IL TERREMOTO Teresa Melo
Nella terra breve che sgrano
fiori di cedro, felci, betulle:
segni del mutamento.
La gazzella di ieri
miagola nella mia carezza
nel luogo caldo delle vesti di sale.
Fiori di cedro
che non sono la tavola odorosa, la sedia tornita.
La farfalla che conosce i cieli annebbiati
volge in pesce il sogno per amare il pesce:
amano i pesci trasfigurati
la luce della vela.
Sono queste le canzoni che canto nell’oscurità.
Altri saranno i canti della luce
nella voce di mia figlia.
Lei non conoscerà i leggiadri affogati
che sostengono la piattaforma marina dell’isola.
Lei cercherà un’altra spiegazione
così sicura come questa, così inutile da descrivere.
Segni del mutamento
acqua in canasta è il nostro sapere:
scorre tra le pieghe della paglia
e torna al sito minerale.
Sono le canzoni che canto nell’oscurità
per nominare l’uomo
la sua vanità che si specchia,
i suoi tre metri di troppo.
La poesia ci veste di piccoli dèi,
di totem.
Conservo la poesia. Cullo
il poeta insieme ai leggiadri affogati
per calmare il loro pianto infantile,
la loro solitudine, la loro terrestre paura.
In lingua originale:
EL TEMBLOR
Teresa Melo
En la tierra breve que desgrano
flores de cedro, helechos, abedules:
signos de la transformación.
La gacela de ayer
maúlla en mi caricia
en el sitio cálido de las ropas de sal.
Flores de cedro
que no son la mesa olorosa, la silla torneada.
La mariposa que conoce los cielos aneblados
vuelve pez su sueño para amar al pez:
aman los peces transfigurados
a la luz de la vela.
Son éstas las canciones que canto en la oscuridad.
Otros serán los cantos de la luz
en la voz de mi hija.
Ella no conocerá a los hermosos ahogados
sosteniendo la plataforma marina de la isla.
Ella buscará otra explicación
tan cierta como esta, tan inútil para describir.
Signos de la transformación
agua en canasta es nuestro conocimiento:
escurre por los entresijos de la paja
y vuelve al sitio mineral.
Son las canciones que canto en la oscuridad
para nombrar al hombre
su vanidad espejando,
sus tres metros demás.
La poesía nos viste de diosecillos,
totem.
Guardo el poema. Al poeta
lo acuno junto a los hermosos ahogados
para calmar su llanto infantil
su soledad, su terrenales miedos. Tratto da Las altas horas, 2003, Ed. Letras Cubanas, 2003, traduzione e note di Tomaso Pieragnolo e Rosa Gallitelli Teresa Melo Rodríguez è nata a Santiago di Cuba nel 1961. È laureata in filosofia, membro della Unión Nacional de Escritores y Artistas de Cuba, è stata direttrice delle riviste Cúpulas e SiC, nel consiglio editoriale di El Caimán Barbudo e La Jiribilla. Attualmente dirige le Ediciones Santiago. Per la sua poesia ha ricevuto diversi riconoscimenti nazionali ed onorificenze per il suo impegno in campo culturale, tra le quali una borsa di studio dell’UNESCO per l’approfondimento della poesia femminile a partire dagli anni sessanta. Ha pubblicato i libri di poesia Libro de Estefanía (Ediciones Caserón, 1990), El vino del error (Ediciones Unión, 1998) - Premio de la Crítica 1999, Yo no quería ser reina (Ediciones Santiago, 2001), El mundo de Daniela – poesía para niños – (Centro de Ediciones de Málaga, España, 2002; Ediciones Cauce, 2006), Las altas horas (Ed. Letras Cubanas, 2003) - Premio Nacional Nicolás Guillén 2003 e Premio de la Crítica 2004, Los poemas de Estefanía (Ediciones Vigía, Matanzas, 1988), El tiempo sólo engaña a los suicidas (Ediciones Hoguera Roja, AHS, Santiago de Cuba, 1989), Respirar en la oscuridad (Eds Vigía, 2005). Come saggista ha partecipato alle antologie "Mujer adentro", Ed. Oriente, 1999; "Incesante rumor", Islas Canarias, 2002; "Soy el amor, soy el verso. Selección de poesía de amor en lengua española", Ed. Oriente, 2004; "Silvio: te debo esta canción", Eds Santiago, 2005; "Para cantarle a una ciudad. Poemas a Santiago de Cuba", Eds Santiago, 2005; "Estos otros argumentos. Poesía de Nancy Morejón", Eds Santiago, 2005; "Algunas fatigas y fulgores. Poesía de Farruco Sesto", Eds Santiago, 2006. La sua poesia, che risente naturalmente della storia e dell’isolamento di Cuba, nell’apparente mestizia rivela una forte ambizione nei confronti del mondo e della possibilità del cambiamento, un atteggiamento verso la vita orgoglioso, tenero e curioso allo stesso tempo, una greve leggerezza tutta cubana che produce intelligente ironia ed autoironia, senza la quale l’esistenza risulterebbe inaccettabile nelle anguste condizioni stabilite dagli uomini.
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