HAIRQUAKE* Franca Di Muzio
Più che le informazioni, gli accordi, i contatti con scambio di email e cellulari, della XVII Fiera della Carota e della Patata Avezzanesi le restava un collage di immagini oscure avulse da quel semplice, schietto contesto agricolo: sguardi interessati, gesti frenati, silenzi forzati di quei due che in qualche rapido modo cifrato si comunicavano i dettagli di un imminente appuntamento. Dove si sarebbero incontrati? Probabilmente all'“Odi et Amo”, il nuovo, esclusivo hub di trasgressione dell'Aquilano, come recitano i manifesti che da settimane infestano la città?
Ma no, come al solito si sta immaginando tutto. E' che dopo tutti quei mesi di scosse quotidiane anche i suoi nervi hanno cominciato a cedere, minando alle fondamenta il suo rapporto, lasciandola in preda a mille domande, soprattutto alla Domanda che avrebbe dovuto fargli lei per prima, ma che lui aveva anticipato con tale tenerezza e naturalezza da lasciarla basita, bloccata tra rassicurazioni, condizionali e condizioni: Non devi preoccuparti... Potresti darmi fiducia... Devi smetterla di pensarci, sennò...
Basta. A continuare così, rimarrà sveglia tutta la notte. Tanto vale passarla in macchina, nel parcheggio dell'ipermercato: se dopo tante bottarelle fosse arrivata la botta grande, almeno l'avrebbe scampata. Ormai quasi tutto il paese dorme fuori, portandosi appresso borse e zainetti inzeppati di soldi, cambi di vestiario, acqua, panini, cioccolatini, telefonini, torce; ognuno stretto alla propria “coperta di Linus”. La sua? Una grande trousse viola contenente shampoo alle vitamine, balsamo al silicone, fiale rinforzanti all'aminexil, pettine di legno antistatico, spazzola agli ioni negativi. Oh, settanta centimetri di crine richiedono cure continue.
***
Non importa quante volte si sia guardata allo specchio sospirando, quante volte abbia sfogliato le riviste in cerca di spunti e ispirazioni, provando a immaginarsi con una testa diversa, in una vita diversa, ritagliando fotografie che poi si sente sempre un po' ridicola a portarsi dietro: arriva all'appuntamento agitata.
Ronzii intermittenti, profumi dolciastri, vapori acidi, sorrisi standard le danno il benvenuto, mentre un grumo d'ansia le palpita dentro. Spera che nessuno se ne accorga, non è mica normale stare così per un taglio! E' Tutto Nella Tua Testa, E' Dalla Testa Che Si Comincia: banale ma vero, a un cambiamento d'immagine corrisponde sempre una rivoluzione interiore. Quanti terremoti tricologici ha visto accadere nelle sue amiche, mica sempre ben riusciti ma si sa, Cambiare E' Sempre Positivo, e un bel giorno anche lei potrebbe guardarsi ed essere guardata con occhi nuovi, proclamare al mondo: “Guardatemi, sono sempre io ma non più io, lo vedete o no che sono diversa?”. Apocalisse e Rinascita, da che mondo è mondo andava così. Perché per lei no?
Invece vorrebbe che fosse già finita, ritrovarsi fuori, lontano da quel frivolo covo di frustrazioni e speranze, sgravata di quel peso lieve che tante le invidiano. Sapessero che scomodità, che noia, districarseli tutte le sante mattine con una pazienza che sentiva diminuire di giorno in giorno; ungerli d'olio, inondarli di balsamo prima e dopo ogni seduta in piscina, essere sempre l'ultima a uscire dagli spogliatoi anche dopo averli tamponati per mezz'ora con l'asciugamano prima di piazzarsi sotto un feroce phon automatico; ritrovarseli sotto il cuscino che tirano, negli occhi, in bocca, corda attorno al suo pugno, nastro scorrevole sulle dita di Andrea, soffice liscio mantello a coprire le curve nude del suo corpo, a nasconderle la faccia le lacrime.
In fondo sono comodi, i capelli lunghi.
Appena asciugati, gli piace percorrerli con lente carezze ritmiche: è il suo animaletto, la sua cucciola da tener buona.
“E se li tagliassi?” azzarda ogni tanto, tra una lisciata e l'altra.
“Che ti sei messa in testa? Casomai una spuntatina! Sono così belli...” replica lui, orripilato.
“Ormai si vedono solo loro”, vorrebbe rispondergli, “io non esisto più, scompaio; l'unica cosa che si nota di me sono 'sti capelli!”.
