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Sagarana CINQUE POESIE


Sam Cornish


CINQUE POESIE



 

LE FOTO DI MIA MADRE
 
Le foto di mia madre
Non mi somigliano affatto
 
Sono i miei antenati
Con un grembiule
 
Pieno di fagioli e la bocca
Sul punto di dire qualcosa
 
Sto ancora aspettando
Di sentire le loro voci
 
 
 
 
DA MR. SENDERS IL BARBIERE
 
A mia madre, a cui devo il primo taglio
di capelli dal Sig. Sanders
 
Siediti raccontaci una storia questo sabato mattina
Ora che la settimana è quasi finita mastica un po’ 
di tabacco accenditi una Camel aspira una boccata
sulla sedia di Mr. Senders il barbiere
(è quasi tua, dato che paghi e dai la mancia)
fatti fare quel taglio di capelli particolare metti il tuo sederino
sulla sedia di Mr.Senders che lui col suo tocco speciale
(chiedi alle donne) sa rendere
i capelli crespi lisci ordinati e poi con un colpo di spazzola
li fa svolazzare sul pavimento Mr. Senders racconta storie
di duro lavoro questa settimana e ti sconvolge non poco
con mani che sembrano rocce mentre stringono la scopa
e tu col tuo cappello rosso così stanco d’aspettare il treno
 in piedi con in mano le borse e i vestiti eleganti
giovanotto dice Mr. Senders “Conosco
tua mamma so che lavori duramente
siediti raccontami la tua storia”
 
 
 
 
 
MIO PADRE SE L’È SVIGNATA
 
Mio padre porta
In regalo
Del melone
E mais
Abbrustolito
Mio padre se l’è svignata
Di nascosto
Verso Nord
Mio nonno
Ha dato
A suo figlio
Una manciata
Di Mais
Abbrustolito
E gli ha detto
D’andarsene
Che non
Per molto
Se la sarebbe cavata
Qui
 
Mio nonno
Pregava
Gli Dei
Quando era
In Africa
Pregò Dio
E
Suo figlio
Perché mio padre
Se la svignasse
 
Mio padre
Cantava
Canzoni
Da schiavi
Di amici
E famiglie
Mio padre
Non canta
Più
Mio padre
Se l’è svignata.
 
 
 
 
DONNA VESTITA DI ROSSO
 
Vestita di rosso una donna
 
Lava piegata in ginocchio
Il pavimento di cent’anni fa
 
Crede di dar forma alla vita
Dei suoi piccoli
 
Di essere una donna libera
Un luogo buio nei boschi
 
Dove il Nord filtra fra gli alberi
Si chiede se la vita sia cambiata
 
Se una donna può perdere i bambini
Se leggere sia un crimine
 
Non chiede di essere compatita
C’è da dare lo straccio sul pavimento
 
Ha dormito nel suo vestito
Nel vestito
 
Dove ha partorito i figli
Raschia il pavimento
 
Non si lava i denti
Li strofina con fili di paglia
 
Si muove in ginocchio
Il soffitto lo vede nell’acqua
 
Riflessa nell’acqua
Tutta la vita
 
Dura come il pavimento
Che lava
 
Con acqua nelle mani
Acqua tra le gambe
 
Il corpo un sacco di muscoli
Con le mani nell’ acqua sporca
 
Si chiede dei figli
Quanti figli
 
Se potesse contare oltre le dita
Del corpo
 
Le parole da dire
Se sapesse leggere
 
Raccoglie l’acqua
Come i suoni nella testa
 
Si inginocchia
Come una schiava
 
In chiesa
Come una schiava è pronta
 
A danzare
Di fronte a quella grande casa
 
Fingersi calma
Mentre frantuma il vetro
 
E piscia
Di sera
 
Macina
 
 
 
 
 
 
1976
 
alcuni di noi andranno
in Africa
alla Mecca
nel terzo mondo
nelle cantine illuminate
con un libriccino rosso
e strane donne bianche
col bacomat
alcuni di noi daranno
qualche centesimo
alla chiesa
nella speranza di comprare
piccoli pezzi di Dio
altri uccideranno le donne
che hanno sposato gli uomini
alcuni di noi di Dio
uccideranno
il verbo
 
 
 
                                                                                  (Traduzione: Elena Dolcini, Walter Valeri)
 
