LIBERATE OAKLAND Una poesia d’amore open source Shailja Patel
I
Sono venuti a prendersi la città che amo
Città di furgoncini che vendono tacos, di zone umide ripristinate
di uccelli acquatici tosti, quartieri
fatiscenti, città di discariche
tossiche e del rifugio per animali selvatici
più antico del Nord America.
Città posseduta dagli spiriti
degli indiani Ohlone, sede
dell’International Treaty
Council, della casa dell’amicizia inter-tribale
Città
nella quale amo e lavoro, produco arte,
ballo, condivido cibo, vado in bicicletta per strade buie alle 2 di notte
col vento in faccia, estatica
mentre spingo i pedali.
Città dove donne mettono su casa
Con altre donne
Uomini con uomini
E fanno il picnic nel parco con i loro figli
Spingono i passeggini per strada.
Città che diede alla luce i Black Panther
che sfidarono lo stato
con l’arsenale più letale: colazioni gratis per bambini poveri, cliniche gratis,
viveri regalati, calzolai
trasporti per anziani, autobus per fare visita ai detenuti
assistenza legale.
Città in cui la percentuale di omicidi di uomini neri
Rivaleggia con quella dei soldati Usa morti in combattimento.
Città in cui ho bussato porta a porta per i miei candidati
Suonato campanelli, imparato che la vera democrazia
È strada per strada, casa per casa
Così ripulisci l’influenza del denaro
E fai posto a quella della gente
Città di biblioteche che ce la fanno a malapena
Librerie indipendenti lì da 50 anni
Templi dedicati a Oshun, Kali-Ma, Kwan Yin.
Città in cui si insegnano Marx,
Boal, Bachtin, Freire
accanto a negozi dove fanno i tatuaggi
Collettivi di ciclisti stanno spalla a spalla
con i sexy-shop, farmacie
che dispensano marijuana per uso medico accoccolate
accanto a banche.
Città in cui si serve il pho vietnamita, i platanos i nopales,
l’injera eritrea, il tom kha gai coreano, la capra arrosto,
il nabeyaki l’udon lo humus e il chaat,
la mattina si mangiano i dim sum e si beve il succo d’erba con il pollo e waffle.
Città della capoiera e della danza del ventre
delle arti marziali, del punk rock, dell’hip-hop,
della salsa,della bachata e del tango
città del funk e del blues e del jazz
Città che nel 1945 si bloccò
per 52 ore, trascinò i juke boxes
nelle strade, ballò
al ritmo di “Pistol Packing mama” per i diritti
di 400 commesse
a un salario giusto e al sindacato.
Città del sindacato dei portuali, l’Internatioanl Longshore and Warehouse Union,
che nel 1948 rifiutarono per 10 giorni,(un record mai raggiunto prima)
di scaricare una nave proveniente dal Sud Africa
nel porto quarto al mondo per grandezza,
sfidando multe da milioni di dollari.
Città di negozietti che ti rifanno le unghie, a cui puoi vendere capelli, bugigattoli dove ti fanno le carte
Città della nano-tecnologia, della bio-tecnologia, dei startup
di donne proprietarie di officine
di gondole che solcano il lago che puzza
di fogna ma che diventa magico
quando lo illuminano.
Città in cui si parlano cento-venti-cinque
lingue diverse
la prima per “diversità” etnica in tutti
gli Stati Uniti.
Qui sulle sponde del lago
in cui tutte le acque, dolci e salate
della storia e delle rivoluzione si confondono
sono venuti a prendersi la città che amo.
II
Sono venuti per portarsi via le persone che amo
lesbiche maschiette e gay effeminati
uomini trans e checche
Persone dallo spirito doppio, i gender-queer
con i loro dread lock e i piercing
Danzatori e suonatori di tamburo
sindacalisti e stivatori
attivisti che tengono d’occhio la polizia e carpentieri
storici del lavoro, chiropratici e specialisti di reiki
studiosi sciamani e saltimbanchi
saldatori meccanici e idraulici
verniciatori camionisti e raccoglitori di frutta
attivisti per i diritti dei migranti, intrecciatori di canapa
mangiatori di cibi crudi e appassionati di roller-blades
ciclisti costruttori e ingegneri
guerrieri della sedia a rotelle e renitenti alla leva
musicisti giornalisti creatori di cooperative
panettieri, agricoltori
bonificatori di suoli contaminati
gente che pulisce canali e acque inquinate
maestre infermiere e guaritrici
gente che installa i tubi e i cavi, che bonifica l’amianto
agricoltori urbani scienziati sindacalisti
avvocati di sinistra artisti
Internazionalisti
Quelli che sanno che per creare un movimento
ci vuole tutta una vita, che sanno
buttarsi a peso morto quando ti arrestano, che sanno
mangiare i frutti della terra, fare
belle le città, renderle abitabili, guarire
senza interventi chirurgici e farmaci, sanno
allevare un figlio senza violenza.
