Il caso del detenuto afroamericano Troy Davis, imprigionato per oltre venti anni nel braccio della morte di in penitenziario statale della Georgia e “giustiziato” il 21 settembre 2011, nonostante la grande mobilitazione a suo favore a livello mondiale, ha riportato drammaticamente alla ribalta la questione della pena di morte e di forme moderne di “linciaggio” amministrato dallo stato a detenuti di colore. Accusato di aver ucciso un poliziotto nel 1989, nonostante l’assenza di prove, la ritrattazione di 7 dei 9 testimoni per l’accusa che hanno dichiarato di essere stati costretti a fornire falsa testimonianza, le ammissioni del vero colpevole e la sua continuata insistenza dell’imputato sulla propria innocenza il processo d’appello concesso l’anno scorso ha riconfermato la sua colpevolezza e la pena di morte. La difesa di Troy Davis si è battuta fino all’ultimo per farlo scagionare e nel corso degli anni ha mobilitato centinaia di migliaia di persone a livello internazionale come pure organizzazioni come Amnesty International, l’organizzazione per i diritti civili degli Afroamericani NAACP e personalità come Desmond Tutu, il papa Benedetto XVI, il presidente Clinton che chiedevano un nuovo processo.   Quasi un milione di persone ha firmato un appello che chiedeva clemenza e lo stesso Davis, nelle sue ultime parole ha fatto appello perché continui la battaglia per abolire la pena di morte. L’appello qui riportato è stato scritto dallo stesso Davis qualche giorno prima di essere “giustiziato”.

 

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A tutti:

Voglio ringraziarvi tutti per i vostri sforzi e la vostra dedizione ai Diritti Umani e alla Benevolenza Umana, durante lo scorso anno ho vissuto tante emozioni, la gioia, la tristezza e una fede infinita.

E’ per merito vostro che io oggi sono vivo. Mentre guardo mia sorella Martina sono meravigliato dall’amore che nutre per me e naturalmente mi preoccupo per lei e la sua salute, ma come mi ricorda, è lei la più grande e non batterà la ritirata da questa lotta per salvarmi la vita e provare al mondo che sono innocente di questo crimine orrendo.

Mentre guardo la posta che mi arriva da tutto il mondo, da luoghi che non mi sarei mai sognato di conoscere e da persone che parlano lingue e che esprimono culture e religioni che posso solo sperare di vedere un giorno in prima persona, l’emozione che mi riempie il cuore di una gioia irresistibile e incontenibile mi fa sentire umile. Non posso neppure spiegare l’insorgere di emozioni che sento quando cerco di esprimere la forza che traggo da tutti voi, essa moltiplica la mia fede e mi dimostra ancora una volta che non si tratta di un caso di pena di morte, questo non è un caso che riguarda Troy Davis, questo è un caso che riguarda la Giustizia e lo Spirito Umano che vuole vedere vincere la Giustizia.

Non posso rispondere a tutte le vostre lettere, ma le leggo tutte, non vi posso vedere tutti ma posso immaginarmi le vostre facce, non posso sentivi parlare ma le vostre lettere mi portano negli angoli più lontani del mondo. Non posso toccarvi fisicamente, ma sento il vostro calore ogni giorno che esisto.

Allora Grazie e ricordatevi che sono in un luogo in cui l’esecuzione può soltanto distruggere la forma fisica, ma per la mia fede in Dio, nella mia famiglia e in tutti voi sono spiritualmente libero da un bel po’. A prescindere da ciò che succederà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, bisogna accelerare questo Movimento per porre fine alla pena di morte, un movimento che cerca la vera giustizia, che mette a nudo un sistema che non protegge gli innocenti.

 

 

Questa lotta per porre fine alla pena di morte non si vince e non si perde attraverso me ma attraverso la nostra forza che ci spinge in avanti a salvare ogni persona innocente in cattività in tutto il mondo. Dobbiamo smantellare questo sistema Ingiusto città per città, stato per stato e nazione per nazione.

Non vedo l’ora di Stare con voi, non importa se nella mia forma fisica o spirituale, un giorno mi sentirete annunciare