SGOMBERI E ALTRI ACCIDENTI Brano tratto da Vicini distanti – Cronache da Via Idro Fabrizio Casavola (…) Nel campo di via Idro non esistono contatori individuali della corrente elettrica. E così viene sospesa ogni volta che la morosità "collettiva" del campo raggiunge livelli insostenibili. Le associazione chiedono "la posa di contatori personalizzati che li ponga nelle condizioni di pagare le bollette o andare incontro alla sospensione della fornitura in caso di morosità in modo individuale e non collettivo. Come in tutti i condomini, le utenze vengono sospese solo alla famiglia morosa”. Chiedo una pausa... Sicuramente, chi ha vissuto in prima persona queste ultime vicende, può riviverle e ripensarle tramite questi comunicati, e misurare il percorso fatto per uscire da un lungo isolamento. Ma mi viene un dubbio: voi lettori "ignavi", avete ancora idea di cosa si sta parlando? Forse è il caso di tornare alla cruda realtà. Fuoricampo, una settimana dopo - 11 marzo 2011
La più giovane, una ragazzina, sgranocchia un pezzo di focaccia: Sono arrivati alle 7 di mattina. Ti lasciano sotto la pioggia. Dovevo scaldare il latte per mio figlio di 4 mesi e non potevo, perché avevano tolto l'elettricità. Ma intanto davano da mangiare ai cuccioli di cane. "Che carini!" dicevano. La più anziana è come un fiume in piena. Ci conosciamo da oltre 20 anni; i miei figli e i suoi nipoti sono praticamente cresciuti assieme. Mi investe con frammenti di frase, ripetendomi cose che io e lei sappiamo a memoria. Mi hanno portato via la mia casetta. Capisco se fosse stata rubata, ma l'avevo pagata tutta coi miei soldi. Ho 62 anni, sono italiana e non rubo. Quando io e mio marito avevamo un negozio, ci siamo dissanguati con le tasse, e siamo finiti qui. Mi hanno messo per strada solo perché sono una zingara. Mi cacciano e non ho più dove andare. Mi hanno detto vai via, e poi mi hanno chiesto "Dove dormirai stanotte?": "Sotto quell'albero;" ho risposto,. Ma ti rendi conto? Sono cardiopatica, ho il pace-maker e mi hanno dovuto mettere nell'ambulanza perché stavo male, e la dottoressa mi ripeteva che dovevo andare via. Ma con che cuore?? Io ho forse cacciato di casa quella dottoressa? Se avessi rubato, non sarei qui. Ma se fossi stata una ladra o una extracomunitaria, avrei avuto un aiuto. Vorrei avere un mitra qua tra le mani. Farei una strage, credimi, ho perso ogni speranza. I miei vestiti, sono nella casa che mi hanno sequestrato, ed io sono qui... Eppure questo campo l'ho fatto anch'io, sono andata in piazza assieme a tutti quando chiedevamo acqua e luce. Guardami in che condizione sono... E poi ricomincia, arrabbiandosi con me, con i politici, con i giornalisti. Deve sfogarsi, sa che nessuno vuole ascoltarla. E io, forse ho fatto troppa abitudine a ragionare, mediare, spiegare. Ma poi torno a casa con la stessa rabbia di questa gente e mi stanco di dover essere sempre diplomatico. Non servirà a nulla, ma uno sgombero sono persone, beni, affetti, sicurezze, che ogni volta sono messi in discussione. Ecco cosa state leggendo. Tratto da “Vicini distanti – Cronache da Via Idro”, Leggera edizioni, Milano, 2012. Fabrizio Casavola: Fra i pochi milanesi “nati a Milano” che sono rimasti, non si è mai fatto problemi per i tanti “forestieri” con cui la città convive, mangia, fotte, cambia. Se Milano dovesse campare dei soli milanesi, sarebbe ancora uno sperduto villaggio celtico. Ama questa città che fa fatica a rimanere ferma, che divora se stessa e conserva in segreto le poche memorie del passato. Di sé racconta che ha fatto quasi tutti i mestieri, tranne il cacciatore di squali e il domatore di pulci. Ha passato i cinquanta e basta così.
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