QUEGLI ANFIBI SLACCIATI Brano tratto dal saggio In viaggio con Che Guevara Andrea Semplici
Mi aiuta Paco Ignacio Taibo II, pirotecnico scrittore della Ciudad de México. Perché lui ha notato un dettaglio al quale io, così disattento, non avevo mai fatto caso. El Che aveva sempre gli anfibi slacciati.
El Che ha fatto mestieri noiosi e appassionanti come il direttore del Banco Nacional di Cuba o il ministro dell’industria. Si presentava sempre con le stringhe degli anfibi svolazzanti. Forse perché aveva fretta, azzarda Paco Ignacio Taibo II, ma sa anche lui che non è così vero. Era, mi piace credere, il segno di un’inquietudine, di un dubbio, di un’insofferenza. Di una eterna precarietà. El Che era ed è fuori posto. Ha e aveva voglia di andare. La sua anima non poteva essere intrappolata.
È stato persino capace di sfuggire alla prigionia dove hanno cercato di rinchiuderlo i venditori della
sua memoria. Gli anfibi slacciati sono l’opposto di una divisa, sono il disordine che crea una nuova e ben più saggia eleganza. El Che aveva sempre un orizzonte da varcare. Andava alla ricerca di un interstizio dal quale riuscire a cambiare punto di vista.
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Ernesto Guevara, in sella alla moto Poderosa II, si aggrappa alle spalle del suo amico Alberto Granado. Partono sbandando, rischiano subito di finire contro una corriera.
I due ragazzi non possono certo immaginare dove questo viaggio li condurrà. Risaliranno il Latinoamerica. Il Cile, la Bolivia, il Perù, l’Amazzonia, il Venezuela… Gli uomini e le donne incontrati lungo questi chilometri senza fine cambieranno la loro vita. Niente sarà più uguale a prima.
Capita in viaggio. Capita nei mutamenti di geografie. In molti hanno cercato le tracce del Che (e dell’amico fraterno Alberto), abbiamo provato a farlo anche noi. Seguendo indizi fragili. Per curiosità più che per pellegrinaggio. Andando alla scoperta delle città della adolescenza
e della gioventù di Ernesto: Alta Gracia, Córdoba, Buenos Aires. Inseguendo le sue inquietudini ribelli negli anni che non immaginavano la rivoluzione. Abbiamo attraversato la coda di un continente, dalla pampa argentina alla cordillera andina, dall’Atlantico al Pacifico. Da Buenos Aires alla luce meravigliosa di Valparaíso. È un bel viaggio. Questo è un invito a partire con in mano la mappa disegnata, sessanta anni fa, da questi due ragazzi.
Per me è stato un cammino di scoperte e nostalgie. Dalle banchine di Valparaíso, vedo il cargo San Antonio fare rotta verso nord. Non possiamo salutare Ernesto e Alberto. Sono saliti a bordo clandestini. Un giorno andremo ad attenderli ad Antofagasta. E il viaggio riprenderà. Brano tratto dal saggio In viaggio con Che Guevara, Terra di Mezzo editore, Milano, 2012. Andrea Semplici, nato a Firenze nel 1953, č scrittore, giornalista e fotografo. Ha pubblicato guide all’Etiopia, all’Eritrea e alla Libia e raccontato storie di viaggi in Diario d’Africa (2004) e Viaggiatori Viaggianti (2006). Con Ucodep ha scritto Umanizzare lo sviluppo (2001).
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