Ma sarebbero solo parole. Il fatto è che nonostante i fastidi, continua da anni a farsela crescere, cotanta crinita zavorra. Rapidi e robusti, mese dopo mese, i centimetri si avvicendano diventando indispensabili, legandolo ancora di più a lei. Forte di questa consapevolezza, riesce a sopportare le sedute dalla fidata Mirella, la raffica di battutine degli inservienti dai tagli cortissimi e asimmetrici che nel ritrovarsela davanti aumentano le dosi di shampoo e colore, srotolano spazzole sempre più voluminose in brushing chilometrici, mettono mano a confezioni giganti di hair conditioner. Un paio di mesi fa ha letto in una rivista di quelle 'femminili' che nei saloni delle grandi città a chi ha i capelli molto lunghi fanno pagare il doppio: pensa sia giusto, una novità che prima o poi arriverà anche in quell'angolo di provincia aquilana.
“Allora?”
Stavolta Fai Tu. Taglia. Parole pericolose, fantasie di una sé diversa e nuova si condensano in un tremito che a stento riesce a placare rivolgendo uno sguardo monnalisesco allo specchio. Mirella la fissa di rimando e capisce: conosce bene quella stasi del desiderio, quella mancanza di guizzo interiore. Riflessante, spuntatina, ristrutturante sulle lunghezze e piastra, come al solito. Nonostante le difficoltà non riuscirebbe ad andare da nessun'altra, a fare a meno dell'unica parrucchiera casa-e-bottega del paese, di quell'atmosfera mondana e familiare concentrata in uno splendido seminterrato ristrutturato. Mirella non è come le altre, di lei può fidarsi: non taglierà più del dovuto. Tutto bene, allora. Come no. Con un cenno le conferma il da farsi, mentre un cumulo di scoraggiamento le rovina addosso: perché non ci riesci, perché?, a darti una scossa, una botta come si deve?!? Tutto parte da Te, E' Tutto nella Tua Testa, Taglia, Taglia Tutto una buona volta! In fondo sono solo settanta stupidi centimetri, senza non sarebbe meno bella o meno amata. E' di questo che deve convincersi, e allora sì che verrà fuori la sua vera natura, scalata e corta. Farà outing, farà saltare quella molla esasperata che tiene a cuccia dentro di sé, farà terra bruciata dei condizionali e dei conditioner. Basta, questa è l'ultima volta, non può più farsi condizionare così dai gusti di Andrea.
Le chiacchiere leggere con un'altra cliente, mentre le forbici che le tagliano via un risicatissimo centimetro non fanno il minimo rumore:
“Ah, noi con questi tagli corti risparmiamo tempo, mica come lei; per lei prendersi cura dei capelli è un rito, una religione!”
Ah Mirella, se sapessi...! Ma lo sa, eccome; sente, con l'intuito tipico dei parrucchieri, che sta pensando alla sua vita che non riesce a sbrogliare, ai nodi che prima o poi verranno al pettine; al poter fare a meno, in un nuovo giorno radioso, di spazzole antistatiche - pettini di legno a denti larghi - balsami oil non oil - maschere alle proteine della seta - shampoo nutritivi - phon agli ioni negativi; ad asciugarseli come viene viene o, santa eresia!, non asciugarseli affatto: che miraggio, che sogno... potrebbe diventare una realtà, se soltanto si decidesse a eliminare quei settanta stupidi, inerti centimetri.
Tra colore, shampoo, ristrutturante, risciacquo, spuntatina, messa in piega e finishing s'è fatta notte; anche stavolta è l'ultima cliente. Esclamando un “Grazie!” a voce troppo alta, esce rigida come uno spillo, la capocchia lucidata che riluce nel buio. La sua traiettoria incrocia quella di tre uomini, uno la ignora, gli altri le lanciano un'occhiata distratta: stesse pur tranquilla, nessuno di loro cercherà di attaccare bottone, magari seguendola fino al portone. Una volta a casa pinza subito le ciocche in alto, fa le prove allo specchio provando a immaginare come si sarebbe sentita se da Mirella avesse deciso diversamente. Più bella? Più felice? Spaventata? Pentita? Morta e poi rinata.
Liscia, perfetta, oscura, la lunga chioma dilaga sul cuscino, avvolgendole il sonno come un sudario.
***
La mattina seguente, armata di fotocamera digitale, bloc notes e pass d'ordinanza, raggiunge Andrea all'ingresso della fiera, ripetendosi le indicazioni del caporedattore sulle news necessarie per l'aggiornamento del sito, anzi, della community italiana dell’ortofrutta, per gli operatori professionali e gli appassionati di frutta e verdura. News, prezzi, eventi, sondaggi, multimedia e collegamenti per condividere, comprendere ed anticipare le tendenze del settore ortofrutticolo, lungo la filiera fino alla grande distribuzione e al fruttivendolo. Una volta tanto può fare l'inviata nella sua provincia, perfino andare al lavoro insieme ad Andrea, che in virtù dei suoi contatti di interprete pentalingue freelance ha fissato a sua volta un paio di appuntamenti. Patate e carote avezzanesi, siate benedette!
