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Sagarana COME MOLTI ALTRI CHE TRANSITANO


Ana Istarú


COME MOLTI ALTRI CHE TRANSITANO



 

Come molti altri che transitano
porta la pena umile
e sulle tempie
un poco dell’amarezza altrui,
il casto trifoglio,
perdutamente l’aureola del tabacco,
le poche lettere con cui coniare
il mio nome.
Cedro nelle sue braccia mi carica l’orizzonte.
Tiene monti smarriti tra le braccia.
Un pugno di mare che lo ha nutrito.
Il cuore così innalzò il suo volo.
Un pugno di mare. Mi diede la sete
per accecare l’astio
e i decenni della passione;
piccole conchiglie trasudanti
salgono sulle mie caviglie.
Il grano possiede la chiara essenza.
Si divide in parti equilatere,
perfette
e si offre. È l’anniversario del giubilo.
Mi trema in ogni midollo,
mi assalta ponendo un bimbo
azzurro
dietro ai suoi due occhi.
Portò dell’osso il gesto, il cipiglio.
È generoso e rosso. Tinge il giorno
di mestizia
a volte.
Di caglio in quarzo scoppia
e tinge il giorno.
Come nessuno
tra tanti che transitano
un’aria ferrata in oro,
un germoglio alato,
il polline della vita nelle sue corolle
mise sulla mia pelle.
Come nessuno tra tanti che transitano.
 
 
In lingua originale:
 
COMO TANTOS OTROS QUE TRANSITAN
 
Como tantos otros que transitan
tiene la pena humilde
y en las sienes
un tanto así de la amargura ajena,
el casto trébol,
perdidamente la aureola del tabaco,
las pocas letras con qué acuñar
mi nombre.
Cedro en sus brazos me carga el horizonte.
Tiene montes perdidos en los brazos.
Un puñado de mar que lo ha nutrido.
El corazón así encumbró su vuelo.
Un puñado de mar. Me dio la sed
para cegar mi hastío
y los decenios de la pasión;
caracolillos rezumantes
me abordan los tobillos.
Tiene el trigo la clara esencia.
Se parte en partes equiláteras,
perfectas
y se ofrece. Es el aniversario del júbilo.
Me tiembla en cada médula,
me asalta poniendo un niño
azul
tras sus dos ojos.
Trajo del oso el gesto, el entrecejo.
Es generoso y rojo. Tiñe el día
de melancolía
a veces.
De cuajo en cuarzo estalla
y tiñe el día.
Como ninguno
entre tantos que transitan
un aire herrado en oro,
un brote alado,
el polen de la vida en sus corolas
puso a mi piel.
Como ninguno entre tantos que transitan.






Introduzione e traduzione a cura di Tomaso Pieragnolo.




Ana Istarú


Ana Istarú, attrice, poetessa e drammaturga, è nata a San José nel 1960. Nel 1981 si diplomò con lode in Arti Drammatiche all’Università di Costa Rica; da allora ha lavorato come attrice teatrale protagonista in opere sia classiche che contemporanee. Nel 1980 ottenne il Premio Nazionale come attrice debuttante, 1997 il Premio Nazionale come miglior attrice protagonista e nel 2000 il Premio Ancora de Teatro. La sua opera poetica, composta attualmente da 8 raccolte, è stata inserita in numerose antologie e tradotta in francese, inglese, tedesco ed olandese. Come drammaturga ha ottenuto in Spagna il Premio María Teresa León nel 1995 e nel 1999 il Premio Hermanos Machado de Teatro 1999 della città di Siviglia. Alcuni dei suoi libri di poesia sono "La muerte y otros efímeros agravios" (1989), "La estación de fiebre" (1983) "Verbo madre" (1995).Cuenta, en su obra dramática, con las obras "El vuelo de la grulla"(1984) , "Madre nuestra que estás en la tierra" (1988), "Baby boom en el paraíso" (1996) y "Hombres en escabeche" (2000). La sua poesia recupera con intensità l’affermazione e l’onere di una femminilità che stenta a rapportarsi con la moderna società ed una quotidianità distratta ed aggressiva, tentando di riconquistare una propria corporalità oggettiva e mistica che spesso sfugge agli occhi disattenti dell’uomo.





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