TRAS FOR MARE Brano tratto dal romanzo Generazione X Douglas Coupland
Natale.
Da stamattina presto sono in soggiorno con le mie candele – centinaia di candele, forse addirittura migliaia – nonché di rotoli su rotoli di carta stagnola frusciante e riottosa e pile di vaschette per torte. Ho sistemato le candele su qualsiasi superficie piana disponibile, e la carta stagnola serve non solo a proteggere i mobili dalla cera che cola, ma anche a riflettere la fiamma delle candele.
Ci sono candele dappertutto: sul piano, sulle mensole della libreria, sul tavolino, sul caminetto, dentro al caminetto, sul davanzale a fronteggiare il panorama esterno, tetro, cupo e piovoso. Solo sulla consolle di quercia sullo stereo devono essercene almeno una cinquantina, come un gruppo familiare esperanto: di tutte le taglie e tutte le altezze. Personaggi dei fumetti immobili tra scie d’argento e macchie di color limone e cedro. Colonne color fragola e radure bianche: un bello spettacolo dimostrativo multicolore nel caso ci fosse qualcuno che non ha mai visto una candela in vita sua.
Sento i rubinetti aprirsi al piano di sopra, e mio padre mi grida: – Andy, sei tu là da basso?
– Buon Natale, papà. Tutti svegli?
– Quasi. In questo preciso momento tua madre sta prendendo Tyler a cazzotti nello stomaco. Che ci fai laggiù?
– È una sorpresa. Promettimi una cosa. Promettimi che non scenderete da basso prima di quindici minuti. Mi servono solo quindici minuti.
– Non preoccuparti. al signorino ce ne vorranno altrettanti solo per decidersi fra il gel e la spuma fissante.
– Promesso, allora?
– Quindici minuti, iniziato il conto alla rovescia.
Mai provato ad accendere migliaia di candele? Ci vuole molto più di quanto si possa pensare. Procedo ad accendere gli stoppini delle mie creaturine servendomi di una semplicissima candela bianca con un piattino per raccogliere le gocce di cera: le mie schiere di votive, i miei plotoni di yahzeits e le solitarie candele fuse nella sabbia. Le accendo tutte, sento la stanza scaldarsi di colpo. Sono costretto ad aprire una finestra per lasciar penetrare ossigeno e vento gelato nella stanza. Ho finito.
Ben presto i tre membri residenti della famiglia Palmer si riuniscono in cima alle scale. – Pronti, Andy, adesso scendiamo – grida mio padre, accompagnato dal ritmo cadenzato dei piedi di Tyler che scende le scale vocalizzando: “Sci nuovi, sci nuovi, sci nuovi, sci nuovi...”
Mamma dice che sente odore di cera, ma la voce le si spegne in gola. Capisco che hanno girato l’angolo, e che vedono e sentono la pulsazione gialla delle fiamme che si propaga danzando oltre la porta del soggiorno. Girano l’angolo.
– Oh Dio… – esclama mamma, e li vedo entrare tutti e tre nella stanza, ammutoliti; si mettono a girare lentamente in cerchio nel vedere il soggiorno, in genere funereo, completamente coperto di una glassa viva di fuoco bianco, e tutte le superfici divorate dalle fiamme: un impero abbagliante e fuggevole di luce ideale. Ci ritroviamo smaterializzati, lontani dalle volgarità della terra mortale: accediamo di colpo a un regno segreto in cui i corpi solidi si esibiscono in acrobazie come astronauti in orbita, e l'applauso è quello delle ombre febbrili e inquiete che li seguono.
– Sembra Parigi… – comincia a dire papà, e sono sicuro che si riferisce a Notre Dame: nel respirare l’aria bollente che sa di bruciato, si respira l’odore che immagino abbia l’aria non appena parte un UFO dopo aver lasciato una bruciatura circolare nel bel mezzo di un campo di grano.
Anche io sono assorto nei risultati della mia fatica. Nella mia immaginazione mi trovo a ricreare questa vecchia sala in una esplosione di giallo cromo. L’effetto va addirittura oltre le mie aspettative: le luci sembrano aprirmi senza alcun dolore o rabbia dei fori nella testa, come una fiamma ossidrica, e strapparmi al mio corpo. Inoltre, fa brillare gli occhi alla mia famiglia, per quanto solo momentaneamente, al pensiero che sia veramente possibile esistere in questo tempo.
– Oh, Andy – dice mia madre, e si siede. – Lo sai cos'è? È come il sogno che capita di avere a tutti, quello in cui ci si trova in casa e di colpo si scopre una stanza nuova di cui non si era mai immaginato l’esistenza. Ma non appena la si vede ci si dice: “Oh, ma certo, è ovvio, certo che c’è questa stanza. C’è sempre stata”.
Tyler e papà si siedono, con la gradevole goffaggine di chi ha appena vinto il primo premio della lotteria. – È un videoclip, Andy – dice Tyler – un videoclip totale.
Ma c’è un piccolo problema
Più tardi, la vita ritorna alla normalità. Le candele si spengono lentamente una dopo l’altra, e la consueta vita mattutina ricomincia. Mamma prepara il caffè, papà disattiva il nucleo attinico dei rilevatori di fumo per scongiurare un cataclisma di sirene e Tyler fa razzia nella sua calza e demolisce i regali. (“Gli sci nuovi! Adesso posso anche morire!”)
Ma ho una strana sensazione…
È il pensiero che queste nostre emozioni, per quanto splendide, siano vacue, e secondo me la ragione si riduce tutta al fatto che apparteniamo al ceto medio.
Vedete, quando si appartiene al ceto medio, bisogna vivere con la consapevolezza che si sarà ignorati dalla storia. Bisogna vivere sapendo che la storia non patrocinerà mai le cause del ceto medio, né mai gli concederà compassione. È il prezzo da pagare per le comodità e il silenzio quotidiano. E per colpa di questo prezzo, ogni gioia è sterile, e le tristezze non trovano conforto.
E i momenti di bellezza intensa e sfavillante come quello di stamattina verranno completamente dimenticati e dissolti dal tempo come una pellicola Super 8 lasciata fuori sotto la pioggia, senza rumore, e il loro posto verrà preso da migliaia di alberi che crescono silenziosi. (Brano tratto dal romanzo Generazione X, Mondadori editrice, Milano, 1999. Traduzione di Marco Pensante.) Douglas Coupland (30 dicembre 1961) è uno scrittore canadese. Ha esordito nel 1991 con il romanzo Generazione X, forgiando l'omonima definizione. La maggior parte dei suoi lavori tende ad esplorare la realtà vissuta dalla sua generazione, tra cui l'intenso bombardamento di informazioni subito da parte dei media, la mancanza di valori religiosi e l'instabilità economica.
|