La fiera folla non è così copiosa e gioiosa come si era prefigurata; evidentemente lo sciame sismico ha spaventato un bel po' di operatori e visitatori. Il cromatismo dei tendoni che compongono la tensostruttura (un allestimento nei colori vivaci dell'ortofrutta, inserirà questa frase in una delle sue news) contrasta con le carnagioni pallide e le occhiaie cineree tipiche di chi sopporta bruschi risvegli e fughe improvvise nell'algida piana avezzanese, gli assalti ansiogeni di troupe giornalistiche -- paiono aspettarsi la tragedia da un minuto all'altro, quegli sciacalli -- e la presenza di silenziosi omoni della Protezione Civile (anche loro, aspettano; ma non lo ammetteranno neanche sotto tortura). Nella corta fila degli ingressi riservati, si vede riflessa in un pannello a specchio: anche lei è più bianca in faccia del solito, però almeno ha resistito alla tentazione di una docciacapelli-lampo seguita da phonata bruciante -- la nuova e poco estetica abitudine d'emergenza delle femmine locali -- per passare da Mirella, e adesso può ammirarli, i suoi settanta piastrati centimetri, penzolarle tentacolari sulla schiena. Non che per questo si senta più carina; semplicemente, più in ordine. Lo avevano ben capito i passanti di ieri sera: quello che cercano e inseguono gli uomini è terremoto, caos, imprevedibilità, avventura, scompiglio, groviglio, nodi!
Andrea no, Andrea si compiace di tanta liscia compostezza; lui è diverso, legge conferme nel suo sguardo, nella sua mano che si attorciglia l'abituale ciocca alle dita.
Un ventenne glabro dal cranio perfetto, bucato dall'occhio azzurro cielo e illuminato da un sorriso a fossette, esamina i loro pass con movenze feline. Tanto aggraziate e sfacciate che si gira a guardarlo una seconda volta, incrociando un'occhiata maliziosa che però è inequivocabilmente rivolta ad Andrea. Lui non fa mica finta di niente:
“Uno così te lo faresti subito, eh?” la stuzzica, sviando il bersaglio e facendo appello a quella complicità cameratesca che li unisce fin da tempi dell'università.
“Che spirito di patate! Anche tu, a quanto vedo!”, ribatte lei con femmina acidità, sprofondando nello sconforto. Hai voglia ad andare da Mirella, a comprarti vestitini-carini e biancheria intima nuova, a scrivere articoli gustosi e impeccabili! Tutti cambiamenti di facciata, eterni condizionali: potresti essere più bella, più sexy, più brava; potresti forse competere con un'altra donna; ma con un uomo... con un gay! Che ai centimetri e alle lunghezze fa caso eccome – non a quelle tricologiche, però.
Avrebbe dovuto mollarlo anni prima, subito, senza bottarelle di avvisaglia. Una botta, un bel terremoto secco ci sarebbe voluto, non appena Andrea glielo aveva confessato, stupito dal fatto che lei, proprio lei, dopo tanti anni assieme non avesse ancora capito. Che la sua spiccata sensibilità artistica, musicale, letteraria, estetica; le sue lunghe, instancabili prove nei camerini ogni volta che facevano shopping; le sue scenate e i suoi puntigli isterici nascondessero (solo a lei, razza di cieca!) una doppia natura.
“Bisessuale, ma fedele ”, si era definito, implorandola di non lasciarlo, non per quel motivo almeno. In fondo L'anima non ha sesso - E' l'amore che conta: frasi ultraromantiche, se non fosse che adesso, a riascoltarle da quella sua bocca tanto carnosa quanto ritrosa, le risuonano in tutta la piatta banalità del luogo comune. E' ormai da mesi che il suo istinto oscilla impazzito insieme ai sismografi, ma non può certo lasciarlo per questo... dettaglio, in fondo è solo un piccolo stupido dettaglio che il suo vissuto piccoloborghesecattolico si diverte a farle pesare; lui ama Lei vuole stare con Lei, anzi a pensarci bene resiste al doppio delle tentazioni per Lei, dovrebbe sentirsi lusingata! Che cosa avesse mai di speciale Lei, per farsi preferire alle altre e agli altri, aveva preferito non chiederglielo. Aveva finito per convincersi che fossero proprio i suoi lunghi capelli; persa tra estenuanti carezze, baci superficiali, tentativi reiterati di usare anche “l'altro ingresso”, come lo chiama Andrea, li lasciava intrecciarsi alle sue dita e solleticargli la pancia, soffocandola.