So venuti a portarsi via la mia gente
con elicotteri militari, veicoli
corrazzati, proiettili di gomma, lacrimogeni
con granate flash bang e distruzione
gratuita, la polizia proveniente da
17 città fuori Oakland
con pepper-spray e manganelli
con lacrimogeni di 40mm lanciati
ad altezza di cranio per fratturarli, sono venuti
a portarsi via le persone che amo.
III
Sono venuti a prendersi il sogno che abbiamo sognato
una città di parchi e di biblioteche
Jingleetown Art Murmurs
First Fridays Sisyah
Steppin’ In Pride
Bay Area Solidarity Summer
Women’s Cancer Resource Center
Pueblo Community Health
Destiny arts, Food Justice
una città che offre rifugio, una città
di strade sicure, dove I migranti
camminano senza paura, dove le scuole
sono vivaci
e le cooperative alimentari fioriscono in ogni quartiere
Agopuntura
per il popolo, yoga
per il popolo, potere
al popolo, libri
non sbarre, salari dignitosi lavori
ecologici
lavoro non prigioni
aria e acqua pulita
assistenza medica pubblica, trasporti pubblici
fattorie urbane in ogni isolato
bambini che fanno arte musica e scienza
adulti che costruiscono case e comunità.
Stasera, ieri sera, la notte prima
ruggivano gli elicotteri
alle 4 di notte, un branco
di sciacalli nel cielo, ringhiava
il suo disprezzo per tutto ciò che vive e cresce
dissacrando l’alba.
IV.
Guarda
mille candele. Guarda
quella che la polizia
ha buttato dalla sedia a rotelle
è illuminata. Vedi
quelli col polso ingessato, le ferite
fasciate, con lacrimogeni sciacquati via dagli occhi con la camomilla, guarda
medici di strada che controllano le attrezzature e i farmaci
mediatori che tengono a bada la rabbia, guarda come lavoriamo
per trovare la strategia, la tecnica, il dialogo
su razza, classe, genere, disabilità
per costruire alleanze, tenere conto della complessità
conversazione dopo attenta
conversazione. Guardaci
fare
questa
cosa.
Osservaci
siamo cinquanta-sessantacinquemila
onda dopo onda
che si culla per tre chilometri
dal Porto di Oakland, un luna park
di giustizia gioiosa ? ¿De
quién son las calles? ¡Son nuestras las calles! Guarda
là sotto il ghigno beffardo
dell’elicottero che vola basso, tre
generazioni di donne con il velo
fanno asanas di yoga
su stuoie di paglia
in piazza Frank Ogawa-ribattezzata Piazza Oscar Grant
Sono venuti per portar via
la città che amo
la gente che amo
e la gente che amo
e la città che amo
continua
a ritornare.
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In lingua originale:
(UN)OCCUPY OAKLAND: AN OPEN SOURCE LOVE POEM
Shailja Patel
I.
They have come for the city I love
city of taco trucks, wetlands reclaimed water fowl with attitude, gutted neighborhoods, city of toxic waste dumps and the oldest wildlife refuge in North America. City owned by spirits of Ohlone, home to the international treaty council, inter-tribal friendship house City
in which I love and work, make art, dance, share food, cycle dark streets at 2am wind in my face, ecstasy pumping my pedals. City where women make family
with women men with men picnic in parks with their children walk strollers through streets. City that birthed the Black Panthers
who took on the state with the deadliest of arsenals: free breakfast for children, free clinics, grocery giveaways, shoemaking senior transport, bussing to prisons legal aid. City where homicide rate for black men
rivals that of US soldiers in combat. City where I have walked precincts
rung doorbells, learned that real democracy is street by street, house by house get the money out and get the people in. City of struggling libraries
50-year old indie bookshops temples to Oshun, Kali-Ma, Kwan Yin. City where Marx, Boal,
Bhaktin, Freire are taught next to tattoo shops bike collectives rub shoulders with sex shops, marijuana dispensaries snuggle banks City of pho, kimchee, platanos, nopales
of injera, tom kha gai, braised goat, nabeyaki udon, houmous and chaat, of dim sum and wheatgrass and chicken-n-waffles. City of capoiera and belly-dance,
martial arts, punk rock, hip-hop, salsa, bachata, tango city of funk and blues and jazz. City that shut down for 52 hours
in 1946, dragged jukeboxes into the streets, jammed to “Pistol-Packin’ Mama” for the rights of 400 female store clerks to fair wages and unions. City of the International Longshore and Warehouse Union,
who refused for a record 10 days in 1984 to unload a ship from South Africa in the world’s 4th largest port faced down million dollar fines. City of nail parlours, hair brokers, tarot dens
nano-tech, biotech, startups women-owned auto shops gondolas on a lake fruity with sewage, magical with lights. City of one-hundred-twenty-five
freaking languages the most ethnically diverse in the USA. Here on the shores of a lake
where all the waters, fresh and salt of history and revolution mingle they have come for the city I love. II.
