cambi, come del resto hai già fatto durante l’inverno”. Nelle domeniche di vento e di neve, specie quando i ricchi di Lucca andavano all’Abetone e i cavalli delle vicine stazioni erano impegnati, anche lui aveva dato i suoi, accogliendo presso di sé quelli stanchi. Alcuni erano ronzini, che le stazioni
tenevano di ripiego per guadagnare di più; a fatica, camminavano sotto i colpi di frusta; arrivavano sfiniti, sudati fino alla schiuma. Dai loro occhi, Liberio capiva quanto soffrissero. Carezzandoli, li metteva alla mangiatoia.
La proposta di Altea non era da sottovalutare; lo indisponeva tuttavia il fatto di separarsi dai suoi animali; gli sembrava di perdere parte di sé e del suo passato.
Ogni cavallo raccontava una storia, che cominciava dal momento in cui veniva acquistato e proseguiva con le avventure e le fatiche del lavoro. Inoltre, ognuno aveva le sue abitudini e le sue manie. C’era chi non gradiva i movimenti veloci quando lo si bardava; chi non voleva gente accanto mentre beveva oppure mangiava; chi detestava il maltempo e diveniva nervoso. Ma nessuno di quei cavalli poteva essere accostato a Balio: lui era diverso in tutto; una diversità nascosta e imprevedibile, che si manifestava come accade in quegli eventi che cambiano il modo di vedere cose e persone. (..)






Brano tratto dal romanzo Il postale, Fandango Libri, Roma, 2012.




Vincenzo Pardini

Vincenzo Pardini (Fabbriche di Vallico, Lucca, 7 luglio 1950) è uno scrittore e giornalista italiano. Collabora a La Nazione e alle riviste Nuovi Argomenti e Paragone.





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