CINQUE POESIE Susana Chávez
SANGUE NOSTRO
Sangue mio, di alba, di luna tagliata a metà del silenzio. della roccia morta, di donna in un letto, che salta nel vuoto, Aperta alla pazzia. Sangue chiaro e nitido, fertile e seme, Sangue che si muove incomprensibile, Sangue liberazione di se stesso, Sangue fiume dei miei canti, Mare dei miei abissi. Sangue istante nel quale nasco sofferente, Nutrita dalla mia ultima presenza. CASTELLO IN ARIA Soffro, muta e inerte, osservando l’addio. Reprimo questa necessità di continuare a provare il sapore del caffè nella sua bocca, rimango concretamente con l’evento dell’assenza, dal quale emerge l’incredulità di mostrarci altri silenzi, un’altra verità, che distrugge i castelli in aria che abbiamo tessuto senza di noi, demolendo l’eternità consumata dall’assenza. MADRE INVIDIA
Tutte le sere, secondo te trascorsero sentendo la mancanza di quegli occhi, secondo le tue regole non avvertendo la solitudine. Secondo te godendo della vita strisciando. Non puoi ricostruirti con un’altra ideologia meno con l’emozione di una parola. Secondo tutta te ti soddisfa la televisione, ti ritrovi nelle parole, meriti gli istanti altrui. Madre pazza e sorda dove cade una lacrima dove non si distingue il ricordo. Piccola madre invidia. Porti la notizia di domani, incontrando assenza in questo istante di te, coprendo fosse morte da anni. Madre invidia me ne andrò, esiliata con delle regole migliori di quelle della tua casa. DONNA ASCIA
Donna lontana, improbabile mascherata di ragione, forza senza sangue. Piccola incantatrice nata dalle sue tempie che chiamano dubbio. Profondità dell’intimo che non conosce maniere accattivante con i suoi silenzi.
Atroce, irresistibile, il desiderio di mordere la notte che barcolla tra delusioni impreziosita da racconti immobile nella distanza. Donna istante, ascia che trascini, che tagli lingue e le spargi nella mano di Dio che si contorce dalle risate con te. Fuggitiva dalla tua cattura andrò via sapendo perfettamente che sei invincibile. ROVINE Sulle labbra cresce quest’edera e la vecchia porta si chiude di colpo. L’inverno si scopre in un camminare lento che porta con sé rumori che sfuggono nel tremito di una mano che accarezza ritratti. Brusca fine del viaggio, che solo lascia completezza in una sommessa nostalgia nascosta nella penombra. Ormai nemmeno il vuoto si erge, né la pietà si mostra allo specchio ormai tutto fa dissolvere il respiro, incluso l’eternità. - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
In lingua originale:
CINCO POESIAS
Susana Chávez
SANGRE NUESTRA
Sangre mía, de alba, de luna partida, del silencio. de roca muerta, de mujer en cama, saltando al vacío, Abierta a la locura. Sangre clara y definida, fértil y semilla, Sangre incomprensible gira, Sangre liberación de sí misma, Sangre río de mis cantos, Mar de mis abismos. Sangre instante donde nazco adolorida, Nutrida de mi última presencia. CASTILLO DE EL AIRE Sufro, muda e inerte, observando la partida. Permanezco reprimiendo esta necesidad de continuar probando el sabor del café en su boca, quedo concretamente, con el suceso de la ausencia, del cual emerge la incredulidad a mostrarnos otros silencios, otra verdad, destruyendo los castillos de el aire que tejimos sin nosotras, destruyendo la eternidad dervorada por la ausencia. MADRE ENVIDIA
Toda tarde, según tú fue extrañar esos ojos, según tus reglas no sentir soledad. Según tú disfrute a la vida serpenteando. No puedes reconstruirte con otra ideología menos con la emoción de una palabra. Según toda tú te llena la televisión, te reencuentra el lenguaje, mereces los instantes ajenos. Madre desquiciada y sorda donde cae una lagrima donde no se distingue la remenbranza. Madrecita envidia. Traes la noticia de mañana, encontrando ausencia en ese intante de ti, cubriendo huecos muertos de años. Madre envidia me ire, exiliada con un protocolo mejor que el de tu morada. MUJER HACHA
Mujer lejana, improbable disfrazada de razón, fuerza sin sangre. Hechicera mocosa echada a sus sienes a quien le nombran incertidumbre. Abismal de lo interno que no sabe ademanes cautivante con sus silencios. Atroz, irresistible al deseo de morder la noche vacilante en desencantos embellecida por cuentos reposada en la distancia. Mujer intante, hacha que arrastras, que cortas lenguas esparciéndolas en la mano de Dios que se retuerce de risa contigo. Fugitiva de tu captura saldré sabiendo perfectamente que eres invencible. RUINAS En los labios crece esta hiedra y la puerta añosa se cierra de golpe. El invierno se descubre dentro de un pausado caminar que trae rumores escapando en el temblor de una mano que acaricia retratos. Brusco final del viaje, que sólo deja exhaustividad en una sumisa nostalgia escondida en la penumbra. Ya ni el vacío se yergue, ni se muestra piedad al espejo ya todo hace la huida de la respiración, incluso la eternidad. Traduzione di Valeria Campilongo. Susana Chávez. Potessa e difenditrice dei diritti umani, nasce il 5 novembre 1974 a Ciudad Juárez, Chihuahua, dove muore brutalmente assassinata la notte del 5 gennaio 2011. Iniziň a scrivere all’etŕ di 11 anni. Partecipň a vari festival letterari a Ciudad Juárez e in altri centri culturali in Messico. Secondo quanto pubblicato sul suo blog personale, Primera Tormenta, si era poi iscritta alla facoltŕ di Psicologia dell’Universidad Autónoma de Ciudad Juárez (UACJ) e stava lavorando a un libro di poesie prima di morire. Susana Chávez ha partecipato al movimento di difesa dei diritti umani di Ciudad Juárez, lottando per il chiarimento dei femminicidi commessi in questa cittŕ, il cui numero nell'ultimo anno aveva superato i 400 e i responsabili dei quali non sono mai stati puniti. Ha partecipato attivamente alle manifestazioni contro l’indifferenza del governo con letture delle sue opere, realizzazione di cortometraggi e documentari, oltre ad altre attivitŕ. Paradossalmente lei, la creatrice dello slogan di questa lotta “Ni una más” č stata l’ennesima vittima di questi omicidi, nonostante il Governo abbia negato il legame tra la sua morte e gli altri femminicidi.
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