They have come for the people I love
butch dykes and tranny boys trans men and drag queens the two-spirit, gender-queer dreadlocked and pierced dancers and drummers unionists stevedores copwatchers carpenters labor historians bodyworkers scholars shamans jugglers welders mechanics plumbers painters truckdrivers fruitpickers immigrant activists hemp weavers raw-fooders rollerbladers bikers builders engineers wheelchair warriors war resisters musicians journalists co-op creators bakers of bread, growers of food reclaimers of contaminated soil cleaners of polluted waterways teachers nurses healers layers of pipe and cable, strippers of asbestos urban farmers scientists union organizers radical lawyers artists internationalists the ones who know that making a movement is a life’s work; know how to go limp when arrested; how to eat from the land, make cities beautiful, livable; heal without surgery, drugs; raise a child without violence. They have come for my people
with military helicopters, armored vehicles, with rubber bullets, teargas with flash-bang grenades and gratuitous destruction, police bussed in from 17 departments outside Oakland with pepper spray and sticks with 40mm canisters aimed to fracture skulls, they have come for the people I love. III.
They have come for the dream that we dreamed
a city of parks and libraries Jingletown Art Murmur First Fridays Sistahs Steppin’ In Pride Bay Area Solidarity Summer Women’s Cancer Resource Center Pueblo Community Health Destiny Arts, Food Justice a city of Refuge, a city of safe streets, where migrants walk unafraid, vibrant schools food co-ops in every ‘hood acupuncture
for the people, yoga for the people, power to the people, books not bars, living wage green jobs not jails clean air and water public healthcare, public transport urban farms on every block children making art and science and music adults making home, community. Tonight, last night, the night before the helicopters roared at 4am, a pack of jackals in the sky, snarled contempt at all that lives and grows desecrated sunrise. IV.
Look.
A thousand candles. Look she who was thrown out of her wheelchair by the police, illuminated. See the ones with the wrist casts, dressings on wounds, eyes rinsed of teargas with camomile tea, watch the street medics check their supplies mediators earth the rage, watch how we labor at strategy, technique, dialogue at race, class, gender, disability at coalition-building, at complexity conversation by careful conversation. Watch us do this thing. See us fifty, sixty-thousand strong wave on wave rolled two miles back from Port of Oakland, carnival of joyous justice ¿De quién son las calles? ¡Son nuestras las calles! Look
there under the jeer of the low-circling ‘copter, three generations of hijabi women do yoga asanas on the straw floor of Frank Ogawa - Oscar Grant plaza. They have come for the city I love for the people I love and the people I love and the city I love keep coming back. (Traduzione di Pina Piccolo.) Nata a Nairobi nel 1975 da una famiglia di origine indiana ma presente in Africa da 3 generazioni, Shailja Patel č una poetessa, drammaturga e attivista politica keniota conosciuta a livello internazionale per la sua opera di performance poetry Migritude, tradotta in edizione bilingue in Italia nel 2008 e pubblicata in versione ampliata negli Stati Uniti nel 2010. La sua opera č centrata su temi dell’Impero e del colonialismo e post-colonialismo, migrazione, globalizzazione, donne e diaspore delle popolazioni sud-asiatiche. Shailja divide il suo tempo tra il Kenya e gli Stati Uniti. Scrive per il servizio online Pambazuka News e ha ricevuto molti riconoscimenti per la sua opera poetica ed il suo impegno civile.
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