CANTO OSTACOLATO Daniele Cerri
Sul monte verde scuro, cinto dalla nebbia,
dopo il crepuscolo si schiantano i tuoni,
un dramma in versi solidi e levigati
come grigia roccia, fluidi come lo scorrere
puro del torrente, interrotto dall’elettricità
dei trasmettitori, da continui ronzii metallici
che veloci si propagano, si stendono sulla piana
metropolitana - prova i nostri prezzi, non te ne pentirai -
Chi concluderà l’ultimo teorema, il moderno π
da diffondere con macchinosi telefoni dal grattacielo
più alto del mondo alle gialle campagne, e subito,
col telegrafo, negli altri continenti, per far fibrillare
gli uffici brevetti, le aule di fisica, le stanze
in cui non si posa mai la povere sui fogli fitti
di equazioni - ogni uomo porta con sé un telefono cellulare,
sia che raggiunga l’alveare dopo una corsa
con la metropolitana, sia che abiti in una baracca
oltre l’ultima fila di palazzi o in una villa incastonata
di continuo parole rimbalzano tra la terra e il satellite.
Quali userà il poeta per l’aridità o il rigoglio,
per il canto greco, per la salsa nebbia nel mattino del Nord
o la risacca nell’assolato pomeriggio, proprio sotto
sconfinati agrumeti? Forse percorrerà le silenti montagne
senza poter descrivere i turbini di vento
che alzano la polvere sotto immensi cieli tersi. Daniele Cerri vive e lavora a Pisa, dove è nato nel 1982. Si è laureato in Lettere Moderne all’Università della sua città, conseguendo in seguito una specializzazione in Lingua e Letteratura italiana. Oltre alla poesia, si dedica anche alla scrittura di racconti e aforismi.
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