ALLA MENSA DELLA POVERA GENTE Morfeo
Come vedi io sono venuto, nonostante non sia stato invitato,
la rabbia che porto negli occhi è il sangue degli anni vissuti,
quanti pesi, di supporto è soltanto il mio orgoglio,
se vedete, non giudicate
se il giudizio deve esser condanna.
Io, lo so, santo non lo sono mai stato e non penso
che sia il mio futuro
E non voglio che passi in silenzio
la mia acqua che va sotto i ponti.
È una mensa assai numerosa, quanti siete, chi è
Il capo sala? E poi vedo che c’è poca luce e per
Porta avete un tenda.
Che aria sinistra si sente stasera, nel vento un odore
Di morte nascosta e l’agnello deve ancora venire.
Avete una faccia di cera, chi tradisce non è solo uno
Lo sapete e pure mentite, ho il timore che Giuda lo faccia
E voi siete ugualmente collusi, ve lo si legge persin sulla faccia.
Dentro i cuori avete serpenti, e la colomba si posa e poi muore
E se adesso voi non credete, dopo cena la prova voi avrete,
Voi l’agnello lo macellate, poco dopo voi tutti scappate.
È arrivato … la tenda ha spostato, egli ha il volto ed il cuore prostrato,
Non c’è luce sopra il sorriso, è tirato coi nervi un po’ tesi, non ha fame,
Ha lo stomaco chiuso, sa già tutto, qualcuno ha parlato del pasticcio
Da voi combinato, e poi basta guardarli un po’ in volto
Sembra che hanno in tasca un maltolto,
La colomba è silente, non parla e saluta, striscia i sandali sul pavimento,
Con la mano accarezza una brocca, e con l’altra sulla bocca la passa.
Si siede in un angolo a parte, in un posto che c’è poca luce e poi dopo
Facendo corona, fianco a fianco si mettono in fila, delle ciotole portan la pila
Servon pasti frugali, a quel tempo molto normali, come frutta, dei fichi dell’uva
Poi del pane, dell’acqua e del vino.
Le signore le ha fatte sedere, lì a fianco per poterle parlare e le cose che dovrà
Raccontare di sicuro è meglio ascoltare.
Questo pane che ora mi mangio di sicuro è pane tradito, e per fare il veleno
Gradito bevo il vino e non arrivo al mattino, sia ben chiaro non incolpo
Nessuno ed il bacio a me regalato lo considero solo un saluto.
Tutti quanti mi avete tradito, la colomba vi già perdonato.
Lo sapevo, lo avevo capito, che da solo quel marcio di Giuda
Non sarebbe riuscito a far niente, la paura degli altri è vincente
Se magari un po’ più di coraggio e la storia sarebbe stata diversa.
La paura di essere un uomo ha mietuto una vita innocente, con un gallo
30 soldi e un serpente, ma davvero non sapevano?
Qualche dubbio mi assale la mente.
Qui alla mensa c’è troppo silenzio. E Maddalena se l’avesse saputo?
E le donne del suo vicinato? Forse forse si sarebbe salvato.
E tu che gli hai mangiato vicino e lodavi e tu che ogni tanto gli
Gli versavi del vino, come servo gli spezzavi del pane?
Oppure tu che con lui spizzicavi dell’uva, a occhi bassi
Ti fingevi fedele, dispensavi il tuo fiele, bugiardo hai tradito.
La mensa per donare la colpa a uno solo.
La colomba non ha più preso il volo.
Quella sera la madre del figlio tesseva con il viso provato,
Il silenzio non sopportava, sulla strada Simon Pietro passava,
Chiacchierava e rideva con Giuda, si fermarono a bere dell’acqua
E ridendo guardan Maria e veloci proseguon la via.
Maddalena coi capelli sugli occhi piangeva,
Con le mani copriva il suo volto, lei amava
Quell’uomo, conosceva chi l’aveva tradito
E sapeva che non era da solo, una trama
Tessuta nell’ombra, la ragione? Denaro e potere.
La colomba è seduta, con lo sguardo fisso nel vuoto,
Forse un punto ora mai sta fissando, sulla strada un gatto
Randagio sente un cane che abbaia lontano, alla donna
Lui stringe la mano. E la notte avanza pian piano.
L’Escariota manca da un pezzo … tutti gli altri si guardano
In faccia, il momento si è fatto vicino.
Qui nessuno ha la faccia del santo, sono rudi e persino
Villani, pensan solo che venga domani per divedersi le
Vesti del morto.
E … Pietro, quale sasso porterai tu in Roma se non quello
Che porti nel cuore, non ti basta tutta la vita per avere
Mangiato il tuo gallo, per avere creato, d’un tratto, della
Storia il primo giallo, costruendo in modo vigliacco
Il tuo mito di custode dei cieli, ma non provi un po’
Di rimorso per averlo tradito per niente?
Mentre Giuda se pure deicida la ragione l’aveva
Nei soldi, che se pure un infame motivo fece leva
Per uccidere un divo.
Quando a mensa dividi il tuo pane ed inzuppi il pane
Nel vino, mangi erba ma di quella amara, ti siedi
A fianco a un amico, tu dividi i primi pensieri, fra ricordi
Di cose avvenute, e progetti un futuro presente e gioisci
Dei loro sorrisi, delle loro passioni e ti racconti gli amori
E tradisci la tavola intorno, tu sei degno del non ritorno.
Sento brividi nella sala del pasto, dentro l’aria ancora
S’invola, la colomba lorda di sangue, e si sente come
Onda sottile, quasi un fremito vile, quell’odore che sentono
Cani, quando qualche vigliacco ha paura di difendere il giusto,
Il buono, l’amore vestito di pelle dell’uomo e Lui non voleva essere
Santo. E poi quelli che sono rimasti per lavare le propria coscienza
Fanno finta di non potere far senza, eran dodici e tutti vigliacchi.
La paura l’han fatti far santi, Maddalena, che ha avuto coraggio,
L’han scansata però tutti quanti.
Sulla croce è finito il furfante, per la colpa di amare il pezzente.
Son passati ormai molti anni e la storia è sempre la stessa,
Alla mensa devono andarci i potenti, non c’è posto per le povere genti.
Fanno santi sempre i regnanti per illudere gli eterni
perdenti, e i vigliacchi ed i traditori alla fine son vincitori.
La vendetta non è stato il suo pane, nè sarà per le genti cristiane
Nè per me che ho mai creduto e son qui per capire se doveva
Finire ammazzato come un servo o un disgraziato.
E tu Pietro hai visto i prodigi o ne hai sentito parlare?
Ma perché per credere in Dio c’è bisogno che faccia
Prodigi, non vi basta che ha dato la vita?
Per salvare la vita dell’uomo ha spiegato che siam
Uguali, che ci vuole giustizia per tutti, che per salvare
L’umanità basta poco ed usiamo una sola parola
Soli … da ... ri ... età, è la mensa della povera gente
Che prega e non chiede compenso, altrimenti tutto ...
Tutto ciò non ha senso, è l’amore che va al primo posto.
È amore per l’umanità. Tratta dal sito Lo Sbavaglio : www.losbavaglio.org Antonio Catalano (Morfeo) è nato Cerignola il 31/ 7 / 52 ( FG ) Da genitori di origine contadina immigrati a Torino dal 52. Titolo di studio 3 Media Inferiore, operaio metalmeccanico dal 68 all’84. Dal 1984 al 2001 artigiano dal 2001 a oggi disoccupato.
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