Le pareva bastasse. Poi arriva un ragazzo molto glabro ad accendergli negli occhi una luce, un tremito che non gli ha mai visto. Non quando guarda lei.
Avrebbe voluto una litigata da mercato, con urli da vaiassa e capelli al vento, invece aveva incamerato tutto sotto una coltre di vivace professionalità, rimandando il suo malessere a data da destinarsi. Ci sono i rispettivi impegni di lavoro da onorare, nel suo caso i pezzi da mandare in redazione: tre, corredati di foto degli intervistati agli stand (uomini rustici e pratici, altro che bisex), titolo max 60 battute, sottotitolo max 75 battute, testo max 1200 battute, inserisci le fonti sotto forma di link, rileggi il tutto dopo almeno un'oretta eliminando aggettivi e avverbi di troppo, salva le versioni definitive in RTF, inviale per mail, fai telefonata di controllo. Scrivere di una nuova varietà di patate, delle quotazioni dell'orzo e del grano in rialzo, di cultivar da riscoprire e valorizzare, la farà sprofondare in un limbo felicemente caotico in cui ogni frase, ogni idea magicamente emergerà componendosi con le altre in una sequenza sensata e armoniosa. Non sentirà né fame né sete, felicemente dimentica di tutto e tutti, inclusa se stessa.
Una vibrazione bella forte l'avverte a sera inoltrata. Ha appena finito l'editing del secondo pezzo e sta per rileggere l'ultimo. Il cuore accelera i battiti, salva file. Si stacca dal monitor e guarda fuori (grazie a Dio in casa non ha lampadari né soprammobili, può risparmiarsi il vederli oscillare): nessuno è uscito in strada, la solita bottarella quotidiana, come ripete da mesi la tv; tutto procede nei soliti binari, inutile chiedersi se è normale, ormai la loro normalità è quella, lo sciame e la quiete, la patata e la carota, la rava e la fava, scappare o restare, tagliare o continuare.
Salva file, allega file, Invio. Finita l'ubriacatura agricola le pesano la testa, i capelli. Non vuole sdraiarsi sul letto e restarci sveglia, imprigionata in una bolla nevrotica di pensieri molesti sul tipo della fiera, né telefonare ad Andrea assillandolo con impossibili richieste di quiete e stabilità. Tanto vale chiudere a chiave la porta di casa e chiudersi nella sua Seicento. Una scossa le ci vuole, una scossa, deve far succedere qualcosa. Una botta di vita: se per esempio stamattina in fiera avesse accettato l'invito a cena di uno di quei ricchi agricoltori, forse avrebbe svoltato, iniziando una vita di fattrice e nutrice, solida e pratica, all'insegna di fatica fisica, semine, attese e raccolti; una vita senza condizionali, senza forse, se e ma. Avrebbe tagliato rami secchi e capelli lunghi, messo radici una buona volta, diventando tutt'uno con la terra, quella terra che da un paio d'anni dava indirettamente da mangiare anche a lei: c'era arrivata per caso, ma scrivere di tematiche agroalimentari le era subito parsa la cosa più naturale e piacevole del mondo. Non avrebbe voluto fare altro, era quello che sapeva e voleva fare.
Luci stroboscopiche colorate punteggiano l'oscurità, un ripetitivo tema musicale pulsa in crescendo... somiglia a “Relax” dei Frankie goes to Hollywood il brano che la fa agitare all'unisono con la folla anonima dell'“Odi et Amo”. Sta cercando di individuare Andrea e il tipo della fiera tra le sagome di sconosciuti in movimento, in realtà fa solo finta di ballare, oscilla quel tanto che basta per spostarsi da corpo a corpo Oh No, invece è la sua Seicento che trema come una lavatrice impazzita! E questo rombo orrendo da dove viene??? Si sveglia definitivamente oddio è un incubo non può essere voglio scendere voglio uscire BASTA BASTA BASTA BASTA ti prego fermati, fermati, AIUTO AIUTO, gridando con una voce rauca e sconosciuta toglie la sicura alla portiera e si fionda fuori, il cuore a mille, il panico rispecchiato e moltiplicato negli occhi dei vicini, le portiere delle auto spalancate come bocche urlanti, il riverbero dei neon del parcheggio sulle facce livide, i pali della luce sono languide ballerine tropicali, l'asfalto sussulta come la giostra del tagadà, diomio BASTA, FERMATI!
