STANOTTE PORTEREMO ANCHE MIO PADRE Francesco Buco
con lui, saremo randagi e cani fedeli.
Svezzati e svettanti alla luna, sotto i portici andremo.
Per strada scarnendo, lui e noi, l’osso rimasuglio della gioventù.
Ma non berremo dal bicchiere di mio padre,
non faremo che lui – la barba sempre più nera, le rughe scolorendosi…
– racconti a noi, lui: il più giovane di tutti,
la nostra ansimante corsa vista da vecchi.
Nella notte di chi dorme, o cerca in stanze nude crudi sonni,
chiederò a mio padre quali trame seppellì: nei magazzini dell’ 80,
fra i cerchi delle sue viti, della sua vita.
Allora mio padre, non volendo all’uomo suo bambino che lo fissa,
non sapendo da dove e cosa dire, dirà che è veramente tardi,
che a casa lo attendono donne: sua moglie e sua figlia!
Poi pettinerà un sorriso, lisciandosi la barba,
di colpo tornata bianca. Francesco Buco: sono nato il 15/05/78, a Viterbo, dove vivo, lavoro... e gioco!
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