BAMBINA ALLA FINESTRA (ASUNTA) Vicente Aleixandre
Questa bambina ha visto
crescere, premere la notte, alzarsi il giorno.
La sua finestra si affaccia sul monte. Una cruna piccola,
un fiore, un profumo.
E al fondo l’alta sierra.
Ma immediata si vede
la terra incarnata, decisa a salire, falda che si sforza
verso l’aspra cresta.
Tutto un ammasso di macerie naturali, cadute:
una immensa sassaiola, mai vista, e immobile.
E lei, la bambina a stento, si affaccia quieta e guarda,
ogni mattina. C’è una verdezza nella fosca pietra.
Sono pietre separate, cumulo scuro,
dove non si conoscono. Lì caddero sole, spezzando il cielo
con il loro peso orribile.
E qui si elevano aride, senza più terra,
pietra giunta ad altra pietra, però mai legate.
La bambina guarda in alto.
Ha gli occhi chiari, con un riflesso intimo:
azzurro, azzurro senza cielo. La bocca seria e guarda
il monte o la parete che rapida ascende.
Così vicino! Troppo. Quasi può toccare il suo inizio tendendo il braccio.
Il villaggio - o ciò che è rimasto - è al suo margine. Forse questo ammasso
di pietra ingiusta
cadde da un cielo sfondato un giorno
e schiacciò il villaggio: è sotto. Immensa pietra funeraria, e un morto:
il villaggio intero.
Per questo ci sono alcune case, solo alcune case vicino alla fredda montagna:
rimasero fuori e vivono.
E questa bambina si affaccia. Può toccare i confini della scoscesa salita.
E si affaccia e vede solo questi confini.
E il villaggio morto giace
sotto, e questa bambina,
figlia e nipote del villaggio accaduto,
alla sua riva sopravvive, come altri prima, altri dopo,
e tocca gli ardui confini e mira il muro che si erge improvviso.
Orizzonte di pietra dove giunge il sospiro; muro o carcere.
E la bambina sta eretta.
(Dalla sezione “Ritratti con nome 1958-1965” della “Antología poética” di Vicente Aleixandre, Alianza Editorial, Madrid 1977, traduzione e cura di Tomaso Pieragnolo e Rosa Gallitelli).
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In lingua originale:
NIÑA A LA VENTANA (ASUNTA)
Vicente Aleixandre
Esta muchaha ha visto
crecer, pujar la noche, alzarse el día.
Da su ventana al monte. Un agujero chico,
una flor, un perfume.
Y al fondo la alta sierra.
Pero inmediata vese
la tierra encarnizada, decidida a subir, falda esforzándose
rumbo a la áspera cresta.
Todo un montón de escombros naturales, caídos:
una inmensa pedrea, nunca vista e quedada.
Y ella, la niña apenas, se asoma quieta y mira,
cada mañana. Hay un verdor entre la fosca piedra.
Son piedras separadas, montón hosco,
donde no se conocen. Allí cayeron solas, rompiendo el cielo
con su peso horrible.
Y aquí se elevan áridas, sin tierra nunca,
piedra junto a otra piedra, pero nunca fundidas.
La niña mira arriba.
Tiene los ojos claros, con un reflejo íntimo:
azul, azul sin cielo. La boca seria, y mira
al monte o a la pared que rauda asciende.
¡Tan cerca! Demasiado. Casi su inicio puede tocar tendiendo el brazo.
El pueblo - o lo que hay - está a su vera. Acaso ese montón
de piedra injusta
cayó de un cielo desfondado un día
y aplastó el pueblo: está debajo. Inmensa losa funeral, y un muerto:
el pueblo entero.
Por eso hay unas casas, sólo unas casas junto a la fría montaña:
quedaron fuera y viven.
Y esta niña se asoma. Puede tocar los filos de la abrupta subida.
Y se asoma y no ve sino estos filos.
Y el pueblo muerto yace
debajo, y esta niña,
hija y nieta del pueblo sucedido,
a su orilla pervive, como antes otros, luego otros,
y toca filos arduos y mira el muro que se yergue súbito.
Horizonte de piedra donde llega el aliento: muro o cárcel.
Y la niña está erguida. Vicente Aleixandre nacque a Siviglia nel 1898. Passò i primi anni dell’infanzia a Malaga e poi a Madrid, entrando nel 1914 alla Facoltà di Diritto. Nel 1917 l’incontro con Dámaso Alonso fu decisivo per l’inizio della sua vocazione. Laureato in diritto nel 1919, alterna l’insegnamento ad incarichi presso uffici amministrativi statali, mentre coltiva le amicizie con i poeti madrileni, tra i quali Alberti, Guillén, Lorca, Jiménez, Cernuda, Hernández. Pubblicò i suoi primi versi nel 1926 nella Revista de Occidente e in Verso y Prosa. I libri più conosciuti sono Ámbito (1928), Esoada como labios (1932), La destrucción o el amor (1933), Pasión de la tierra (Messico, 1935), Sombra del paraíso (1944), Nacimiento último (1953), Historia de corazón (1954), En un vasto dominio (1962), Retratos con nombre (1965), Poemas de la consumación (1968), Diálogos del conocimiento (1974). Nel 1949 diventò membro della Accademia della lingua spagnola e nel 1977 vinse il Premio Nobel di Letteratura. Morì nel 1984. La sua vita fu segnata da una salute sempre cagionevole. “Il poeta è l’uomo. E tutti i tentativi di separare il poeta dall’uomo sono sempre falliti. Per questo tante volte sentiamo che attraverso la poesia del poeta troviamo qualcosa della carne mortale dell’uomo. E spiamo; anche senza volerlo, anche senza pensarci, il battito umano che l’ha resa possibile. In questo potere della comunicazione sta il segreto della poesia che, ogni volta ne siamo più sicuri, non consiste solo nell’offrire bellezza, ma anche nel raggiungere propagazione, comunicazione profonda con l’anima degli uomini.” Aleixandre non è un poeta monocorde, ma di vasto mondo poetico e di amplia espressione ed è quindi difficile dire quale sia stato il suo maggior apporto, se in ambito surrealista, neoromantico, cosmico o realista. Ma certamente è vero che è un autore univoco, che proietta la sua visone poetica da prospettive distinte, e le forme impiegate evolvono per evidenziare la stessa luce, lasciandosi e ritrovandosi nella sua vasta produzione nei temi che completano un sentire sempre coerente e armonico. (fonte: Antología poética” di Vicente Aleixandre, Alianza Editorial, Madrid 1977.)
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