IL MESSIA SERPENTE, TRAVESTITO DA AMORE Brano tratto dal romanzo Il torto del soldato Erri De Luca
(…) Nell'ultimo anno continuava a ripetermi particolari del rapimento di Eichmann. Suo figlio maggiore si era innamorato di una ragazza. Era ebrea, ma questo neanche lei lo sapeva. Il cognome, Hermann, non era ebraico. Viveva con suo padre, che era stato sei mesi prigioniero a Dachau e poi era riuscito a raggiungere l'Argentina durante la guerra. Si era stabilito nello stesso quartiere di Buenos Aires dove poi si trasferì Eichmann con la famiglia, sotto il falso nome di un altoatesino.
La via era ben scelta, calle Garibaldi, poche case isolate, facile il controllo di presenze estranee. Il padre della ragazza non le aveva raccontato la sua storia, era anche lui un uomo in fuga. I due giovani si frequentavano nelle rispettive case. Capitava che il ragazzo pronunciasse violenti discorsi antisemiti, che la ragazza ascoltava e senza darci peso riferiva. Una volta per entusiasmo il figlio di Eichmann le rivelò il suo vero cognome. La ragazza lo raccontò a suo padre, che avvisò il servizio segreto di Israele.
Le due famiglie che abitavano vicine, l'intreccio amoroso che diventa trappola, Eichmann che non si accorge di ricevere in casa un'ebrea: questi segni mi dicevano niente? "Sembrano gli ingredienti di un romanzo," rispondevo.
"E invece è opera prescritta dalla kabbalà. Il ragazzo fiducioso manifesta il suo sano odio, il suo amore per la ragazza si rovescia in agguato e lei lo tradisce, subdola come il serpente."
Mi ripeteva i suoi calcoli. "Amore, ahavà, ha lo stesso valore numerico di Uno, ehàd, uno dei nomi della loro divinità. Perché l'amore è un trucco del loro monoteismo. Il serpente, nàhash, ha lo stesso valore numerico di messia, mashìah, il loro becchino della storia, che deve venire a seppellirla." Per lui l'evidenza era: " Eichmann, che ne aveva caricati a milioni nei vagoni merci, doveva essersi accecato per non vedere che in casa sua si era infilato il loro messia serpente, travestito da amore. Questa è la pura verità".
A questa sua espressione mi tappavo la bocca per reazione. Il puro, la purezza: sono stati la divinità nazista, il loro traguardo della perfezione. La razza, lo spazio dovevano essere bonificati dal contagio di comunità inferiori. Così la purezza ha scavato le fosse comuni e intasato i forni crematori. L'aggettivo "puro" in bocca a mio padre mi faceva uscire dalla stanza. (…) Brano tratto dal romanzo Il torto del soldato, Feltrinelli editrice, Milano, 2012. Erri De Luca
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