I VASI COMUNICANTI André Breton
Dai poeti, nonostante tutto, è possibile ricevere e consentito attendersi, nella successione dei secoli, gli impulsi suscettibili di ricollocare l'uomo nel cuore dell'universo, di astrarlo per un istante dalla sua avventura dissolvente, di ricordargli che per ogni dolore e ogni gioia esteriori, c'è un luogo indefinitamente perfettibile di risoluzione e di eco.
Il poeta futuro supererà la deprimente idea dell'irreparabile divorzio fra l'azione e il sogno. Egli porgerà il magnifico frutto dalle radici aggrovigliate, e saprà persuadere coloro che lo assaporano che non ha nulla d'amaro. Portato dall'onda della sua epoca, egli assumerà per la prima volta senz'angoscia la ricezione e la trasmissione dei richiami che accorrono fino a lui dalla profondità dei tempi. A ogni costo egli terrà presenti l'uno all'altro i due termini del rapporto umano la cui distruzione renderebbe istantaneamente lettera morta le conquiste più preziose: la coscienza oggettiva delle realtà e il loro sviluppo interno, in ciò che, per virtù del sentimento individuale da una parte, universale dall'altra, esso ha di magico fino a nuovo ordine. Questo rapporto può essere considerato magico nel senso che esso consiste nell'azione inconscia, immediata, dell'interno sull'esterno e nel senso che nell'analisi sommaria d'una tale nozione s'insinua agevolmente l'idea d'una mediazione trascendente che, del resto, sarebbe quella d'un demone piuttosto che d'un dio. Il poeta s'ergerà contro questa semplicistica interpretazione del fenomeno in causa: nel processo da tempo immemorabile intentato dalla conoscenza razionale alla conoscenza intuitiva, spetterà a lui produrre il documento capitale che porrà fine al dibattito. Da quel momento in poi, l'operazione poetica sarà condotta alla luce del sole. Si rinuncerà a mettere sotto accusa certi uomini, che tenderanno a diventare tutti gli uomini, per via delle manipolazioni a lungo sospette agli altri, e per tanto tempo equivoche perfino per loro, alle quali essi si dedicano per trattenere l'eternità nell'attimo, per fondere il generale con il particolare. Essi stessi non grideranno più al miracolo ogni volta che dall'unione più o meno involontariamente dosata, di quelle due sostanze incolori che sono l'esistenza sottoposta alla connessione oggettiva degli esseri e l'esistenza che si sottrae concretamente a tale connessione, essi saranno riusciti a ottenere un precipitato d'un colore bello e durevole. Essi saranno già fuori, uniti agli altri in pieno sole e non avranno uno sguardo più complice e più intimo di quello degli altri per la verità, quando essa andrà a scuotere la sua chioma sfavillante di luce alla loro buia finestra.
(Brano tratto da I vasi comunicanti, 1932) André Breton
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