Torna alla homepage

Sagarana IN VIAGGIO


Daniela Karewicz


 

Come un veliero
in balia del vento
scivolo nell’aria,
libera e spensierata
Respiro
un’inebriante leggerezza.
Le immagini scorrono
come in un film,
lasciando dietro
una scia di
vibranti nostalgie...

 

Andare in gita in Francia accerchiati dal continuo incubo delle stesse facce mi dava l’impressione di non essermi mai mossa dal mio paesino.
Questi giorni d’estate ondulati, dilatati dai venti, celavano nelle loro pieghe sorprese continue.
Folle colorate scorrevano sotto il sole incerto, in una baraonda chiassosa, in uno strascicare continuo di piedi, in un chiacchiericcio di decine di bocche brulicanti; camminate confuse lungo paradisiaci scogli dai graniti rosa, per le viuzze degli splendidi borghetti o dintorno la torre Eiffel.
Così scorreva quel fiume, pieno di brusio, di occhiate incuriosite, spezzato dalle risa e dalle grida.
Le feste e le cene presso le famiglie che ci ospitavano erano “stazioni” di leggerezza e spensieratezza.
Mi incuriosiva il fatto che ai nostri amici francesi venivo presentata sottolineando che sono polacca. Ma nessuno chiedeva le mie origini! Ero lì, all’estero, inserita nel gruppo italiano e non vedevo la necessità di far notare in ogni situazione la mia... “diversità”?
Da trent’anni sono cittadina italiana, da venti vivo in Toscana, e mi sembra di essermi integrata perfettamente, eppure... 
Il momento più significativo di tutta la gita è stato il nostro ritorno.
Alla stazione di Parigi mi è capitato uno scompartimento lontano dal gruppo. Mi trovavo finalmente da sola, staccata da tutti e da tutto.
Osservavo dal finestrino una donna di colore avvolta nelle caratteristiche vesti africane. Il giallo vigoroso metteva in risalto ancora di più la floridezza del suo corpo. Aspettava qualcuno e in attesa, impaziente, sfogliava ogni tanto un taccuino scrivendoci qualcosa. Mi chiedevo, se sarebbe stata lei la mia compagna di cuccetta. Infatti, in breve mi sono trovata in sua compagnia e anche delle altre sue due connazionali.  Lente e traballanti, con fatica trascinavano lungo i binari innumerevoli bagagli. Seppellita sotto le valige, borsoni e zaini, non riuscivo a muovermi. Piano, piano le donne si sono sistemate. Nel corridoio è rimasto ancora un paio di sacchi enormi e con crescente inquietudine mi domandavo come avremmo fatto a dormire? Il controllore mi guardava con pietosa preoccupazione e con, “meno male che non si sono presentate altre due persone”, mi ha promesso di cercarmi un'altra sistemazione.
Le osservavo: visi in fiamme, gocce di sudore grondanti dappertutto. Una di loro, più anziana e più magra, abbracciava una pesante scatola di cartone di circa un metro per quaranta centimetri. Visibilmente provata, al mio tentativo di metterla a proprio agio,  non reagiva.
Tra i miei colleghi si è  sparsa la clamorosa notizia della mia “sfortuna”.
Davanti allo scompartimento sfilavano occhi lampeggianti di curiosità.
“Che disgrazia, meno male che non  è toccato a noi” - mi compativano tutti. Fortemente divertiti, ci hanno scattato anche una foto e le donne sono state informate del fatto che nemmeno io sono un’italiana, ma polacca.
Ma a loro interessava la nostra provenienza?
Stanche e impegnate a ordinare i bagagli, hanno appena prestato attenzione agli “invasori”. 
“Lasciamo Parigi, ma prima di rientrare a casa, Burkina Faso, ci fermiamo a Roma per altri dieci giorni! Hanno risposto frettolosamente, togliendosi le ciabatte.
Curiosa della loro vita, osservavo con attenzione le facce mature e gli occhi, astuti e intelligenti.
Polsi, collo e caviglie erano ornati dai fantastici vezzi colorati e variopinti “turbanti” nascondevano le teste  con treccine meticolosamente raccolte in una codina.
Ogni tanto i nostri sguardi si incontravano e ci scambiavamo taciti segni d’intesa. I teneri sorrisi rivelavano la loro vera natura, gentile e disponibile.
La più anziana, però, rimaneva sempre assente, passiva e spenta.  Le lunghe rughe solcavano le guance bigie e una pesante felpa, anche se era un caldo soffocante, ricopriva la sua lunga tunica in fantasia bianco - celeste.
Sistemate nelle cuccette, finalmente ci stavamo rilassando.
Il treno scorreva nel buio ed io stavo in ascolto. Una lucina blu illuminava appena l’oscurità piena d’intricate fantasticherie. Quel silenzio notturno respirava i segreti oscuri che con terrore gridavano attorno ai questi angeli bruni, inquieti nei loro sogni.
Lo spazio dello scompartimento si ampliava in un panorama di mondi misteriosi con strane dimore in argilla rossiccia della savana, maschere e statue simboliche, atroci riti religiosi. 
Il nero vetro della finestra rifletteva raccapriccianti scenari del mio laptop.
La mattinata si tingeva dei colori di un’alba qualsiasi. In mezzo ai frammenti di un paesaggio immaginario, guardavo le donne destarsi dal sonno. Spuntavano pigramente tra le valige e sbadigliando al sole, strutturavano i loro esotici turbanti con complicati giri di un lungo drappo. Con culto staccavano con i denti pezzetti di strani bastoncini, masticandoli con immensa  soddisfazione.   L’unica che si è alzata era la più anziana, ma solo per riempire d’acqua, a metà, una piccola tanica di plastica trasparente.
Nessuna di loro ha bevuto o mangiato  qualcosa. Nessuna ha usato il bagno.
Lasciavo la mia avventura con lo zaino pieno di nuovi emozioni,  futuri racconti in cui vedevo migrare dei popoli, le loro sofferenze e lotte.
L’ultimo saluto è stato sfiorarsi con le mani. Mani che non avrebbe mai potuto scrivere frasi false o miserabili!       
 

Lascio a voi immaginare lo scopo del pellegrinaggio delle mie misteriose compagne  del viaggio...





Daniela Karewicz nasce in Polonia. Il suo amore per l’arte risale all’infanzia quando, rispetto ai suoi compagni, si sentiva già un’estasiata “artista”. Dal suo arrivo in Italia per dedicarsi ad organizzare una nova vita, trascura l’arte, ma l’improvvisa morte del fratello, la porta a tradurre i suoi testi poetici, per poi, pian piano, cominciare a creare cose proprie. Con l’associazione E.S.S.E.R.E. del suo paese Barberino di Mugello ha preso a dipingere ed ha iniziato a scrivere poesie, frequentando un laboratorio di scrittura creativa, partecipando agli incontri mensili del gruppo. Spesso si diletta ad illustrare le proprie composizioni. Segue anche il laboratorio di scrittura creativa interculturale pressi il “Dipartimento di Italianistica”, all’università di Bologna, organizzato dall’Associazione Eks&Tra, e fa parte dell’associazione”Delle terre di Giotto e del Beato Angelico”. Suoi lavori sono stati presentati durante vari incontri culturali, ed alcuni pubblicati. Partecipa a concorsi e rassegne letterarie con apprezzabili riconoscimenti.




    Torna alla homepage copertina I Saggi La Narrativa La Poesia Vento Nuovo