NUOVOMONDO Tomaso Pieragnolo
Forse il primo uomo e la prima donna
di colpo due colombe nella fitta
orditura, due strappi nella ripetizione
del castigo, scalzi appena eretti allo sbaraglio
della precaria luce immaginano
precipui un luogo futuro, bestiali
e spaventati ancora da improvvise
estinzioni e pazze circolazioni
di stormi, metalli e distanze;
così nudi addiacciano in strapiombi di gole
indurite e nel prodigo divenire
in frammento, mentre un bilico rapido
d’urgenze minaccia la disgregata
moltitudine e un perenne vento verde
colma franate frontiere e nascite
continuamente offerte. Caparbiamente
avanzano fra tutte le cose prescelti
con fortunale criterio, erranti giorno
dopo giorno e sopravvissuti al possente
stallo innescano l’impronta numerosa
che l’aperta asprezza muta, il corpo scricchiolante
contro l’ora e l’ereditato disordine,
bruciando ancora la netta cicatrice
che il giorno definisce in precipitosi
vertici. Ma gioioso è il creato nei suoi
molteplici fermenti, dilunga lingue mute
e selve commoventi. (Dal poema “nuovomondo”, Passigli Editori, maggio 2010) Nato a Padova nel 1965, Tomaso Pieragnolo da ormai vent’anni vive tra Italia e Costa Rica. Fra le sue precedenti pubblicazioni: Il silenzio del cuore (1985), La lunga notte (1987, Premio Giovani Città di Palermo), Lettere lungo la strada (2002, premiato al ‘Città di Marineo’), L’oceano e altri giorni (2005, finalista ai premi ‘Libero de Libero’, ‘Guido Gozzano’ e ‘Ultima Frontiera’ e vincitore del premio ‘Minturnae Giovani’). Una sua selezione di poesie scelte è stata tradotta e pubblicata dalla Editorial de la Universidad de Costa Rica e dalla Fundación Casa de Poesía (Poesía escogida, 2009). Prolifica anche la sua attività di traduttore di poesia ispano-americana (Eunice Odio, Questo è il bosco e altre poesie, 2009, Premio Speciale ‘Camaiore’; Laureano Albán, Gli infimi crepuscoli, 2010). In un cerchio temporale e interiore continuamente aperto e concluso che comprende in sé creazione e distruzione, stratificate pulsioni di un mondo quanto mai reale e al contempo illusorio, il viaggio di ogni singolo essere verso l’inconosciuto confluisce nel flusso eracliteo di un’umanità vitale, errante, sempre più spesso incerta e confusa da esponenziali stimoli e vacui valori. Questo intenso poema restituisce la visione di un luogo urgente e necessario, la consapevolezza che in questa epoca contraddittoria e cruciale solo l’Amore nel suo senso più ampio e terreno possa condurci verso un ‘nuovomondo’.
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