KARL MARX E “ L’ENIGMA DEL POLITICO ” Leandro Konder
Nell’area delle scienze sociali, una delle novità più sorprendenti è il libro, pubblicato recentemente in Brasile, L’enigma del politico, col sottotitolo “Marx contro la politica moderna”, scritto da Thamy Pogrebinschi.
L’autrice fa una profonda immersione nel testo di Karl Marx e, remando controcorrente, sottolinea gli straordinari meriti del pensatore tedesco. Nei nostri tempi, non è da poco che ci sia qualcuno che si dedichi a esplorare le qualità del filosofo socialista.
L’idea centrale presentata da Pogrebinschi è questa: in Marx si sviluppa una critica implacabile all’economia, così come essa opera secondo il modo di produzione capitalistico. Ma Marx non è ostile a un riconoscimento efettivo e radicalmente critico dei valori politici, sul piano ontologico.
Secondo Pogrebinschi, c’è una questione che ci sfida e che Marx ha avuto lucidità nel proporla, ma che però non ha risolto completamente: in cosa consiste il politico, come dimensione dell’attività inerente al genere umano.
Quando la logica del suo pensiero lo porta ad affrontare la questione dell’eliminazione dello Stato, rimane un dubbio nell’aria: cos’è che occuperà il posto dello Stato? Marx è consapevole che, estinto lo Stato, gli esseri umani continueranno a cercare gli elementi istituzionali necessari all’esistenza degli individui nelle società.
Nelle condizioni della modernità, la società civile oppone resistenza tanto al potere dello Stato quanto alla dinamica perversa dell’associazione che è imposta loro. La divergenza tra Marx e gli anarchismi è riconosciuta come un dibattito che si dilunga intorno al tempo storico della rivoluzione: la società sarà trasformata da un giorno all’altro o ci sarà bisogno di un lungo processo per trasformarla?
L’autrice intraprende una minuziosa ricerca riguardo alle divergenze tra Marx e Bakunin. Ma il suo lavoro acquisisce una maggior densità quando si occupa delle forme di organizzazione collettiva che gli esseri umani adoperano nei loro sforzi per promuovere le necessarie trasformazioni.
Per arrivare all’imprescindibile comunismo, gli studi della Pogrebinschi mostrano che il movimento della storia compare come associazione (Vereinigung) e non come unione (Verein).
Attraverso queste categorie, l’autrice sostiene che Marx, pensando alla simultaneità della permanenza e del cambiamento, ha ripreso le categorie di superazione/conservazione del vecchio Hegel ed è stato in grado di chiarire alcuni aspetti significativi nella concezione delle trasformazioni storiche – che sembrano proprio piuttosto graduali – promosse secondo una categoria proposta dalla stessa autrice del libro: il deperimento dello Stato.
In origine il era una tesi di dottorato, meritatamente lodata dai professori che l’hanno giudicata. Ci sono state però anche delle critiche che devono essere ricordate qui. È difficile affrontare la sfida dell’analisi della teoria marxista dello Stato, mantenendosi sistematicamente a margine dei testi di Antonio Gramsci (e questo in una commissione della quale partecipava il filosofo Carlos Nelson Coutinho, grande esperto dell’opera del pensatore marxista).
I lettori più smaliziati sentiranno anche la mancanza di una contestualizzazione delle idee di Marx che sono state, in alcuni momenti, rielaborate dallo stesso Marx. L’autrice brasiliana ha avuto l’accortezza di approfittare dei contributi del giovane Marx ma non ha avuto la precauzione di segnalare i punti importanti dei cambiamenti che Marx ha realizzato sul piano teorico.
Ci sono certi aspetti della nostra realtà che, nell’analisi critica della Pogrebinschi, sono piuttosto enigmatici. Marx non li scioglie, tuttavia ci aiuta ad affrontare l’enigma della modernità. (Pubblicato originalmente su Jornal do Brasil del 1° gennaio 2010. Traduzione di Julio Monteiro Martins.) Leandro Konder, un filosofo e sociologo brasiliano, insegna Teoria Politica all’Istituto Bennett di Rio de Janeiro.
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