 
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Il lingua originale:
 
 
PICTURES OF MY MOTHER
 
The pictures of my mother
Never look like me
 
They are my ancestors
With an apron
 
Full of beans a mouth
Ready to speak
 
I am still waiting
To hear their voices
 
IN MR. SANDERS’ BARBERSHOP
For my mother, who got my first haircut at Mr. Sanders’
 
Sit down tell us a story this Saturday morning
now the week’s almost done chew some
Tobacco light a Camel take a deep smoke
In Mr. Sanders’ barber chair
(you almost own it payin’ and tippin’)
Getting’ that hair cut that’s right put your behind
Here in Mr. Sanders’ chair him with the gentle touch
(ask the women) he makes your nappy
Hair lay down straight go through the comb
Drift to the floor Mr. Sanders tell stories
Of hard work this week done you out
Those hands are rock hard grippin’ that broom
You with the red cap on so tired of standin’
At the train liftin’ bags or fine clothing
Young man says Mr. Sanders “I know
Your mamma and you workin’ so hard
Sit down tell me your story”
 
MY FATHER STOLE AWAY
 
My father brings me
Gifts
Of melon
Parched
Corn
My father stole away
Stole
Away north
My grandfather
Gave
His son
A handful
Of
Parched
Corn
Told
Him
To steal
Away
He ain’t
Got long
To stay
Here
 
My grandfather
Prayed
To gods
Living
In Africa
To God
And
His son
To let my father
Steal
Away
 
My father
Sang
The songs
Of slaves
Of friends
And families
My father
Sings
No more
My father
Stole away
 
WOMAN IN A RED DRESS
 
In a red dress a woman
 
On her knees washes
A floor one hundred years ago
 
She is shaping the life
Of her children   she thinks
 
As a woman   of freedom
A dark place in the woods
 
Where the North enters the trees
She wonders if her life is history
 
A woman losing her children
If reading is a crime
 
She does not ask for pity
There is a damp rag on the floor
 
Does not brush her teeth
She picks them with straw or sticks
 
She moves on her knees
Watch the ceiling in the water
 
Reflected in the water
Everything in her life
 
Is hard like the floor
She washes
 
The water is in her hands
The water is between her legs
 
Her body is like a sack of muscle
Her hands are dark with water
 
She wonders about her children
How many children
 
If she could count past her fingers
About her body
 
The words she would find
If she could read
 
She gathers water
Like sounds in her head
 
She kneels
Like a slave
 
In church
Like a slave preparing
 
To dance
In front of the big house
 
She pretends to be quiet
She is grinding glass
 
Pissing
In the evening
 
Meal
 
1976
 
some of us will go
to Africa
to Mecca
to the third world
to basements with wire
and the little red book
strange white women
with credit cards
some of us will give
our nickels and dimes
to the church
buy we hope small
pieces of God
others will kill the women
who marry the men
of God some of us
will kill
the word
 




Sam Cornish

Sam Cornish è nato a Baltimore il 22 dicembre del 1935. Citato nelle varie antologie dei poeti Afro-americani importanti, come quella di LeRoi Jones e Larry Neal Black fire: An Anthology of Afro-American Writing (1968) o nella più recente e canonica The Concise Oxford companion to African American Literature ( 2001) da molti viene considerato non abbastanza nero per i bianchi o troppo bianco per i neri. È stato nominato Poeta Laureato della città di Boston, nel 2008. Ciò che caratterizza la sua poesia è l’uso singolare di idiomi ed espressioni che attingono al grande serbatoio della cultura popolare, non solo Afro-americana. Fra i libri più conosciuti In this Corner (1964), Winters (1968), Generations (1971), Streets (1973), Sam’s World (1978), Folks Like Me (1993), Cross a Parted Sea (1996) e un libro molto bello di versi e prosa poetica che ha per titolo 1935 A memoir (1990). Coi suoi versi tiene in costante equilibrio rabbia e perdono. Con tocco tenero, asciutto, a volte sardonico, è la testimonianza di un poeta autentico che parla della povertà, del razzismo, l’abuso sessuale, il linciaggio o la violenza di strada, senza eccessi d’enfasi retorica. Ultimo libro pubblicato un’antologia personale An Apron Full of Beans ( CavanKerry Press 2008) maturata negli anni, trasversale a generi e stili diversi.





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