SPARTACO E MALATESTA Brano del romanzo Santo maledetto Paolo Buchignani (…) Quella sera il padre aveva colto la moglie in flagrante adulterio: prostrata a terra, sorrideva, lo sguardo perso in quello di Gesù, il suo divino amante. E non s’era mossa all’irruzione di lui nella stanza e nemmeno all’urlo potente di dolore e di minaccia: – Tu mi tradisci!
Allora, dalla finestra, erano volati l’altarino con le candele accese, la ghirlanda di rose, un rosario, le statuette dei santi; anche quella del sant’Antonio d’argento coi piedi allumacati dai baci di cui lei li ricopriva ogni sera prima di addormentarsi. Di fronte alla furia sacrilega del marito, la signora Francesca s’era riscossa e aveva cominciato a gridare e a strapparsi i capelli: – No, no, sant’Antonio no: lasciatemi almeno quello!
Ma il conte glielo aveva strappato di mano e gettato con l’altra mercanzia. Pensai che il sant’Antonio bisognava recuperarlo, a tutti i costi. Mi precipitai sulle scale e in un baleno raggiunsi la strada, proprio nel momento in cui Spartaco stava raccogliendo la statuetta d’argento per venderla a qualche ricettatore del Testaccio. Ci accapigliammo. Io, incurante dell’occhio pesto e del labbro tumefatto, mi battei come un leone contro il ragazzo più grande di qualche anno e avvezzo a menar le mani. Ne buscai, ma riuscii a riprendermi il sant’Antonio da Padova e a conquistarmi la sua stima.
Dalla zuffa nacque l’amicizia tra il rampollo del Console di Turchia e il più arrischiato fra i teppisti del quartiere. Fu lui, Spartaco, a condurmi al circolo anarchico di Trastevere: un buco sottoterra dove un piccolo vecchio barbuto predicava la rivoluzione. Si chiamava Errico Malatesta ed era il capo degli anarchici romani. La sua voce ancora mi risuona negli orecchi; l’ombra gesticolante della sua figura, ingigantita dal chiarore della candela, ancora mi si para dinanzi. Attorno a lui, giovanotti con lunghe barbe e grandi cappelli, operai scamiciati che masticano tabacco, e la teppa dei bassifondi. Cospiratori con gli occhi accesi e i fiati grossi. In quel periodo, Spartaco voleva ammazzare il re: una bomba a mano contro la carrozza, un gran botto, la città sottosopra: il segnale della sommossa. La rabbia dei poveri sale dai rioni, si gonfia, esplode violenta. E lui è là in mezzo, eroe pronto al sacrificio, come Gaetano Bresci, come il suo omonimo dell’antica Roma, il gladiatore che guida gli schiavi alla rivolta, che sfida le legioni di Pompeo e Crasso. Spartaco freme, smania in attesa dell’ordine del capo. Malatesta lo ascolta muto e scuote la testa. Poi lo prende a schiaffi e lo caccia via. Ma il mio amico, ostinato, voleva ammazzare il re:
– I re vanno ammazzati tutti dal primo all’ultimo, e poi toccherà ai borghesi, ai grassi borghesi che succhiano il sangue al popolo. E non dimenticheremo i nobili: conti, contesse, marchesi e duchi, razza di parassiti.
– Anche me ucciderai? – gli chiedevo.
– Tu sei conte: ti risparmierò soltanto se diventerai anarchico e rinnegherai tuo padre, leccapiedi del re. Io volevo diventare anarchico, anzi ero convinto di esserlo, ma quanto a rinnegare mio padre… Anzi, alla fine il sangue avrebbe preso il sopravvento sulla rivoluzione, e mio padre, il conte reazionario e nemico del popolo, avrei tentato di salvarlo chiudendomi in monastero. Brano del romanzo Il santo maledetto, Meridiano Zero, Bologna, 2014. Paolo Buchignani, storico e scrittore, è uno studioso del '900 italiano, con particolare riferimento al periodo compreso tra le due guerre. Collaboratore di "Nuova Storia Contemporanea", ha pubblicato numerosi saggi sulle avanguardie e sul fascismo. Tra i suoi libri: Marcello Gallian. La battaglia antiborghese di un fascista anarchico , Bonacci, 1984; Un fascismo impossibile. L'eresia di Berto Ricci nella cultura del ventennio , Il Mulino, 1994 (Premio Luigi Russo, '94); Fascisti rossi, Mondadori, 1998 (poi in Oscar Mondadori, 2007); La rivoluzione in camicia nera. Dalle origini al 25 luglio 1943, Mondadori, 2006 (poi in Oscar Mondadori 2007). Come narratore, segnalato da Romano Bilenchi e Geno Pampaloni, Buchignani ha esordito col libro di racconti L'orma d'Orlando (1992), a cui è seguito il romanzo Santa Maria dei Colli (1996).
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