“Stavolta era lei. La botta grande”, mormora qualcuno. Se loro all'aperto l'hanno sentita così, alle case del paese cos'era successo?
Era l'apocalisse, annunciata da mesi. Erano le mani tra i capelli, le mani sulla città. Era la rinascita obbligata e sradicata, in un luogo marittimo e tranquillo. Un'estate da spiaggia, una triste vacanza offerta dal sorridente Stato-toupet negli hotel della costa adriatica, dove la sua chioma di settanta folti centimetri l'avrebbe protetta dagli sguardi pietosi e morbosi della gente.
***
Non aveva fatto in tempo a dirle: Stavolta Fai Tu. Taglia. Mirella sotto le macerie del suo splendido, illegale seminterrato ristrutturato c'era crepata.
Pensa a lei e alla faccia che avrebbe fatto quando un pomeriggio entra in un vistosissimo franchising del centro. Si qualifica come terremotata, ottenendo immediatamente taglio, colore e piega gratis. “Vuole tagliarli? E' sicura? Di quanto? Mi pare un'ottima idea, le alleggeriranno il viso!”, sorride entusiasta una ventenne ingrembiulata, armata di scintillanti forbici. Nel modo meno protetto del mondo li sta mandando finalmente affanculo, i suoi settanta centimetri così belli femminili carezzevoli stupidi, una doppia punta nemmeno a pagarla oro, sogno costoso dei fabbricanti di parrucche, miraggio degli allievi acconciatori, invidia dei devastati da chemio e alopecia. A volto scoperto, farà outing. Guardatemi, sono io, sempre io ma non più io: la sepolta viva, sempre precisa simmetrica nemica degli intrecci diventa scompigliata, scalata, accorcia le distanze tra sé e il mondo! Da cappa a nuvola, a raggiera, i capelli le levitano intorno, lanciando segnali attenzionali elettrici che chi le passa accanto non potrà ignorare.
E Andrea? Per quello che glie ne importa adesso, può pure dargli una bottarella al suo celestiale rivale-crapa pelata. Grazie ai suoi contatti giornalistici era riuscita a saperne il nome (Bruno), gli studi (mancoaddirlo, Agraria), e che sì, anche lui era sopravvissuto al sisma e sfollato. Proteste di innocenza, promesse di fedeltà, complimenti tricologici: zac, zac, zac, li vede crollare tutt'intorno come macerie, rimossi via via da una sollecita sciampista, mentre lei e la giovane, anonima parrucchiera nei cui occhi cortesi brilla Mirella si scambiano allo specchio quel peculiare sguardo d'intesa, quel tremito di reciproca soddisfazione, mutua comprensione, frivola assassina felicità che nessun uomo, etero omo o bisex che sia, potrà mai placare.
Il terremoto che ha colpito l'Aquila, molti comuni della sua provincia e di altre limitrofe lo scorso 6 aprile 2009 ha lasciato segni visibili e non in tutti noi abruzzesi. Al “tragico evento” sono seguite molte iniziative di solidarietà e/o divulgazione, anche in campo editoriale: saggi-denuncia, raccolte di testimonianze e racconti, resoconti ed articoli giornalistici. Con il mio Hairquake ho voluto narrare un terremoto tutto personale e privato, collaterale a quello pubblico e massmediatico, stabilendo un parallelismo tra cambiamenti esteriori ed interiori, facendo riferimento in particolare a uno dei più visibili ed eclatanti per una donna: il taglio dei capelli. Il blocco psico-tricologico della protagonista, schiava della sua lunghissima chioma e di una relazione insoddisfacente, crolla in occasione di due eventi pressoché concomitanti: la conferma della bisessualità del suo ragazzo e la scossa sismica che sarà fatale a molti suoi paesani -- tra questi, la sua fidata parrucchiera.
*Neologismo derivante dalla fusione dei sostantivi inglesi HAIR (capelli) e QUAKE (tremito, moto). Assonante con la parola EARTHQUAKE (terremoto), vuole evocare un terremoto tanto tricologico quanto esistenziale.
Franca Di Muzio è abruzzese, vive e scrive a Pescara. I suoi racconti pubblicati hanno tutti un titolo inglese: Disabled Goggles (“Sagarana” n°32, luglio 2008), Defensor, nell'antologia “Fiocco Rosa” (Fernandel, gennaio 2009) e Happy Feet, nella raccolta “L'Invidia” (PerroneLAB, settembre 2009). Il suo blog, invece, ha un naming italiano: loscopriremosoloscrivendo.wordpress.com.
|